da "AURORA" n° 7 (Giugno 1993)

EDITORIALE

Rinnovamento e strategia del terrore

Luigi Costa


 

«Io sento che per costoro è giunta l’ora della caccia e della processione: d’una caccia non già selvaggia, ma subdola e vile che rifrusta negli angoli, sommessa come il mormorio d’una preghiera. (...)

Oppure logorano le ore nell’osservare qualche astuto ragno crocesegnato, che spia la preda, mentre predica la saggezza agli altri ragni, così insegnando: "in mezzo alle croci è buona cosa tessere la tela!"»

F. Nietzsche, "Così parlò Zarathustra"

 


 

Allor quando la strategia della tensione giunse al suo apice, ogni attentato terroristico, ogni eccidio indiscriminato veniva inevitabilmente attribuito ai fascisti.
Dopo l’esplosione delle autobombe di Roma e Firenze, attribuite con sospetta celerità alla Cupola mafiosa, non abbiamo potuto evitare in noi lo stesso disagio che nel lontano 2 agosto 1980 ci suscitò il volantino distribuito, qualche ora appena dopo la strage alla stazione di Bologna, dal partito comunista che indicava il terrorismo fascista quale sicuro responsabile del Macello poco prima consumato.
Molta acqua è passata sotto i ponti da quella triste e terribile giornata, tanti avvenimenti politici nazionali ed internazionali hanno sconquassato le certezze acquisite, le ideologie use a dividere il mondo in buoni e cattivi, in conservatori e progressisti, in assassini e vittime. 
Le tante inchieste giudiziarie sostenute dallo spiegamento, a volte infernale, dei mezzi economici e dalla propaganda di parte, hanno senza alcun dubbio dimostrato la totale estraneità dei fascisti nelle diverse stragi che venivano loro attribuite. 
Non senza che molti degli inquisiti abbiano prima dovuto pagare con lunghe carcerazioni preventive i teoremi artatamente posti in essere da un apparato poliziesco e giudiziario che rispondeva a logiche esclusivamente politiche.
Il nostro approccio agli attuali avvenimenti -ed a quelli che purtroppo seguiranno- non può non tenere nel dovuto conto quella lezione. 
Qualsiasi riflessione sulla nuova strategia del terrore non può prescindere dalle comprovate implicazioni del Sistema politico e dei suoi Apparati negli eccidi che insanguinarono le piazze, le stazioni e le linee aeree del nostro Paese e che furono unicamente funzionali alla tenuta del quadro politico il cui asse portante era (ed è) il consociativismo DC-PCI (ora PDS).
Ecco perché la litania intonata dal ministro Mancino e dagli altri Responsabili Istituzionali della Nazione ci provoca lunghi e persistenti brividi alla schiena.
Nessuno pare voler ricordare che gli unici responsabili che risultano coinvolti, perché condannati (es. per il massacro alla stazione di Bologna), sono ufficiali dei Servizi Segreti che in quella, come in altre occasioni, depistarono e inquinarono. 
Siccome siamo persuasi che questi Servitori dello Stato non si siano, in quella occasione, assunti responsabilità così tremende (emerse non solo riguardo Bologna, ma anche per Ustica) senza un preciso ordine del Potere politico le conclusioni che siamo portati a trarre sono terribilmente semplici: 
il terrorismo stragista è da sempre un’arma utilizzata dal potere politico o è comunque funzionale ai suoi disegni.
D’altro canto la convinzione degli italiani, supportata dalla propaganda dei mass media, di cambiare senza scossoni un sistema politico che, da mezzo secolo, è delegato ad esercitare il potere per conto terzi, si sta rivelando una tragica illusione. 
Non solo per l’irrompere delle bombe. Ma soprattutto per il chiaro tentativo delle nomenclature partitiche di riciclare le vecchie logiche all’interno di contenitori, nominalmente, nuovi.
Dopo gli imprevedibili sviluppi dell’inchiesta mani pulite e il pesante coinvolgimento dei detentori del potere economico -Fiat e De Benedetti-, i margini di manovra delle lobbies politico-affaristiche, che hanno in Segni la loro punta di diamante, si sono notevolmente ridotti. La credibilità di tutti i poteri, nonostante il tentativo dei mass media di addossare ad una esigua minoranza la responsabilità della degenerazione partitocratica, è ormai nulla. Quindi quale occasione più ghiotta per il Sistema di questa emergente strategia del terrore per veicolare subdolamente la tesi che dopotutto i ladri sono sempre migliori degli assassini.
Questa congettura non trova solo conferma nello sfacciato trasformismo che in questi ultimi quindici mesi ha animato lo scenario politico, ma è desumibile dalla insistenza con cui a tutti i livelli si tenta di accreditare il nuovo mostro: la Mafia stragista.
Possiamo a questo riguardo affermare che tutta la recente storia italiana -dal 1943 in poi- dimostra che qualora la Mafia o altre organizzazioni criminali si siano mosse in senso stragista, le stesse non possono aver agito senza il consenso dei centri di Potere ai quali sono sempre federate. 
Questo è pacificamente deducibile non solo dalle ultime vicende di commistione tra Mafia e DC (caso Andreotti-Lima), ma dalla circostanziata mole di prove che dal separatismo di Finocchiaro Aprile, all’omicidio di Salvatore Giuliano, al conseguente caffè alla stricnina servito in carcere a Gaspare Pisciotta, via via sino alla vicenda Sindona e alle ben documentate relazioni di minoranza della Commissione Antimafia, ove la simbiosi tra criminalità e politica vengono messe a nudo.
Purtroppo in quest’insieme terrorizzante non vediamo nessun segnale che faccia in qualche modo sperare in una reazione del Paese Reale. A patto che non si voglia scambiare per resistenza la strumentale propaganda o le adunate folcloristiche dei guitti dell’antimafia di Regime.
Il pessimismo e la sfiducia che coltiviamo rispetto la capacità dei nostri connazionali di reagire ai fenomeni in atto non vuole essere, e non è, un invito alla rassegnazione ed alla diserzione.
Anche se la situazione complessiva appare bloccata, anche se siamo pienamente coscienti delle difficoltà che si contrappongono al tentativo di risvegliare le coscienze, anche se avvertiamo quanto difficile sia opporsi concretamente ad un Potere che dispone di mezzi enormi e che per preservare la propria esistenza è disponibile alle più vili nefandezze, non possiamo rinunciare a batterci con tutte le nostre forze e capacità.
Smascherare la criminale strategia dei bombaroli è, per ogni antagonista, un dovere. 
Scriveva Francesco Mastroianni a conclusione del suo saggio "Mafia e Potere" ("Aurora", nn° 5-6 anno 92): 
«La lotta alla Mafia non può essere qualcosa di diverso dalla lotta al sistema. O Mafia e Sistema si combattono insieme o non si combattono affatto».

 

Luigi Costa

 

 

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