Carmignano 21/3/98
Cari amici,
il vostro motto sui deboli e sui forti che combattono potrebbe
essere interpretato secondo le filosofie orientali. Le più
grandi battaglie si combattono contro se stessi.
Condivido con voi ispirazioni di fondo, obiettivi, valori. Ci
divide il cammino intrapreso per raggiungere la meta: solo
criticando se stessi, i propri governi, le proprie politiche si
diventa credibili agli occhi del mondo. L'Europa non arriverà
agli eccessi americani, ma questo non basta per darle la
necessaria autorevolezza.
Accusando gli USA del male e implicitamente attribuendo a noi un
bene, anche potenziale, siamo parziali. Così ostacoliamo
l'autocritica delle menti più ricettive esistenti anche negli
USA. Anche là ci sono stati e ci sono propugnatori di un
cambiamento radicale nei confronti del mondo esterno. Sono
minoranze, ma da noi sono forse maggioranze?
Invece di vedere gli USA essenzialmente in negativo e rafforzare
colà un simile stato di cose, sarebbe più costruttivo
informarsi su quanti da quelle parti sono animati da buona
volontà come noi. Il mondo è meno peggio di quanto pensiamo ed
in questo senso esiste un'omogeneità mondiale accanto a
contraddizioni e conflitti che passano dappertutto.
Se vogliamo vedere anche i lati negativi altrui, allora cerchiamo
di essere imparziali. Innanzitutto evidenziamo quelli di casa
nostra e con questo diamo un'immagine di stile affinché anche
gli altri facciano pulizia in casa propria
E dovendo parlare delle malefatte altrui, perché non menzionare
il peggio del peggio (peggio del socialismo e del capitalismo)
esistente in Cina? La si condanna assai facilmente a morte con
successivo prelievo di organi da trapiantare, arrivando così al
massimo insulto alla vita della vittima. Dal lavoro forzato,
nelle carceri ad esempio, ben si capisce la competitività. La
grande Civiltà tibetana è stata distrutta. Le guardie Rosse
commisero crimini e la collettivizzazione forzata di Mao produsse
tanti morti per fame. Non rivendico il socialismo imposto, come
fece anche Pol Pot, ma quello nato dalla maturazione delle
coscienze.
Alla fine di pag. 14 del n° 46 di "Aurora" viene
citato Marx per cui il vero socialismo non appartiene al mondo
contadino. Questo è il Marx più noto, quello del
"Manifesto" e del "Capitale". Ma c'è anche
l'ultimo Marx cioè il corrispondente con la «terrorista» russa
Vera Zasulic dove si rimangiava quello che sosteneva in
precedenza. Riconosce alla comunità contadina russa una
possibile rigenerazione interiore che la faccia evolvere da un
socialismo primitivo ad uno più evoluto secondo criteri morali
più che materiali, saltando la fase infernale del capitalismo
sperimentata dall'occidente.
Dunque, addio leggi oggettive dello sviluppo capitalistico verso
la redenzione finale. La liberazione sociale diventa un cammino
interiore e l'ultimo Marx si ritrova filosofo quale era
all'inizio.
Marx era un uomo, con tutte le sue debolezze e contraddizioni.
Invece bolscevichi e loro continuatori hanno preteso la coerenza
assoluta delle sue idee e se ne sono ammantati per
criminalizzarne la memoria con i loro crimini: a pensare che Marx
stesso mise in guardia da chi voleva sfruttare il suo nome per
farne un'ideologia.
Allego ritagli di stampa su globalizzazione e USA ed una rivista
animalista che apre nuovi orizzonti mentali, che aiuta ad uscire
da un soffocante antropocentrismo. Fu Nietzsche a parlare di puzza
d'umano e che non se ne può più di tutto questo circondarsi
di discorsi e presenze umane. Figurarsi dopo un secolo dalla sua
morte!
Naturalmente si spera che qualcuno non si senta autorizzato da
simili discorsi a trarre proprie conclusioni sfoltendo l'umanità
con le «atomiche dei poveri».
Da questo punto di vista il peggior nemico degli USA sembra
allignare al suo interno da molti fanatici ispirati al
neo-nazismo.
Tiziano Galante
Caro Tiziano,
quel motto non è farina del nostro sacco. Si tratta di un aforisma di Bertold Brecht che, come giustamente rilevi, può
essere collegato a concetti propri delle filosofie orientali
anche se, è giusto ricordarlo, la distinzione tra «piccola
guerra» -quella contro nemici esterni- e «grande guerra»
-contro sé stessi; i propri limiti, contraddizioni e debolezze-,
è tutt'altro che estranea alla cultura occidentale. Occidente,
beninteso, come dimensione «europea» che è altro rispetto
all'improprio significato assunto da questo concetto nell'ultimo
mezzo secolo.
