da "AURORA" n° 32 (Febbraio 1996)

LE IDEE

La complessità e la tirannia del «riduzionismo»

Giorgio Vitali

Vorrei entrare nel vivo della questione con alcuni brevi cenni sull'argomento per sottolinearne gli evidenti aspetti politici.
Se un passo avanti è stato fatto nella evoluzione del pensiero, questo passo è avvenuto attraverso l'acquisizione del concetto di complessità. Come si è giunti a formulare questo concetto è di facile deduzione. In primis, lo sviluppo delle conoscenze di tipo sperimentale e conseguentemente la necessità di sistemizzarle; ma anche l'effetto sorpresa rappresentato, per molti ricercatori, dalla massa di informazioni che giungevano di pari passo con la messa a punto di nuove strumentazioni. Conseguentemente la scoperta degli strumenti per catalogare ed accumulare la massa di conoscenze prodotte: i computers.
Il computer e la cibernetica, che hanno tentato di copiare i meccanismi del cervello, per acquisire la funzione fondamentale di memorizzazione, unico presupposto della conoscenza, hanno ceduto al moderno pensiero scientifico il concetto di retroazione, ovvero di feed back, cioè di autocontrollo attraverso una regolamentazione a posteriori, che serve a modulare gli eventi causati da uno stimolo eccessivo.
Di qui la grande rivoluzione in corso in campo medico, dove, grazie al pensiero olistico, sono tornate prepotentemente alla ribalta le premesse metodologiche della medicina italica e ippocratica, portate in auge negli Anni Trenta dalla «medicina costituzionalistica» di Viola e di Pende, che ai nostri giorni hanno preso una terminologia di tipo post-settorialistico quale «neuropsicoendocrino-immunologica».
Per farla breve, è oggi un dato acquisito dalla gran parte della popolazione del mondo occidentale, Italia compresa, che una malattia è uno squilibrio che riguarda tutte le componenti dell'essere vivente unitario: spirito, psiche e corpo.
Il grande concomitante sviluppo delle conoscenze in campo psicologico, e la prassi diffusa della psicoanalisi e della ipnosi, han dimostrato anche ai più testardi che esiste una dimensione oltre la pura fisicità. Infine, la Fisica moderna è giunta a dar man forte a quella visione del mondo non razionalista, non positivista e non materialista del mondo.
Con la relatività, con il principio di indeterminazione di Heisenberg, che definisce l'interazione tra chi osserva e l'oggetto osservato, stabilendo inequivocabilmente la centralità dell'Uomo che conosce nel processo del conoscere e quindi la presenza di elementi volontaristici, emotivi ed etici in ogni processo conoscitivo, e stata superata definitivamente quella concezione materialistica che vedeva l'uomo come passivo registratore di una Natura fossilizzata nelle sue «Leggi Eterne».
A conferma del definitivo superamento dello «scientismo», abbiamo lo sviluppo della epistemologia popperiana, universalmente accettata, per la quale la prerogativa precipua della scienza è che qualsiasi acquisizione che derivi dalla interpretazione di dati sperimentali può essere «falsificata» da interpretazioni scaturenti da ricerche più approfondite. Se ciò non fosse, beninteso, non avremmo il cosiddetto «progresso scientifico» né la sete di conoscenza che spinge tanti ricercatori ad addentrarsi in tutti i settori dello scibile. Se al fondo della loro coscienza non esistesse questa fondamentale certezza, non avremmo neppure la ricerca.
«Nessuna conoscenza elaborata attraverso il metodo sperimentale è certa». Ne consegue che l'atto del conoscere attiene sicuramente più alla sfera del metafisico che della fisicità.

