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I masnadieri

 

I masnadieri. È il titolo di una tragedia di Schiller dove si narra la vicenda di Carlo Moor, il quale -accusato ingiustamente dal perfido fratello Franz e ripudiato dal padre- si troverà a capo di una banda di fuorilegge decisi a vendicare sia i torti subiti che i soprusi a danno dei più deboli, e che, in nome di una propria giustizia, compirà una serie di imprese audaci e terribili.

A "I masnadieri" si ispirò, com'è noto, Giuseppe Verdi per comporre l'omonima sua opera in quattro atti.

Storicamente «masnadieri» furono detti nell'Alto Medioevo quei gruppi di persone che, grazie ai servigi resi ai feudatari, entrarono anch'essi a far parte delle gerarchie d'allora. L'ufficio delle armi cui erano di solito preposti, valse loro la fama di schiere violente e sanguinarie, ma anche quella di seguaci della libertà e amanti dell'avventura. A quest'ultimo aspetto e significato (almeno crediamo) Dante volle riferirsi allorquando «ghibellin fuggiasco» ma non domo, egli così si esprime: «E poi rigiungerò la mia masnada».

Proviamo a descrivere allora come potrebbero essere i masnadieri di oggi.

Dovrebbero -ci pare- appassionarsi al grottesco come all'epico, al fantastico come al tragico, e preferire i sapori decisi, i colori veri e i sentimenti vivi: niente mezze tinte o mezze misure.

Dovrebbero rientrare in quella genìa coloro che della vita apprezzano i lati estremi, provocatori, paradossali, ma che sono al tempo stesso portati al dubbio, alla verifica, e animati dall'ironia e dal disincanto. E potrebbe loro capitare -ai moderni masnadieri- di vivere essi stessi al limite del surreale e del nonsenso, quando il «buon» senso direbbe a tutti, a tutta la gente perbene, di lasciar perdere, che è meglio essere realisti, che bisogna starsene tranquilli...

Strani e poco raccomandabili sono i masnadieri. Tra essi figurano i proscritti di Von Salomon, i partigiani di Schimtt, i ribelli di Jünger. Masnadieri sono stati -secondo le circostanze e nella buona come nella cattiva sorte- i contadini del «Barone dalla mano di ferro» e i Pellerossa di Geronimo, i corsari di Morgan e i seguaci del «feroce» Saladino, gli insorti dell'«Aurora» e i volontari della RSI, e tanti altri.

Tanti, ma sempre pochi di fronte alla massa di contemporanei e conterranei. Pochi rispetto ai prudenti, agli accomodanti, ai benpensanti d'ogni epoca, razza e latitudine.

Sembrano, i masnadieri, un po' navigatori solitari e un po' casinisti, missionari e puttanieri, pretestuosi e autocritici; ma pare certo che a guidare il loro percorso vi siano stelle che altri, i più, non sanno scorgere...

Chissà, da una tale masnada di dantesca memoria deve essere discesa la trentina di individui che giovedì 6 gennaio '94 s'adunò in un casolare di campagna, tra Modena e Ferrara. Si trattava di un'accolta di persone che, per meglio risaltare il proprio carattere di compagnia di ventura, prese a chiamarsi Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale, in sigla M.A.-S.N.. Essi là si trovarono e ritrovarono, non per rivendicare feudi e castelli, o nuovi cavalierati, bensì per inseguire «i sogni che rendon giovani e gli ideali che fan liberi».

Diversi per età, stato, grado e condizione; con percorsi a volte opposti, eppure tanto simili: e segnati dalle stesse ferite, delusioni e tradimenti, i trenta di quell'eletta schiera vollero così fissare nella memoria un impegno comune.

Ma sbaglierebbe chi li pensasse come dei romantici sognatori, o dei crepuscolari impolitici a metà strada fra letteratura e anacronismo.

Nossignori, a portarli in quella plaga emiliana, il giorno sacro dell'Epifania, fu un'esigenza di realismo e di idealismo. Un insieme che potrà rivelarsi vincente: anche domani, qualora il fato svelasse finalmente agli uomini di buona volontà di essere degli «affari» nelle mani dei mercanti: mercanti di beni, di sentimenti, di anime, contro cui bisogna ritrovare la dignità per battersi.

Quel si può leggere nel Programma è dunque frutto di quell'incontro, da cui sono scaturiti dieci punti programmatici. Dieci idee-forza per una possibile e comunque doverosa volontà di riscossa.

Che si tratti di un messaggio in bottiglia, o di un proclama al popolo sarà il destino a dircelo. Ricordiamo tutti noi peraltro, che il «destino» segue sempre l'opera dell'uomo.