da "AURORA" n° 49 (Giugno 1998)

"IL PRIMATO"

Roberto Formigoni,
l'apostolo del Vangelo di Silvio

il giobertiano rosso

 

Quando a un partito riesce di venire in evidenza in proporzioni vistose, la sua articolazione, o disarticolazione se si preferisce, in correnti è inevitabile. Vuoi per ragioni fisiologiche (la spinta pluralistica di una molteplicità di sensibilità e di culture in esso presenti), vuoi per cause patologiche (i notabili che vi si azzuffano per il potere non possono fare a meno di organizzarsi un seguito dotato di una vera o presunta motivazione politica o ideologica).

A tale più o meno felice destino non si è sottratto neppure Forza Silvio, meglio conosciuta con l'arbitraria, illogica definizione di Forza Italia. E ciò nonostante che il Creso di Arcore vi faccia il bello ed il cattivo tempo con la frusta in una mano e nell'altra la borsa con dentro quello che nel Medio Evo taluni fingevano di disprezzare definendolo «sterco di Satana».

Così oggi sappiamo che gli «azzurri» si dividono, a occhio e croce, in cattolici liberali (quelli più nella manica del Cavaliere), in liberali laici (Martino, Pera, Biondi, etc.), in radicali laicisti (Taradash, Galderisi e qualche altro cialtrone traditore di Pannella di cui senza alcun dispiacere non ricordiamo il nome).

Tre correnti, dunque, alle quali da qualche giorno se ne è aggiunta del tutto inopinatamente un'altra per accessione, come si compiacciono di dire i giuristi. Trattasi della frazione del disciolto CDU di Rocco Buttiglione, prima traditore del Partito Popolare Italiano di cui tentò di farsi assassino e poi del sedicente «Polo delle Libertà», che si è rifiutato di seguire il segretario nella nuova formazione di Francesco Cossiga. Il suo capo è Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, uomo di alti e nobili pensieri, non ultimo dei quali quello relativo alla necessità di nulla fare che spiaccia al Paperon de Paperoni di Villa San Martino pena la perdita del posto, visto e considerato che in quel di Milano e dintorni lombardi voti, quattrini, poteri istituzionali o meno, piccoli schermi di grandi TV trainanti fanno capo al proprietario di Forza Silvio.

La nuova corrente frontista suggeriremmo al virgineo Roberto Formigoni di definirla «clerico-blasfema». Perché? La risposta è in una intervista rilasciata a Claudio Schirinzi de "Il Corriere della Sera". Il bravo giornalista termina la conversazione con la seguente peregrina domanda: «Come fa lei che ha fatto voto di povertà, oltre che di castità, a battersi per gli stessi ideali dell'uomo più ricco d'Europa?».

Piuttosto sfuggente, ambigua, da salvataggio in corner, la risposta, che, a nostro ammesso parere, è tale da sfiorare la bestemmia. Vediamo: «Dice il Vangelo: "Guai ai ricchi in spirito", cioè a coloro che sono attaccati alle proprie ricchezze e che le usanze soltanto per sé e non anche per gli altri».

C'è da restare letteralmente allibiti: un cattolico integrale, o addirittura integralista che strumentalizza il Vangelo a copertura delle migliaia di miliardi e delle televisioni di un individuo sceso nell'arena delle politique politicìenne per difendersi la «roba» e per infrenare in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo la magistratura della quale paventa i rigori.

Insomma: ce n'è abbastanza, pare a noi, per chiederci se non si è più aderenti alla vera personalità dell'uomo chiamandolo Forniconi invece di Formigoni. Perché la fornicazione è peccato non necessariamente riferibile al sesso, alla carne (debole per definizione). Può anche avere a che fare, e spesso e volentieri ha a che fare, con la politica (forte per definizione, se la pratica l'uomo più ricco d'Europa).

il giobertiano rosso

 

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