da "AURORA" n° 35 (Giugno 1996)

LA POLITICA

Fra Destra e Sinistra vince il Centro

Vito Errico

Chi fu a dire che non sia la destra a saper quel che fa la sinistra? Da noi non è così: si sa bene quel che si fa perché ambedue sono interlocutrici assidue, quando non si ha la sensazione che l'una sostenga l'altra. In linguaggio politico si può ben parlare di reciproca legittimazione. La qual cosa non darebbe sul naso se intorno a questo meccanismo, che presiede alle democrazie compiute, ruotasse l'assunzione di ruoli chiari e netti. Cioè, se la destra fosse tale perché il suo comportamento politico assume toni che caratterizzano l'essenza di tutti i movimenti conservatori del mondo e la sinistra si profilasse all'orizzonte politico nei paramenti sacri del progressismo, nulla quaestio. Da noi invece s'assiste ad uno spettacolo, che sta diventando ogni giorno di più melmoso ed appiccicaticcio. C'è una confusione in giro che può portare ad affermare il solito luogo comune; non si capisce più niente. E invece si capisce tutto ed abbastanza chiaramente.
Se D'Alema non corresse tutti i giorni a praticare una sorta di respirazione «bocca a bocca» ed un robusto e politico massaggio cardiaco a Berlusconi, Forza Italia sarebbe già bell'e morta. L'altra «gamba» della destra italiana è completamente congelata, in preda alla cancrena. Fini col suo apparato è afasico ed abulico. Quando parla e si muove, fa più danno che bene. Perché a destra avviene tutto questo? Le traversie giudiziarie, l'incapacità a darsi un'organizzazione strutturale e strutturata, la batosta alle elezioni siciliane hanno condotto Forza Italia a vivere in corsia di rianimazione. La crisi del modello berlusconiano da ragione a quanti sostenevano che la politica è cosa diversa da un'azienda e l'organizzazione della prima non obbedisce ai criteri di sistemazione della seconda. La paralisi di Alleanza Nazionale si deve, oltre alla povertà culturale dell'apparato, che ha espresso tutto quello che poteva esprimere, all'equivoco che la compagine finiana non vuol sciogliere e che porta il suo presidente ad affermazioni che sono patetiche quando accenna ai «boscaioli con l'accetta». Il fatto è che non ci si può dire di destra e poi classificarsi sociali. La socialità è un valore di sinistra, che si oppone all'individualismo, che è un valore di destra. Che poi in Italia spesso la destra vuol scimmiottare la sinistra e questa fa quella, senza scomodare Max Weber e la sua eterogenesi dei fini, va detto senza mezzi termini che tutto ciò non fa altro che alimentare uno stato confusionale.
A sinistra la situazione non è diversa, fatto salvo Rifondazione Comunista, che ha il coraggio delle proprie azioni ed afferma senza mezzi termini, per esempio, che va re-istituita la scala mobile a tutela del potere d'acquisto dei salari e vanno tassate le rendite da capitale finanziario. È una posizione netta, che differisce dai comportamenti mollicci del resto della sinistra, completamente assoggettata dall'egemonia di D'Alema, l'unico politico italiano, che ha saputo piazzare al governo un nugolo di proconsoli a lui fedeli e che conduce il gioco politico col piglio del vincitore. Finora, con la «manovrina» di giugno, le fasce meno abbienti della società italiana sono state preservate dalle solite e storiche stangate che il fisco assesta quando c'è da assestare un bilancio sempre dissestato. Vedremo quel che succederà con la prossima manovra finanziaria, le cui nubi nere hanno cominciato ad addensarsi. Più di questo, però, la sinistra non ha fatto e -pare- non vuol fare. È come se le mancasse il coraggio oppure come se tutto questo la soddisfacesse appieno. Da noi non avviene quel che sta avvenendo in Inghilterra, dove Tony Blair ha rivoluzionato il pensiero labourista, lasciandolo però nell'alveo d'una filosofia di sinistra progressista e partecipazionista. Per esempio, Blair, nel quadro del decentramento statale, ha incluso nel suo programma di governo la celebrazione di referendum, che porteranno la Scozia e il Galles a pronunciarsi sull'opportunità di costituire i Parlamenti locali. Da noi il federalismo è ancora una parola o non si capisce bene come e se si intenderà applicarlo.
A questo punto, un'ulteriore domanda: perché in Italia destra e sinistra vivono la stessa crisi? E la risposta non può essere che una, quella che poi fa capire tutto ciò che si vuole per comodità rendere incomprensibile. Perché la destra e la sinistra non hanno saputo distruggere il centro ed ora sono costrette a vivere in sua funzione, spesso ostaggi di esso. Sta in questo l'occasione storica perduta. Durante gli anni della «rivoluzione» di Tangentopoli, c'è stato un assalto concentrico di destra e di sinistra ai danni di un Partito Socialista, che non era il vero nemico da abbattere. Ancora una volta, per dirla con Nenni, s'era sacrificato il porco sbagliato. In quegli anni s'è ucciso il figlio di un sistema politico, lasciandone pressoché intatta la madre. E quella genitrice ha ripreso a fornicare e a sfornar figli del meretricio. La destra, che ha prodotto Buttiglione, Casini e Mastella, e la sinistra, che ha riesumato Prodi ma ancor di più l'algido Bianco, devono fare i conti, e rendere conto alla vecchia Democrazia Cristiana. La destra è ormai out. Mastella dice chiaramente che l'alternativa alla sinistra è ormai il centro. E in un'Italia clericale e conservatrice, per certi tratti papalina e reazionaria; la battaglia fra il Centro e la Sinistra può vincerla il primo. Specie se la seconda continua a voler fare la Destra. Se si dà uno sguardo all'Europa, si vede come le forze conservatrici governano i singoli Stati: Aznar in Spagna, Chirac in Francia, Major in Inghilterra, Kohl in Germania.
In Italia si continua a parlare di eccezione, «perché la sinistra è al potere». Ma quale sinistra? Ma quale potere? L'Italia è in tendenza col dato europeo. La sinistra sta legittimando un potere conservatore, esercitato da Prodi, ch'è figlio della conservazione «illuminata». Ma sempre conservazione è. E s'azzarda una previsione: se le cose dovessero mettersi male, la sinistra sarà completamente distrutta perché sopporterà il peso dei rovesci, e il vantaggio sarà conseguito dal centro, che sta a sinistra, il quale si fonderà al suo omologo, che sta a destra.
E tutto ricomincerà a marciare come prima. Chi disse che non saremmo morti democristiani?

Vito Errico

 

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