da "AURORA" n° 43 (Agosto - Ottobre 1997)

COMBATTENTI

Federazione Nazionale Combattenti Repubblica Sociale Italiana

RIVOLUZIONE

Uno che vuole una rivoluzione, la vorrà sempre. La rivoluzione o è totale o non è niente. Essa è il nome che prende il nostro secolo. È l'esigenza ETERNA degli uomini e non limitata a singoli popoli per singole nazioni, in singoli momenti storici.

Rivoluzione è l'ondata che si rifrange spumeggiante, violenta e totale, sull'enorme cloaca della democrazia, di tutte le democrazie, che stanno sommergendo l'Europa facendo tramontare ogni sacra speranza. Noi dobbiamo ritrovare il senso della vita attraverso un istante rivoluzionario. La vita è più importante che il modo di acquisirla. L'atto formale della rivoluzione sta nel respingere i becchini della nostra «civiltà», gli uomini prudenti, quelli che cercano i compromessi, i fabbricanti di denaro «la borghesia del suolo», i defecatori, gli stercofagi, gli sfruttatori del sangue e delle glorie altrui. Non ci sono mai stati nella storia dei mondo dei becchini così affascinanti, ed il loro fascino viene in gran parte dal fatto che essi non sanno chi sono, come del resto ignorano chi SIAMO NOI.

Noi fummo e saremo facitori di storia. Il nostro cuore è stracolmo di non rassegnate speranze: Seguace del «Dio che accende ogni fiamma e spegne ogni cuore ...» ma che elargisce anche sempiterna vita alla nostra essenza nella marcia della imperitura LEGIONE. Ci definiscono degli stravaganti, dei relitti della loro società, dei pazzi innocui che non è possibile temperare col denaro o blandire con complimenti.

Ma verrà il giorno in cui noi, gli «uomini pericolosi» saremo uccisi o innalzati sopra ARE di fuoco, perché verrà anche il tempo un cui non basterà amare l'Europa -che noi difendemmo fino allo spasimo- come uno stanco uomo d'affari ama il suo sonnellino dopo i pasti. Potremo essere chiamati ad amarla cupamente, amaramente e follemente, odiando ed eliminando coloro che l'hanno amata meno di se stessi.

 

Italia, Repubblica, Socializzazione

Il Comitato Direttivo

 


L'8 settembre

è stato il naturale epilogo della congiura di luglio, che travolse inesorabile i congiurati impauriti ed il troppo piccolo re. Alla congiura furono estranei la partecipazione ed il sentimento del popolo nella sua totalità. Sul popolo, nella sua totalità, si riversò la somma di sventure che ebbero origine dalla viltà dei congiurati che, pronti, misero intera la pelle al sicuro. Poi lo stordimento dei miti del servaggio. Gli Italiani furono divisi nel nome di ideologie che sono falsamente contrapposte, per gli scopi di una politica di sottomissione agli interessi del vincitore. Il regime che ne è sorto -il Sistema- perpetua quella divisione, per gli stessi scopi infami, creando dal nulla falsi problemi a copertura delle mene del prete e di quelle dello straniero. Non hanno altro significato le cortine fumogene degli sproloqui sulla libertà e la democrazia con i quali le fazioni politiche legalitarie -tutte, da quella missista a quella comunista- nascondono il vuoto assoluto, essendo tutte d'accordo col e sul sistema, del quale ambiscono al massimo di porsi come pavida dirigenza. Il tutto sulla pelle del popolo. È così che l'ombra del tradimento infame, con il quale si vuole chiusa la prima fase della guerra degli italiani, si allunga ancora sinistramente sulla vita del popolo italiano, mai come oggi tenuto estraneo dalla difesa del proprio autonomo destino.

 

Italia, Repubblica, Socializzazione

Il Comitato Direttivo

 

 

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