da "AURORA" n° 46 (Febbraio 1998)

OLTRECONFINE

Evita vive nella lotta del suo popolo

trad. Ermanno Massari

 

L'uscita della pellicola "Evita" ha riportato d'attualità la figura di Eva Duarte Peròn. Basata sul musical di Andrew Lloyd Webber e T'im Rice dei primi anni settanta, la pellicola, totalmente musicata, riunisce tutti i luoghi comuni su Eva Peròn; è piena di colpi bassi, mezze verità e vergognose bugie.

 

L'enorme, e per qualcuno sorprendente, contestazione popolare alle riprese della pellicola anglo-yankee «su» (o, per meglio dire, «contro») Evita, costituisce un fatto di singolare importanza, che torna a dimostrare un fatto evidente: il Peronismo continua ad essere l'identità politica e culturale della maggior parte del popolo argentino, e particolarmente dei settori umili, popolari e sfruttati. E dentro questa identità peronista ha un ruolo di speciale importanza Evita, visto che la «bandiera degli umili» rappresenta la purezza del Peronismo delle origini: Evita è il ricordo pratico e concreto dei primi governi peronisti, epoca che Cooke definisce certamente «l'età d'oro» del proletariato argentino. Ma il peronismo è logicamente anche diffidente nei confronti dei supposti «alleati nazionali» eternamente vacillanti quando non direttamente traditori: vertici delle forze armate e della chiesa, burocrazia statale, partiti, etc... Da ciò il tremendo potenziale sovversivo della immagine di Evita.

Una idea-forza, un mito catalizzatore che risorge in tutte le lotte popolari di massa ed è molto più difficile da integrare o da falsificare di quello dello stesso generale Peròn.

Tutto ciò non comporta, naturalmente, l'incorrere nel cosiddetto «evitismo»; ciò è una concezione erronea -quando non falsamente maliziosa- che pretende di paragonare una Evita rivoluzionaria ad un Peròn moderato e borghese.

Di fatto Evita, come lei stessa ripete, non fa altro che sostenere la proposta ideologica e la dottrina del generale Peròn, da Lei sempre riconosciuto quale creatore della dottrina peronista e capo politico indiscusso. In tal senso Evita non ha difficoltà a definirsi esplicitamente come «fanatica» e tutta l'intenzione di contrapporla a Peròn non ha il minimo pretesto logico.

L'importanza del ruolo di Evita è che lei, malgrado non abbia proposte differenti a quelle del generale Peròn, può, in certa misura, esprimerle più chiaramente. Non dimentichiamo che Peròn è non solo il capo politico rivoluzionario ma anche, dal '46 al '55, Capo dello Stato e come tale deve necessariamente operare come sintesi dei fattori di potere e di forze non necessariamente peroniste: settori dell'industria nazionale, la sempre conservatrice burocrazia statale, frazioni moderate del peronismo politico, forze armate, a quel tempo alleate del governo e con convinzioni nazionaliste che, però, vedono con sfiducia gli «eccessi operaisti» del giustizialismo, una chiesa il cui vertice diffida del carattere socializzante della dottrina di Peròn, etc..

Le posizioni politiche, le dichiarazioni dottrinarie e i discorsi di Peròn di quel periodo non sono, per tal motivo, i programmi ideologici puri di un intellettuale libero, bensì risposte concrete -politiche e non sempre ideologiche- a rapporti di forza reali e variabili.

Alcune delle apparenti contraddizioni nel discorso peronista dell'epoca si spiegano dal punto di vista della lotta pratica, chiarendosi se si riesce a separare fra il vero contenuto strategico del pensiero del generale Peròn (nazionale, latino-americano, popolare, operaio, rivoluzionario, anti-oligarchico, anti-imperialista, anti-capitalista) e le concessioni tattiche che a volte egli è obbligato ad adottare a fronte dei settori più «moderati» del Fronte Nazionale che, di fatto, costituiva il Movimento Peronista.

Di fronte a quella concessione tattica necessaria, Evita, malgrado la sua totale fedeltà alla conduzione politica e ideologica del generale Peròn, ha la virtù di poter esprimere più apertamente il contenuto rivoluzionario e profondo del pensiero peronista perché, a differenza di Peròn, non si rivolge a tutto il movimento peronista o a tutta la società argentina, ma ai settori essenziali della stessa: i lavoratori, i poveri, la donna popolare; i settori insomma che Evita qualifica certamente come «vanguardias descamisadas» per essere gli unici che possono portare avanti la Rivoluzione Peronista fino alle estreme conseguenze.

Il «fanatismo» rivoluzionario, la rivendicazione totale del carattere nazionale e proletario del peronismo, il pericolo di un esercito non totalmente in sintonia con il popolo lavoratore, che obblighi lo stesso popolo lavoratore a sostituirlo con milizie popolari, il ruolo liberatore della religione malgrado certi vertici religiosi imborghesiti, la inevitabilità di esportare la Rivoluzione Nazionale Giustizialista oltre le patrie frontiere per eliminare totalmente gli imperialismi, la funzione rivoluzionaria della donna lavoratrice auto-organizzata in seno a un autentico Movimento di Liberazione Nazionale, la superazione teorico-pratica della sinistra piccolo-borghese tradizionale del tipo socialdemocratico o comunista, la rimodellazione interiore del rivoluzionario fino a distruggere l'«oligarca che tutti portiamo dentro», la possibilità di utilizzazione della violenza rivoluzionaria di fronte alle eterne diffidenze reazionarie... sono così chiarissimi i messaggi di Evita, che può dire quello che il Generale Peròn per questioni tattiche non sempre può dire. Di lì l'importanza di riprendere la vera dinamica ideologica che è il pensiero di Eva Peròn. Che è lo stesso pensiero rivoluzionario del generale Juan Domingo Peròn senza distorsioni tattiche di nessun tipo.

Peròn e Evita continuano a essere non solo bandiera di lotta, ma fertile pensiero-guida per il lungo processo di liberazione che si avvicina. Pretendere di ridurre il problema della pellicola anglo-yankee alla interpretazione di Madonna, o nascondere che esista una vera «falsificazione di pellicola» da parte del liberal-menemismo traditore, la cui somiglianza con l'idea di Peròn ed Evita è pura coincidenza, è sostenere intenzionalmente un falso. Evita, così come Peròn, non si difende insultando una attrice, ma lottando per una Patria libera, giusta e sovrana, senza sfruttatori ne sfruttati, quella per la quale essi hanno vissuto e sono morti.

Articolo pubblicato su "El Avion Negro" e ripreso da "Nosotros"

trad. Ermanno Massari

 

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