da "AURORA" n° 33 (Marzo 1996)

RECENSIONI

 

John Reed

I dieci giorni che fecero tremare il mondo

Oscar Mondadori               £. 10.000

 

È un libro da leggere più che da spiegare. Pagine nelle quali la tensione e il dinamismo sono garantiti dalla prima all'ultima riga, grazie alla penna giornalistica del giovane Autore. Potremmo definirlo il primo reportage d'una rivoluzione in corso: esso è infatti a tratti crudo, talvolta persino cinico, come del resto crudo e cinico è l'avvenimento storico che Reed racconta senza concedere eccessivo spazio alle divagazioni ideologiche.
Ottima occasione per scrutare la Rivoluzione d'Ottobre con gli occhi di un comunista americano, un «comunista» sui generis, eretico, che valuta gli avvenimenti più col metro della romantica utopia che con quello del rigore scientifico.
Un libro quindi meno «ideologizzato» del famoso "Dalla caduta dello zarismo al crollo della borghesia" di Bucharin e meno «monumentale e scientifico» della "Storia della Rivoluzione russa" di Trotsky, ma che comunque, grazie anche alla lusinghiera prefazione di Lenin, scritta nel '19, ha avuto un notevole successo.
In sintesi il modo migliore per avviarsi alla conoscenza di un grande sconvolgimento storico quale è stata la Rivoluzione bolscevica che tanto peso ha avuto nella storia del Ventesimo secolo.

 


 

Amedeo Canale - Paolo Sidari

L'idea sociale

Rosato Ed., Reggio Calabria 1996     pp. 120     £. 15.000

 

Questo libretto, curato dagli amici Canale e Sidari, è un'interessante e completa raccolta dei documenti programmatici del Movimento fascista e delle Leggi del Ventennio a forte caratterizzazione sociale.
L'antologia si apre con lo "Statuto programmatico dei Fasci d'Azione Rivoluzionaria" (gennaio '15) e si chiude con il "Decreto legislativo del Duce per le socializzazione delle imprese" (12 febbraio '45), passando attraverso il "Manifesto program-matico del Partito politico futurista" (settembre '18), il "Programma dei Fasci Italiani di Combattimento" (marzo '19), la "Carta del Carnaro" del Libero Comune di Fiume, la "Carta del Lavoro", il "Manifesto di Verona". Una raccolta di programmi e leggi, di facile consultazione e lettura, indispensabile per quanti non intendono soffermarsi ai soli aspetti sovrastrutturali e spesso devianti del «fenomeno» fascista.
Lo sforzo dei due giovani autori, che hanno arricchito il loro lavoro con un apprezzabile «vocabolario», va comunque rimarcato, nonostante alcune, non secondarie, imprecisioni ed una lettura troppo scolastica, e conformista, degli eventi storici. 

 


 

Gustave Le Bon

Psicologia delle rivoluzioni

M&B Publishing, Milano 1996      pp. 220      £. 25.000

 

Gustave Le Bon è autore di alcuni tra i più noti best sellers politici dell'inizio del secolo. Ed è uno dei teorici di cui Mussolini si professava grande ammiratore e al quale si rivolgeva chiamandolo «maestro». I suoi volumi riscossero un notevole successo in ambienti politici tra loro molto diversi: Sigmund Freud gli ha dedicato molte pagine del suo saggio: "Psicologia collettiva e analisi dell'io"; Antonio Gramsci lo cita nei suoi "Quaderni"; Lenin lo lesse attentamente; Lukacs lo definisce «massimo rappresentante di una scienza particolare come quella della psicologia delle masse»; George Sorel era con lui in corrispondenza e ne fu un grande estimatore. Mosse sostiene che «buona parte del "Mein Kampf" di Adolf Hitler è copiato da Le Bon ("Intervista sul nazismo", edizioni Laterza, Bari).
Il volume, mai tradotto in Italia, storicizza le ben note teorie di Le Bon sulle dinamiche politiche delle folle. Le rivoluzioni vi sono analizzate in generale e, in particolare, ampio spazio è dedicato alla Rivoluzione francese.
Per l'Autore non sono le fratture violente quelle che determinano i cambiamenti più duraturi, ma il lento progredire dei comportamenti e della storia.
Le Bon è probabilmente uno degli autori più noti e venduti di fine Ottocento inizio Novecento per ciò che concerne la materia politica; il suo primo volume "Psicologia delle folle" è tutt'ora un punto di riferimento indispensabile per la scienza della politica. Renzo De Felice scrive: «Benito Mussolini ha una concezione precisa delle folle che ha ereditato principalmente da Le Bon».

 


 

Walter Marossi (a cura di ...) 

Juan Domingo Peròn: il Giustizialismo

M&B Publishing, Milano 1996         pp. 300   £. 38.000

 

Umberto Bossi ha definito Silvio Berlusconi un Peròn all'italiana; il progressista Bassanini ha parlato di pericolo peronista; quotidiani come "la Repubblica" e settimanali come "l'Espresso" e "Panorama" sono pieni, in negativo, di riferimenti al «peronismo». Carlos Menen, che si autodefinisce «peronista liberista» di destra, ha vinto le ultime elezioni argentine battendo un candidato che si proclamava «peronista di sinistra e nazionalista». Da qui la necessità di «riscoprire» la figura di Juan Domingo Peròn e del suo movimento politico al quale si sono ispirati, contemporaneamente, i rivoluzionari anti-capitalisti e nazionalisti «Montoneros» e gli «squadroni della morte» filo-statunitensi.
Peròn nato poco più di un secolo fa è stato per formazione politica e culturale, nella quale molta influenza ebbe l'esperienza del fascismo italiano (specie in relazione al modello sociale da lui instaurato in Argentina), una figura molto controversa e poco amata dalla sedicente sinistra europea che l'ha sempre identificato come uno dei vessilliferi del populismo. In realtà Peròn, non diversamente da Fidel Castro, Ernesto «Che» Guevara (suo estimatore tanto da rimproverare al padre, radicale progressista, l'antiperonismo filo-imperialista), i sandinisti del Nicaragua e i tanti rivoluzionari latino-americani, fu un socialista nazionale (Giustizialismo è la sintesi delle parole giustizia e socialismo) che andò al potere democraticamente vincendo le elezioni per essere esautorato, anni dopo, da un «golpe» militare finanziato dalle multinazionali inglesi e statunitensi («danneggiate» dalla politica delle «nazionalizzazioni») e scopertamente appoggiato dagli USA che ritenevano pericolosa, per la stabilità del «giardino dietro casa» (come loro definiscono l'America Latina), la sintesi nazionale e sociale del Generale argentino.
Dopo un lungo esilio in Spagna, Peròn rientra trionfalmente in patria con la vittoria elettorale dei giustizialisti di Campora -nella prima metà degli anni Settanta-, per essere di nuovo eletto, democraticamente, Presidente della repubblica. Da oltre 50 anni Peròn è un punto di riferimento politico e culturale costante della opposizione anti-imperialista argentina e, più in generale, latino-americana.
Il volume contiene testi originali di Peròn, alcuni inediti in Italia, altri scritti non più reperibili sul mercato librario da decenni, nonché una antologia di analisi ed una biografia del condottiero dei «descamisados».

 

 

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