da "AURORA" n° 52 (Novembre 1998)

MALI D'ITALIA

 

La NATO e l'Europa dei liberti

il balilla rosso

 

Il diritto romano prevedeva la liberazione dello schiavo per volontà del padrone. Il liberto, però, restava legato al patrono da speciali vincoli di subordinazione parentale. Tale è la fonte del diritto di patronato che, successivamente, regolò i rapporti giuridici fra la chiesa e gli Stati assolutisti: lo Stato metteva la sua polizia a disposizione della chiesa (braccio secolare), in cambio ottenendo il diritto di controllo sulle attività ecclesiastiche. Più che il ruolo di patroni, la Nato e il Patto di Varsavia, hanno svolto sui popoli europei -resi liberti dai primi di maggio del 1945- quello malavitoso di padrini.

Sgretolatasi l'URSS, ora soltanto la NATO svolge il ruolo di braccio armato dell'unico padrino statunitense, non senza la cooperazione degli stessi liberti i quali, in talune occasioni, ottengono persino il permesso di fingere di recalcitrare pour èpater le bourgeois.

In questo contesto, l'Italia sconta il tributo di umiliazione e di servitù più alto: 110 siti, per centinaia di migliaia di Kmq del suo territorio e delle sue acque territoriali sono occupati da basi militari Nato e da analoghe basi USA. Queste ultime sono state concesse mediante trattati segreti soltanto dall'Italia. Come se ne può uscire? Se i popoli europei fossero pervasi da una effettiva aspirazione alla libertà (che è la naturale facoltà di chi sa conquistarla), trarrebbero le ovvie conclusioni dalla mendace constatazione a suo tempo fatta da H. Kissinger: «È una vergogna che 200 milioni di americani debbano difendere 300 milioni di europei»; mendace perché Kissinger sapeva perfettamente che l'URSS, oltre ad essere vincolata dai patti di Yalta, non ha mai avuto né la possibilità né l'intenzione d'invadere l'Europa.

Quindi: denuncia dei vari diktat, ritiro delle adesioni all'ONU, al Patto Atlantico, alla NATO, al trattato di non-proliferazione nucleare e sloggiamento delle basi USA dall'Europa.

E poi? Poi, costruiremo, per noi e per i nostri figli, un destino di uomini liberi.

il balilla rosso

 

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