da "AURORA" n° 33 (Marzo 1996)

L'INTERVENTO

Il pollaio

Giorgio Vitali

Caro Luigi,
mi rendo conto che posso sembrare poco realista, ma ritengo utile sottolineare quanto segue.
Ieri, giovedì 22 Marzo, gli Italiani hanno potuto assistere a due spettacoli televisivi, di comunicazione solo politica. In uno, «Tempo Reale», si è parlato del caso Dotti, Squillante, Ariosto; nell’altro, «Maurizio Costanzo Show», è stata esibita per l’ennesima volta Marina Ripa di Meana, ex-Lante della Rovere.
Quest’ultima, almeno a Roma, è apparsa in maxi-manifesti in costume adamitico ed esibendo un foltissimo pelame pubico, con l’apparente intenzione di reclamizzare campagne contro l’uccisione di animali da pelliccia.
L’attenzione degli Italiani viene quindi sempre più richiamata da queste manifestazioni di politica indiretta attraverso le quali si ritiene di indirizzare e pilotare il voto.
Fermo restando che le dinamiche sociali scatenate dall’uso indiscriminato del sistema televisivo travalicano spesso le intenzioni dei guru della comunicazione di massa, sento il dovere di scrivere alcune considerazioni.
In un sistema privo di motivazioni forti, capaci di coivolgere emotivamente l’intera collettività nazionale (es. la campagna del grano, la conquista dell’Impero, la rivoluzione sociale, la guerra rivoluzionaria, le grandi rivendicazioni sindacali, ecc.) il meccanismo sociale si involve su sé stesso mettendo in evidenza tipi umani che sono sempre gli stessi. Questi sono i meccanismi della decadenza, che inesorabilmente emergono in tutte le società. A questo punto si evidenzia, però, un’ulteriore differenziazione ed è quella che vorrei sottolineare. La differenza fra società indipendenti e comunità sottomesse.
Se a qualcuno venisse in mente di paragonare la realtà italiana di oggi a quella del basso Impero, sbaglierebbe perché la società era pur sempre quella che comandava tutto il Mondo allora conosciuto.
L’Italia di oggi è soltanto il frutto di un meccanismo di assoggettamento ferreamente gestito. Gli esponenti della Classe politica che si vanno esibendo dal 1945 ad oggi, altro non sono che personaggi cooptati in funzione della loro disponibilità psicologica e morale a fungere da guardiani del pollaio in conto e per conto dei veri potentati globalisti.
Galli, galline, oche, capponi, un variopinto pollaio che esibisce, a volte, anche qualche pavone, capace di fare ruote variopinte, sul quale si gettano i media con famelica voluttà: i nostri veri portabandiera, gli stilisti.
Avvocati, maneggioni, femmine lussuriose ed esibizioniste, giudici corrotti, guappi, venditori di fumo, magliari, preti trafficanti, popolo sottomesso e mugugnone ... uno scenario eterno come l’umanità. L’unica differenza fra l’oggi ed uno ieri recentissimo (almeno rispetto ai millenni della nostra storia) è che i personaggi sulla scena sono tutti all’interno di un pollaio. Forse l’unico aspetto positivo che sta emergendo è la guerra magistrale. Chiamerei così quella forma di guerra civile che vede in prima linea i magistrati.
È ovvio che, nel momento in cui vengono allo scoperto le sottili trame che reggevano le maglie del potere pre-caduta del muro, queste si appalesano per quello che sono.
Ho più volte avuto modo di sottolineare che questo sistema si è finora retto sull’uso politico della magistratura.
Le modalità sono molteplici. Si va dall’ insabbiatura di pratiche relative ad uomini del gruppo di potere, al pilotamento dei processi, alla carriera di magistrati legati a questo o a quel partito, alla nomina al parlamento di magistrati il cui gioco è diventato ormai scoperto, all’ infiltrazione in Magistratura di elementi sicuri della mafia, della camorra, della ndrangheta, delle diverse correnti politiche, che vengono fatti studiare ed aiutati poi nel fare carriera.
Non parliamo poi del ruolo della Massoneria! Un altro sistema deterrente che, non a caso, ha acquistato in Italia la valenza di una vera e propria Santa Inquisizione, è la lungaggine dei processi e la loro frequente conclusione imprevedibile. Tutto ciò annichila letteralmente il cittadino isolato contro i poteri costituiti e le grandi entità economiche e finanziarie.
Se a ciò si aggiunge lo stretto legame che avvince molta parte della nostra Magistratura a quella statunitense, si capisce anche come e perché certe operazioni, apparentemente italiane, siano in realtà ideate fuori del nostro Paese o, per meglio dire, our country. (Bisogna adeguarsi, ohibò!)
Poiché quindi la Magistratura è un potere reale che, fino a poco tempo fa, agiva in funzione di precisi potentati, i quali a loro volta ... ecc. ecc., oggi, poiché quei potentati (le vecchie lobbies partitocratiche) sono stati esautorati dal potere mondialista, le varie correnti presenti nella Magistratura combattono fra loro e senza la mediazione del Presidente della Repubblica. Ma sempre dentro il pollaio.

Giorgio Vitali

 

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