da "AURORA" n° 29 (Ottobre 1995)

RECENSIONI

 

Guardia di Ferro

Al passo con l'Arcangelo. Ritmi legionari

Ed. all'insegna del Veltro, Parma '82      pp. 144      £. 20.000

 

Cantus-incantus, quello stretto rapporto che le culture tradizionali stabiliscono tra il canto e l'evocazione di potenze spirituali ricompare in alcuni fenomeni storici recenti, fenomeni che uno studio di carattere puramente storiografico non riuscirebbe ad esaurire nel loro significato più genuino. È noto che l'azione del movimento legionario operante nella Romania tra le due guerre ebbe sotto diversi aspetti un carattere liturgico, tale da farci stupire del fatto che sia stato passato sotto silenzio in un'opera quale la "Nazionalizzazione delle masse" di George Mosse, che pure riguarda la liturgia dei movimenti politici di massa. Ebbene, nella liturgia di quel movimento popolare che fu la cosiddetta Guardia di Ferro, il canto ebbe un particolare rilievo, sicché questa raccolta di "ritmi legionari" costituisce un documento eloquentissimo per la conoscenza del movimento legionario romeno. 
Il libro in questione, infatti, è essenzialmente un «canzoniere» (vi figurano le traduzioni poetiche dei canti legionari, spartiti musicali, poesie - il tutto debitamente introdotto e commentato). Ma non è solo questo: il volume si apre con due saggi di considerevole interesse, che sono due testimonianze storiche di prima mano.
Il primo saggio, dovuto al celebre compositore Ion Mânzatu, autore delle più popolari canzoni legionarie, rievoca le circostanze in cui prese forma il patrimonio musicale del movimento e sottolinea la funzione del canto quale veicolo di spiritualità, di entusiasmo, di fede, di sentimenti profondi.
Il secondo, è lo scritto di un noto poeta, militante della Guardia e paroliere degli inni legionari più belli, Radu Gyr, e racconta come nei momenti della lotta e della repressione, la liturgia del canto rivelasse la propria forza trascinante e manifestasse una incomparabile efficacia nel contrastare la corrosione della sostanza umana e nell'infondere la speranza della vittoria.

 


 

Werner Sombart

Lusso e capitalismo

Ed. all'insegna del Veltro, Parma 1982   pp. 210   £. 22.000

 

Già alla fine del sec. XVIII l'importanza del lusso nel quadro del sistema sociale ed economico che si era fino allora sviluppato, per affermarsi poi definitivamente con la Rivoluzione Francese, non poteva sfuggire alla curiosità e all'interesse di autori quali Mandeville, Montesquieu, Rousseau, Helvétius, D'Holbach, Diderot, Condillac, per citarne solo alcuni. Il dibattito su questo argomento vide da un lato i predicatori e i moralisti avversari del lusso, fautori di una vita improntata allo spirito di rinuncia, dall'altro libertini come Saint-Evremond e Bayle, alfieri di quel processo di laicizzazione e mondanizzazione della morale che fu tipico dell'epoca dei Lumi.
A distanza di un secolo, lo studio di Werner Sombart (Luxus und Kapitalismus, Munchen-Leipzig '13) trae le conclusioni della discussione avviata nel Settecento: animato da intenti di obiettività scientifica, Sombart mette a nudo lo stretto rapporto che intercorre tra lusso e capitalismo, rapporto non unico né esclusivo, poiché il lusso ha agito di concerto con una serie di «condizioni sociali» (Stato, tecnica, migrazioni, invidia sociale, ecc.) e di «forze morali» (dottrine religiose e filosofiche).
Il vasto affresco storico-sociale che fa da sfondo al fenomeno indagato da questo studio di Sombart ricostruisce ambienti quali le corti principesche e le grandi città europee dell'età moderna. I protagonisti degli eventi cui si rapporta il mutamento in questione sono i nuovi ricchi della società post-medievale, i papi del Rinascimento, i principi dei secoli XV, XVI, XVII e XVIII, le cortigiane. È infatti la cortigiana, più che la moglie, a promuovere il fenomeno del lusso; un fenomeno che è anche di esibizionismo, perché per il ricco borghese ed il nobile imborghesito, l'amante diventa quello che oggi si chiama uno status symbol. La genesi del capitalismo moderno viene così a trovarsi strettamente connessa coi cambiamenti intervenuti nelle relazioni tra uomo e donna: lo sfoggio del lusso riceve un impulso decisivo dalla concezione mondana dell'amore e dall'edonismo, prodotti dell'umanesimo rinascimentale. Dal risalto che Sombart attribuisce a tali elementi extra- economici, nel contesto di un processo storico che vede instaurarsi in Europa un sistema politico-sociale caratterizzato dalla preminenza dell'economico sul politico, si può facilmente vedere come ci si trovi dinanzi a un metodo d'indagine diametralmente opposto a quello della sociologia borghese; un metodo che ancora attende di esser ripreso ed applicato alla storia dei fatti economici.

