da "AURORA" n° 28 (Agosto - Settembre 1995)

OLTRECONFINE

Chi ricatta la Romania

Claudio Mutti

Nei primi giorni di agosto, sulle prime pagine dei quotidiani romeni sono rimbalzate le dichiarazioni che l'ex-vice primo ministro Gelu Voican (attualmente ambasciatore a Tunisi) avrebbe rilasciate a "l'Espresso" circa il processo sommario cui fu sottoposta la coppia dei Ceausescu. Secondo le dichiarazioni riportate dal settimanale italiano (28 luglio '95) e riprese dalla stampa romena, prima della fucilazione la coppia presidenziale fu sottoposta a maltrattamenti e torture. Immediata la replica di Gelu Voican (che fu l'organizzatore del processo sommario): «Non ho mai accordato nessuna intervista a "l'Espresso". È un falso dal principio alla fine, costruito tra l'altro in un modo che infastidisce per il suo dilettantismo. Mi ero abituato agli abusi della stampa, ma questo atto di pirateria giornalistica, al di là dei pregiudizi che arreca alla mia persona, getta un'ombra su un evento che appartiene alla storia della Romania». Voican concludeva riservandosi di querelare i «giornalisti mitomani» de "l'Espresso" ed invitandoli ad occuparsi della «fiera della politica italiana».
Secondo un'opinione diffusa in Romania, lo scandalo Espresso-Voican rientra in una campagna di stampa internazionale che mira a denigrare le personalità politiche romene. Intervistato dal "Tempo" di Roma, lo stesso presidente Ion Iliescu ha accusato questa campagna di stampa, con alcune dure dichiarazioni che sono rimaste inedite e che riproduciamo in seguito.
«Finché il dialogo è possibile e si mantiene ad un livello civile, io gli db il benvenuto, perché considero che nulla può sostituirne la funzione in un'autentica democrazia. Ma da qui alla calunnia, alle pesanti accuse totalmente infondate e basate su fatti deformati, fraintesi o inventati, da qui agli insulti e alla diffamazione, la distanza è lunga. Eppure certi pseudo-giornalisti la hanno percorsa tutta senza batter ciglio, abusando della totale libertà d'espressione assicurata in Romania ai mezzi di comunicazione e approfittando delle lacune della legislazione, la quale non copre in modo soddisfacente un'area speciale delle relazioni sociali: tra il diritto all'informazione e la libertà d'espressione da una parte e, dall'altra, il diritto alla protezione dell'immagine della persona e la responsabilità di quanto si pubblica. Purtroppo l'immagine della Romania all'estero è stata iniquamente infangata, anche da alcuni tra coloro che si sono assunti responsabilità politiche in questo Paese, senza però essere in grado di elevarsi all'altezza morale della loro missione. Tuttavia, ho fiducia che l'immagine del Paese migliorerà sensibilmente, a mano a mano che i risultati della riforma economica e della stabilità democratica matureranno e diventeranno sempre più visibili. Comunque, tutti coloro che hanno ancora dei dubbi io li invito in Romania, affinché valutino in buona fede l'ampiezza dei cambiamenti e la nostra decisione di continuarli».
La campagna di stampa che preoccupa Iliescu si è scatenata, a quanto si dice a Bucarest, dopo che dalla Knesset israeliana si è levata una protesta ufficiale contro la decisione (attribuita allo stesso Iliescu) di bloccare una legge che avrebbe trasferito il sessanta per cento delle proprietà immobiliari della Romania nelle mani delle famiglie ebraiche un tempo residenti nel Paese danubiano. Si tenga presente che in Palestina gli ebrei provenienti dalla Romania sono diverse centinaia di migliaia e da tempo hanno messo a punto una strategia di «riconquista» del Paese da loro abbandonato negli ultimi cinquant'anni.
È in questo contesto che deve essere inquadrata anche la recente iniziativa di alcuni membri repubblicani del Congresso USA, i quali hanno indirizzato al capo dello stato romeno, nell'imminenza della sua visita ufficiale a Washington, una lettera aperta che viene ampiamente pubblicizzata dalle emissioni radiofoniche di "Europa Libera", ascoltata in tutto l'Est europeo. La lettera affronta innanzitutto il tema della riabilitazione del Maresciallo Ion Antonescu, alla quale aveva dato prudentemente il via lo stesso Ceausescu a metà degli anni Settanta, con la pubblicazione del romanzo storico "Delirul" di Marin Preda. Allarmati dal fatto che nell'odierna Romania vengano intitolate strade ed innalzati monumenti a uno dei più leali alleati del Terzo Reich, i parlamentari statunitensi hanno intimato a Iliescu di dichiarare ufficialmente «criminale di guerra» il Maresciallo Antonescu. Inoltre gli autori della lettera sollecitano l'esemplare punizione dei «profanatori» del cimitero ebraico di Bucarest: i bambini di una scuola elementare che si erano arrampicati sugli alberi del cimitero e avevano giocato a rimpiattino tra le sante tombe...
La lettera termina affermando che la politica americana nei confronti di Bucarest, compresa la concessione della clausola di «nazione più favorita», dipenderà dal progresso che la Romania saprà realizzare sulla strada delle riforme democratiche e dell'economia di mercato.

Claudio Mutti

 

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