* * *

La complessità, dunque, ci dice che l'uomo è situato al centro di un'infinità di elementi che interagiscono fra loro, che hanno un passato, un presente ed un futuro, che interagiscono poi complessivamente e singolarmente con l'uomo osservante e giudicante.
Ora noi possiamo iniziare a prendere in considerazione la complessità del reale perché abbiamo messo a punto sistemi di memorizzazione delle informazioni (computer) che ci possono richiamare dalla loro «memoria nascosta» una massa enorme di nozioni acquisite e depositatevi precedentemente, con velocità sempre maggiori, che ci permettono di visualizzare contemporaneamente, e senza affaticare più di tanto il nostro cervello (che pertanto può operare creativamente), quanto pochi anni orsono era assolutamente o fisicamente non praticabile (si pensi solo all'atto fisico del trasportare e sfogliare migliaia di volumi).
È evidente, pertanto, che fino a pochi anni fa un certo processo di semplificazione era anche giustificato dall'impossibilità concreta di approcciare gli elementi della conoscenza in maniera esauriente. Ne erano nati il positivismo, il materialismo, il riduttivismo scientista, secondo cui la scienza è l'unica verità. Oggi quel mondo è crollato.
Per portare il discorso fin qui fatto, all'aspetto politico su cui intendo soffermarmi, una prima traslazione è la nuova metodologia storica, che ci proviene prevalentemente dalla Francia.
La Storia non è più un susseguirsi di eventi, ma una descrizione minuta delle mentalità e della loro evoluzione.
A tal fine è molto importante conoscere la evoluzione delle credenze in materia medica, che testimoniano la complessità dei valori e delle credenze di un'epoca, nonché dei suoi risvolti sociali, piuttosto che le pure e semplici informazioni relative a fenomeni eclatanti come alleanze di pace e di guerra o interventi politici attuati da uomini di stato più o meno importanti. Se quindi alla luce di quanto finora scritto, noi ci soffermiamo ad osservare la politica italiana postbellica, noi otteniamo due risultati:
a) ci rendiamo conto che l'Italia non è stata né è un Paese a sovranità piena. Anzi è un Paese totalmente privo di indipendenza. Intendiamoci: proprio alla luce della teoria della complessità noi sappiamo quanto, oggi più di ieri, tutti i Paesi ed i popoli siano tra loro interdipendenti. Inutile dire perché. Ma nel nostro caso il peso della servitù è davvero schiacciante;
b) l'attuale classe dirigente, italiana di nome, ma di fatto totalmente asservita agli interessi extra-nazionali (finanziari, politici, religiosi), utilizza nei suoi messaggi al popolo un criterio riduttivistico che, essendo l'unico mezzo possibile per mistificare la realtà, agisce come procedimento di regressione per il singolo individuo, a livelli di infantilizzazione e di alienazione collettiva della coscienza civica. Gli esempi sono infiniti, e chiunque può attingere alla propria memoria per averne conferma. La falsificazione diventa un elemento intrinseco al procedere politico che consiste ancora nel ricercare il consenso. Ma se il consenso viene ricercato attraverso la sistematica falsificazione dei rapporti di potere la semplificazione riduttiva dei dati conoscitivi utili per prendere decisioni significative e partecipate, non può essere né consenso né delega; è soltanto accettazione passiva da parte del «popolo» di individui già da tempo cooptati ed ampiamente sverginati dal potere super-nazionale.
Da più parti oggi si lamenta che i giovani non provano più la «gioia di vivere». Questo è un chiaro esempio di come l'attuale forma di espressione politica di una società che al consumismo associa la mistificazione attraverso una falsa concezione della Libertà, alla fine distrugga se stessa non trovando più alcuna ragione di sopravvivenza.
La «gioia di vivere» è stata sostituita dalla «noia di vivere», dallo «sforzo di vivere» perché oggi vige un sistema informativo che tutto fa fuorché rendere giustizia alla fisiologia umana, la quale, non potrebbe trovare soddisfazione altrimenti in un sistema basato sulla centralità del concetto di dignità sociale. Solo a questo punto l'individuo diventa «soggetto attivo all'interno della società» e trova soddisfazione nella sua azione, di cui apprende il significato, e quindi si impegna per sé stesso e per gli altri (la "Societas in interiore homini" di Gentile). Viene valorizzata la funzione sociale della libertà, lo Stato diventa il garante delle libertà fondamentali, e tali possiamo tranquillamente considerare quelle emerse dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
Uno Stato moderno, mazzinianamente proteso alla «educazione» dei cittadini, riesce facilmente ad integrare la libertà individuale con la libertà sociale, a patto che rappresenti veramente una popolazione nella sua concretezza storica, cosa che non fa lo Stato italiano di oggi che, in quanto «antifascista», è il prodotto della conquista americana del 1945. Per quanto riguarda il concetto di libertà, è evidente che si vuole far passare per libertà l'asservimento agli interessi statunitensi e quindi la mancanza di indipendenza, occorre abbassare il livello di percezione della libertà e farla diventare sinonimo di licenza, di libertinismo. Questo è stato, ad esempio, il ruolo funzionale all'americanizzazione dell'Italia svolto dal Partito Radicale di Marco Pannella.
Il discorso potrebbe continuare all'infinito. Ma mi limito ad un esempio. È in atto nel nostro Paese, un importantissimo dibattito relativo agli espianti a «cuore battente». In Parlamento si discute su un nuovo disegno di legge che prevede, tra l'altro, il «silenzio-assenso», ed altre forme di donazione più o meno coatte. La questione è delicata perché coinvolge credenze religiose (che andrebbero rispettate!), visioni del mondo e filosofie di vita diverse se non antitetiche, tradizioni legislative consolidate, costumanze civili, conoscenze scientifiche in continua evoluzione ed, ovviamente, incredibili interessi legati alla medicalizzazione della società civile, ed alle nuove forme di potere medico.
In un recente convegno, tenutosi a Roma, e favorevole agli espianti, un personaggio di spicco (senza che alcuno obiettasse) ci ha confortato dicendoci esser fatto certo che la «morte del tronco cerebrale» coincide con la morte della intera persona umana.
Spiegazione: un esponente del mondo culturale, attua per fini puramente «pratici», un processo di semplificazione. Identificazione di tutti gli aspetti della vita con l'attività del cervello. Definizione di morte attraverso l'assolutizzazione del valore da uno strumento tecnico, proprio quando è la scienza stessa che ci conferma la relatività e quindi l'incertezza delle misurazioni «scientifiche». Banalizzazione della morte a livello di «libero baratto di organi» e quindi squalificazione della «corporeità»: da «specchio dell'anima» (pur affermato con molta enfasi dalla laica medicina psicosomatica) a manichino articolato interscanbiabile.
Legittimazione definitiva del darwinismo sociale con la concessione all'uomo di successo, del diritto di usare oltre alle ricchezze altrui, anche l'altrui corpo: l'ultima rapina!
Ovviamente, qui non si intende criticare lo slancio generoso di chi dona spontaneamente i propri organi, ma un processo di codificazione legislativa di tipo utilitaristico che sfrutta elementi emozionali (coloro che attendono da decenni di poter avere un organo trapiantato) per far passare messaggi di semplificazione elementare e unidimensionale.
Lo stesso processo possiamo notarlo nella imposizione della nozione di Resistenza, di Secondo Risorgimento, di Dittatura e di Democrazia, di identificazione del concetto di «partecipazione» con quello di plebiscito televisivo, di sconfitta bellica come sinonimo di acquisizione di libertà, di libertà come sinonimo di libertinismo, di sindacalizzazione (malgrado i tanti aspetti che dovrebbero connotare l'attività sindacale nel mondo attuale) con l'attività burocratico-consociativa della Triplice.
Combattere contro l'attuale sistema, vuol dire quindi tener presenti tutte queste realtà.

