da "AURORA" n° 53 (Dicembre 1998)

 

LA POLEMICA

 

Hanno preso una sonata...

Riccardo Valle

 

 

«Hanno preso una sonata che se la ricorderanno per tanto tempo, noi faremo in modo di non fargliela dimenticare. Ora abbiamo conquistato la Provincia, il Campidoglio è il futuro».

Così parlò non Zaratustra, bensì l'onorevole Francesco Storace, rinnegato storico di Alleanza Nazionale, non a caso degnissimo discepolo di Gianfranco Fininvest, autore di quella autentica pulcinellata del giuramento «antifascista» di Fiuggi.

Si dice che lo stile è l'uomo; e mai asseverazione fu più e meglio innervata nella realtà. Da tener presente che lo Storace riveste, del tutto immeritatamente sia chiaro, una rilevante funzione istituzionale: quella di presidente della "Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai-TV". Tale ruolo dovrebbe suggerirgli, quanto meno, l'uso di un linguaggio non da suburra, da picchiatore di destra delle periferie degradate della Capitale, da leponista. Che possiamo farci? Ogni botte dà il vino che ha...

Ma poi, dove sta questa «sonata» di cui blatera il finiano doc dei Sette Colli? Nelle elezioni per la Provincia di Roma ha votato suppergiù il 42% dell'elettorato e l'ex-ideologo rautiano Silvano Moffa -altro personaggio da prendere con le molle- ha prevalso su Pasqualina Napoletano, candidata del centrosinistra, per una manciata di voti. Dunque, il signor Moffa, rivoluzionario nazionalpopolare in quiescenza, rappresenta poco più del 20% dell'elettorato romano-laziale. Egli, censurabilissmo sul piano della moralità dei comportamenti politico-ideologici, è però di certo più intelligente di pinochettari quali il citato Storace e il non ancora citato Domenico Gramazio, e pertanto ha capito che, una volta cessata la pugna, gli conveniva cambiare atteggiamento mettendosi a fare la personcina bene educata. Ed eccolo allora prodursi in una dichiarazione che, tutto considerato e con i tempi che corrono e stante il tipo di partito di cui veniamo trattando, non sfigura affatto sulle labbra di un presidente della Provincia di Roma. Ha detto: «Sarò il presidente di tutti, di chi mi ha votato e anche di chi non mi ha votato. Cercherò rapporti costruttivi con il Comune e con la Regione». (governati dal centrosinistra - N.d.R.)

Staremo a vedere se manterrà la parola. Nel caso avesse questa intenzione, è bene sappia subito che i mammasantissima in biancoceleste -Gianfranco Fininvest, tiranno fino in fondo, da tifoso della Lazio ha preteso imporre al partito i colori della squadra del cuore, fregandosene dei romanisti che pur esistono in AN- non sono propriamente dei gentiluomini di campagna. Il che significa che non potrebbe evitare di fare i conti con la loro trivialità anche intellettuale, oltre che con la loro megalomania. Alcune parole del Gramazio, demagogo pinochettaro delle borgate romanesche, sono in tal senso indicative. Ha detto, questo altro devoto allievo del luogotenente di Berlusconi: «Questa vittoria è un impegno per vincere le europee e conquistare la Regione Lazio e, un domani, cacciare (sic!) la sinistra dal Campidoglio».

Che signorilità! Quale atteggiamento cavalleresco nei confronti dell'avversario su cui si è prevalso! Ma guarda che sentimento della misura e della opportunità ... Par di sognare. Costoro è una vita che collezionano -sinistra o non sinistra in competizione- sconfitte a Roma e nel Lazio e ora, conseguita la gloriola di Palazzo Valentini, solo perché confortati dal sodalizio con l'oceano di miliardi e con l'impero mediatico del Paperone di Arcore e favoriti dai bassi servigi di un grande traditore come Rocco Buttiglione e da un piccolo traditore come Giorgio Fanfani, alzano la cresta e fanno i miles gloriosus.

 

* * *

 

Su questa faccenda della destra e dei suoi peana e ditirambi per una vittoria che esiste sì, ma solo nella sua fantasia aggiungiamo per soprammercato, che nei cinque comuni capoluogo dove ci sono stati i ballottaggi per l'elezione del sindaco tre (Brescia, Pisa, Sondrio) sono appannaggio del centrosinistra, uno (Treviso) è andato alla Lega bossiana, secessionista e antinazionale, grazie anche al valido appello del nostro patriota Pier Ferdinando Casini e del suo partitello residuale alleato con i «nazionali» di Gianfranco Fininvest, uno, Vicenza, è finito nelle grinfie reazionarie.

 

Riccardo Valle

 

 

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