 


 

Pierre Ponsoye

L'Islam e il Graal

Ed. all'insegna del Veltro, Parma, '80   pp. 140   £. 22.000

 

Da quando i «golfi mistici» dei teatri europei fecero risuonare per la prima volta le note del "Parsifal", filologi ed esoteristi si sono impegnati in una «cerca del Graal» che spesso ha avuto ben poco a che vedere con quella di cui narrano le pagine di Chrètien de Troyes e di Wolfram von Eschenbach.
È proprio quest'ultimo autore, nonché la versione della leggenda del Graal da lui fornita, a costituire il punto di partenza dello studio di Pierre Ponsoye, che procede sulla linea relativa all'origine arabo-persiana del simbolismo graalico, alla luce di una serie di dati tradizionali che da un lato riconducono alla Spagna musulmana e dall'altro all'Iran.
Attraverso la grande cultura dell'Islam persiano, Ponsoye recupera anche la tradizione ario-iranica e indo-aria, raccogliendo e sviluppando indicazioni che provengono da Julius Evola e da Renè Guénon, al quale ultimo è appunto dedicato il saggio in questione.
Laddove si prescinda da questi due autori (e da pochi altri che però non si sono occupati in extenso di questo tema), la letteratura relativa al «mistero del Graal» manca pressoché totalmente di un approfondimento degli elementi tradizionalmente correlati a tale «mistero», non li riconduce ad una sintesi organica e soprattutto non sottopone questa necessaria opera di integrazione ad una prospettiva rigorosamente metafisica.
Ora, tutto ciò è invece presente nel libro di Ponsoye, che è per ciò uno degli studi più importanti che siano stati eseguiti sull'argomento 

 


 

Antonio Messeri

Enzo Re

Ed. all'insegna del Veltro, Parma '81   pp. 78   £. 10.000

 

Le celebrazioni che hanno avuto luogo tra il '94 ed il '95 per l'ottavo centenario della nascita di Federico II di Svevia hanno confermato che, quando le figure dei padri sono troppo grandi, quelle dei figli rischiano di sbiadire. Tra i molti e sventurati figli di quello che Dante definisce come «ultimo imperatore de li Romani», infatti, solo due o tre sono ancora presenti alla nostra memoria, e ciò grazie alla poesia.
Soprattutto Manfredi, perché il suo ricordo è garantito dai celeberrimi versi del "Purgatorio" dantesco; ma anche Corradino, la cui tragica fine sul patibolo di Napoli ispirò, tra l'altro, la musa dell'Aleardi; infine Re Enzo, al cui nome il Pascoli intitolò una incompiuta serie di "Canzoni".
Questa monografia di Antonio Messeri è essenzialmente una biografia di Re Enzo.
Nominato legato generale dell'Impero per tutto il Regno d'Italia, Enzo fu dal 1239 al 1249 il braccio destro del grande Svevo.
Per dieci anni, impegnandosi in una lotta senza tregua, contrastò le schiere guelfe dell'Emilia, della Toscana e delle Marche, dovunque fosse minacciata l'autorità imperiale.
Nel 1249, però, la catastrofe: a Fossalta, Enzo cadde prigioniero dei Bolognesi, i quali lo tennero in ostaggio rinchiudendolo in quella prigione dorata che è il palazzo detto ancor oggi di Re Enzo.
Oltre che una biografia, il libro del Messeri è anche uno spaccato di vita duecentesca, mentre le frequenti citazioni dei brani poetici composti dal principe prigioniero contribuiscono a restituirci il quadro della cultura letteraria che andava formandosi in quegli anni. Sono varie dunque le ragioni per cui la pubblicazione di questo saggio va considerata come utile ed opportuna, fino a che non si avranno più approfonditi ed ampi lavori sull'argomento

 

 

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