Giorgio Vitali

Post Scriptum
In un libello di infimo livello intellettuale e morale "La Repubblica di Salò" di tale Mino Monicelli, al termine di uno sproloquio di 95 pagine, viene fornita la piena dimostrazione di come il minimalismo storico si ritorca contro se stesso. Riportiamo, pertanto, due frasi dell'opuscolo appena menzionato:
(da pag. 82) «Quando De Gasperi subentrò a Parri sul finire del '45, erano trascorsi appena tre anni dalla battaglia di El Alamein. Ma il trionfo della resistenza era già sfiorito in quella che fu detta al suo evento, la "repubblica monarchica dei preti"».
(da pag. 88, riportando una frase di Vittorio Feltri) «Cinquant'anni di cambiamenti apparenti, di sostanziale immutabilità all'insegna di un solo, onnivoro partito. E questo non può essere una coincidenza, ma una vocazione».
Il Regime attuale è la creazione dell'antifascismo nella sua essenza di opposizione al tentativo di Mussolini di creare un nuovo tipo di italiano all'altezza dei tempi, infrantosi nel cozzo contro popoli, come quello inglese, temprato da quattro secoli di colonialismo nato con la pirateria.
Basti pensare che, nello stesso anno in cui Carlo Pisacane si faceva ammazzare (1857) a Sapri, gli Inglesi attuarono una delle più terribili carneficine della storia per reprimere la rivolta dei Cipays in India.
Oggi, la permanenza del «sistema democratico», così come codificato dal vari Bobbio o collegati, altro non è che una strutturazione sociale dell'ingegneria del consenso, messa in piedi negli USA fin dall'inizio degli Anni Venti (Chomsky, "Il potere dei Media") ed attuata grazie ad un'innata mancanza di coscienza civile di un'alta percentuale di Italiani (G. Florita, "Le due Italie", Corbaccio).
Il sistema di comunicazione televisiva basato sulla semplificazione dei messaggi, sull'alienazione, sulla deriva plebiscitaria, è funzionale al permanere dell'Italia in una quiete remissiva e sottomessa.

Giorgio Vitali

Bibliografia:

C. Fracassi "Sotto la notizia, niente", Altritalia;
A. Piromallo "Dal mito al paradosso. Le vie altre della conoscenza", Shakespeare;
M. M. Waldrop "Complessità. Uomini e idee ai confini tra ordine e caos", Instar;
Gribbin "Costruire la macchina del tempo", Aporie ed.
Canevacci "Antropologia della comunicazione visuale", Costa e Nolan;
Marcella Danon "Essere & Agire", New Age;
B. Ballardini "Manuale di disinformazione", Castelvecchi;
G. Pasquino "La Repubblica dei cittadini ombra", Garzanti;
G. Metayer "La società è malata di Mass Media?", Armando;
G. P. Prandstraller "Incertezza e Piacere", Cappelli;
N. Chomsky "Il potere dei Media", Vallecchi;
T. Saint "Matematica elettorale", in "Prometeo" n° 52, dicembre '95.

 

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