da "AURORA" n° 32 (Febbraio 1996)

L'OPINIONE

Scelte obbligate

Carmelo Santonocito

In questa fase politica, tanto delicata quanto confusa, chi segue, o almeno tenta di seguire le vicende politiche, deve affidarsi alle sensazioni, alle impressioni. In questo momento non voglio dilungarmi sulle impressioni avute di fronte alle isterie dei politici, quasi tutti, in queste ultime settimane. Adattato cinematograficamente, lo scenario politico, è simile ad uno di quei vecchi films muti di inizio secolo, ove i personaggi danno l'impressione di muoversi a scatti velocissimi ed il bastoncino di Charlot esegue improbabili ed incredibili acrobazie.
Certo c'è anche del comico oltre che del tragico, nel vedere Berlusconi che, con una faccia tosta ammirevole, dopo averci ossessionato per oltre un anno con le sue starnazzanti richieste di voto, ora, pur di non votare, va in pellegrinaggio da D'Alema e tratta con chiunque. E alla fine, dopo aver fallito grazie all'opera del vorace alleato ogni accordo, lancia idee folli come quella di una Costituente da fare subito, il che denuncia, ancora una volta, la sua assoluta mancanza di cultura politica e giuridica, e la perdita di controllo dovuta all'isteria del momento. 
Sarebbe ancora più tragico se gli Italiani non comprendessero quale sia la caratura morale e intellettiva di un soggetto del genere! Se un cittadino qualunque si comportasse allo stesso modo nella vita di ogni giorno verrebbe definito, nella migliore delle ipotesi un grande pagliaccio!
Anche il liberal-democratico Fini ha fatto la sua bella figuretta. Anche per lui è calzante l'immagine cinematografica.
Fini che parla è uguale ad un film muto. Dopo un lungo periodo vissuto silenziosamente all'ombra protettrice del Cavaliere (silenziosamente, perché non avrebbe assolutamente saputo cosa dire) è venuto man mano chiacchierando sempre più forte, fino alla voce grossa di queste ultime settimane.
È comunque stupefacente come, nel gran vocio di opinionisti e commentatori, nessuno abbia evidenziato un dato incontestabile che appare, invece, chiarissimo riascoltando le registrazioni degli interventi del «leader» di AN, ora coccolato da tutti: Fini parla, parla, parla... e non dice assolutamente nulla. Spara la battuta, cerca di agitare il tono del suo monotono eloquio alla ricerca dell'applauso, ma mai approfondisce l'argomento e quando qualcuno glielo pone dinnanzi, come accadde qualche tempo fa a "Tempo Reale", ad opera di Walter Veltroni, cerca di battersela per la tangente rifugiandosi nella solita battuta (confezionatagli da chissà quale Tatarella) detta con il ghigno sprezzante, suggello della sua arrogante presunzione.
Finisce così per fare una figura barbina; ma gli «opinionisti», quelli per tutte le stagioni, non lo notano e continuano a definirlo «grande politico», sprecandosi in stucchevoli salamelecchi sociologici.
Inutile parlare del «filosofo» Buttiglione, dal sigaro graveolente quasi quanto i circonvoluti suoi ragionamenti. A proposito di costui, nonostante febbrili indagini, ancora dev'essere appurato in base e che cosa, a quale dato culturale, a quale sua nuova teoria, esso possa essere definito filosofo.
Quanto a Casini, mi pare non abbia né la forza né il coraggio di fare neppure quello che il suo cognome dovrebbe suggerirgli.
Questa destra somiglia, oggettivamente, ad un serraglio di saltimbanchi, di arrivisti, di «villan rifatti» (chissà perché mi viene in mente Storace).
Questa destra e la cultura non è che non vadano d'accordo, non si frequentano proprio.
Questa è la destra degli «stivaloni», dei badogliani, dei qualunquisti, degli opportunisti, delle sanguisughe e delle tarme che già infestano i «carrozzoni» di Stato in linea con la migliore tradizione democristiana.
Proprio per questi motivi ed in ragione della più totale vuotezza culturale e politica, essa è retriva, reazionaria, razzista e ricorda la figura di certi corrotti marescialli che, mentre uscivano dagli spacci militari con le borse strapiene di merce trafugata, si esibivano in rozzi «pistolotti» sulla disciplina da caserma.
Non si possono fare paragoni tra questa pericolosa banda di famelici e ignoranti arruffoni e la sinistra, pur con tutti i suoi limiti.
È improponibile un confronto tra Bianco e Casini, tra il prof. Prodi e il cav. Berlusconi, tra D'Alema e Fini.
Tentare questo testimonierebbe un'ignoranza ancora maggiore. E lasciamo da parte Bossi, per carità di patria «nordista»!
A queste caratteristiche negative è purtroppo dovuta la fortuna elettorale fin qui conseguita dalla destra. Un popolo stanco può facilmente confondere la superficialità con la novità: l'arroganza può rassicurare, le promesse di un affarista possono illudere molti.
Di fatto, con siffatto comportamento, la destra ha preso il posto della vecchia DC; quella dei Lima, dei Publio Fiori e dei Selva, contigua al malaffare, funzionale alla criminalità para-massonica e piduista.
Nel Meridione, ciò appare ancora più evidente: in una situazione che si deteriora di giorno in giorno senza che nessuna delle fantasmagoriche promesse dei «nuovi-vecchi» potenti si realizzi seppure parzialmente.
E dovrebbe essere evidente anche al Nord, laddove i sedicenti «soccorsi» alle aziende «in crisi» sono il rovescio della stessa medaglia che al Sud si chiama assistenzialismo, che era in voga ed ora è pure scomparso.
Ma le impressioni, di cui accennavo all'inizio, non riguardano solo gli altri, alcune riguardano noi della Sinistra Nazionale.
Una di queste è che, a dispetto del nome, qualche dubbio serpeggi ancora, in alcuni di noi, sulla collocazione politica.
Nulla di male, anche perché è mia convinzione che Sinistra Nazionale sia un esperimento appassionante in atto e la sua formula sia solo parzialmente codificata.
Con il dubbio si costruisce, con il confronto ci si arricchisce. Le vuote e vane certezze le lasciamo a Fini.
Mi pare quindi di poter escludere a seguito di quanto ho sinora esposto qualsiasi comunanza con questa e con qualsiasi destra comunque etichettata.
Chi di noi, come me, vi ha per anni militato, non può non sentirsi, come io mi sento, vittima di una truffa durata anni. L'«almirantino» di oggi è la copia in sedicesimo di quello originale di ieri: la stessa vuotezza, le stesse battute ad effetto prive di contenuti.
Di «maggioranze silenziose», qualunquiste e reazionarie, ne abbiamo piene le tasche e gli archivi.
Certo, un gran lavoro di emendamento e di fecondazione c'è da fare nella sinistra.
Ma è ad essa che apparteniamo; lo dimostrano le argomentazioni di Bertinotti e anche l'anima vera del PDS, nonostante gli opportunismi della segreteria.
Barra a sinistra, dunque; sempre più a sinistra, a cominciare da subito, in questa campagna elettorale.

Carmelo Santonocito

 

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