L'autocritica è un momento indispensabile per ogni cervello
pensante a patto che essa abbia caratteri costruttivi. Per quanto
ci riguarda noi italiani tendiamo ad essere ipercritici su tutto;
sulla nostra politica, sui nostri governi, sulla nostra
organizzazione sociale, sulla nostra storia, sul nostro presente
e sul nostro futuro. Raramente ci prendiamo sul serio ed è
rarissimo che un italiano esprima l'orgoglio di essere tale
epperò non per questo abbiamo acquistato in credibilità agli
occhi degli altri popoli. Simpatici forse lo siamo? Ma di quella
simpatia che si prova per il conoscente scapestrato e fanfarone;
un po' Arlecchino e un po' Pulcinella, non a caso le «nostre»
maschere nazionali.
Le aspirazioni, gli obiettivi e i valori per incidere nella
realtà e non essere ridotti a mere enunciazioni di principio
debbono accompagnarsi a comportamenti coerenti e la critica per
essere credibile deve essere oggettiva. Farsi male a tutti i
costi serve a poco (si rischia di sconfinare nella patologia); la
storia dopotutto dovrebbe insegnarci qualcosa.
L'Europa non è il giardino dell'Eden e gli Stati Uniti non sono
il male, in questo sono del tutto d'accordo. È necessario,
spesso non lo si fa con la dovuta nitidezza e forza, distinguere
tra le oligarchie imperialiste e il popolo statunitense: il quale
è non meno dei popoli del resto del mondo vittima di un sistema
economico-sociale profondamente iniquo.
Ciò non rimuove la necessità di individuare anche
«fisicamente» il Nemico e non vi è dubbio alcuno che gli USA
siano il «luogo» da cui si dipana quella che S.P. Huntington
definisce nel ultimo saggio ("Lo scontro delle civiltà e il
nuovo ordine mondiale") «coca-colonizzazione» o
«Mcdonaldizazzione» del pianeta.
L'Europa ha le sue non lievi responsabilità nella spoliazione
materiale e nell'annichilimento culturale dei Paesi
sottosviluppati ricattati da istituzioni sovranazionali nelle
gestione delle quali la corresponsabilità delle nazioni europee
è notoria, ma il ruolo centrale nella globalizzazione e quindi
la responsabilità dei costi umani che essa comporta va
essenzialmente attribuita agli USA i quali dopo il crollo
dell'Unione Sovietica gestiscono in regime di monopolio il
«potere duro» (controllo fisico del territorio, forza militare,
supremazia economico-finanziaria) mondiale.
Le bestialità compiute dal governo cinese sono note da tempo,
anche se i media occidentali solo negli ultimi tempi hanno
concesso lo spazio che meritano epperò tacendo alcuni aspetti,
certo i più scabrosi e moralmente esecrabili, della
responsabilità europea, giapponese e statunitense. Notizie non
confermate, ma per questo non meno preoccupanti, indicano in
10.000 i clienti dei paesi ricchi che si rivolgono annualmente
agli ospedali cinesi per effettuare trapianti. E se il Calvario
del Popolo tibetano ha, grazie al prestigio del Dalai Lama, avuto
una certa risonanza nei mass-media occidentali lo stesso non si
può dire per le centinaia di bambini malesi e indonesiani
abbandonati nelle discariche dopo essere stati, si dice da vivi,
privati degli organi per i quali i ricchi occidentali sono
disposti a pagare cifre astronomiche o dell'insulto quotidiano
che il turismo sessuale (nel quale pare gli italiani siamo
abbondantemente rappresentati) alla parte più debole e meno
tutelata di quei popoli.
Non è stata certo la lettura de "Il libro nero del
comunismo" ad averci resi edotti sui crimini di Pol Pot e
sulla bestialità delle Guardie Rosse durante gli anni della
Rivoluzione Culturale: orrori immani seppure a lungo
sottovalutati da chi per mezzo secolo si è adoperato, e ancora
si adopera, a catalogare i crimini sulla base dell'ideologia
professata dagli assassini. L'ennesimo vile insulto alle vittime,
a tutte le vittime, le quali continuano ad essere sfruttate nel
mercato delle vacche della polemica politica.
Certo, la «puzza d'umano», nell'inoltrarsi in queste tematiche,
si fa veramente asfissiante.
Luigi Costa
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