da "AURORA" n° 10 (Ottobre 1993)

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Dietro i fatti di Mosca

Claudio Mutti

C'è stato un fatto significativo che ha preceduto il putsch di Eltsin e che generalmente gli osservatori politici hanno mancato di porre in rilievo. 
D'altronde, la versione addomesticata dei fatti di Mosca presentataci dalla libera stampa occidentale esclude che di certi elementi si parli troppo e, soprattutto, che si richiami l'attenzione sul ruolo che essi svolgono nella catena degli eventi. 
Il fatto di cui stiamo parlando è il ritorno di Egor Gaidar alla guida del ministero dell'economia (incarico che si aggiunge al suo ufficio di vice-primoministro)
Come è noto, Gaidar è il fautore e l'ideatore di quella riforma di liberalizzazione economica che egli stesso ha efficacemente illustrata dicendo esplicitamente: 
«I Russi potranno cambiare soltanto quando sperimenteranno la disoccupazione». 
Di tale riforma, d'altronde, i Russi hanno già avuto un assaggio il primo ottobre scorso, quando una delle misure previste dal programma di Gaidar ha liberalizzato il prezzo del pane aumentandolo del 50%. 
È chiaro dunque cosa significhi la dichiarazione di Gaidar secondo cui «Il Governo dovrà imporre una politica di austerity e rinunciare ad ogni misura populista».
L'azione di Gaidar è ispirata dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario internazionale, come ci viene ricordato da un'analisi politica pervenutaci da parte di un gruppo redazionale di "Den" all'inizio d'ottobre, prima che la redazione di questo periodico, organo dell'opposizione spirituale diretto da A. Prochanov, venisse fatta chiudere dal despota democratico.
Ebbene, da tempo lavora a Mosca un gruppo di 24 esperti del FMI: è la delegazione più numerosa fra tutte quelle che l'organismo usurocratico ha sparse per il mondo. 
L'esponente del gruppo, Ernesto Hernandez Catà, ha già avuto modo di intervenire pubblicamente nelle vicende politiche russe allorché, dopo lo scioglimento del Parlamento decretato da Eltsin il 21 settembre, lasciò capire che era quella la strada da battere. 
«Questa misura -disse il funzionario del FMI- ridà fiato alla riforma economica, che è stata bloccata dallo sterile antagonismo tra il presidente Eltsin e il parlamento».
Immediatamente, Eltsin ha risolto lo sterile antagonismo a cannonate.
Una conferma di quanto ipotizziamo viene da quanto ha dichiarato, sul "Manifesto" del 7 ottobre, Boris Kagarlitzkij, consigliere del Partito del Lavoro, una formazione di sinistra cui non sono certamente imputabili simpatie per i "rosso-bruni". 
Egli dice testualmente: 
«Il progetto del FMI è di distruggere la Russia e di farla diventare un paese del Terzo mondo. In questo quadro, era inevitabile la distruzione delle strutture parlamentari di controllo».
In base a queste indicazioni è forse lecito formulare un'ipotesi per l'immediato futuro. 
Se si terranno davvero le elezioni del 12 dicembre e se, a quella data, almeno un partito di opposizione sarà sopravvissuto all'eliminazione delle formazioni politiche antagoniste attualmente in corso, un 30% dei voti dovrebbe nuovamente convergere sull'opposizione. 
Si riproporrebbe cioè una situazione analoga a quella che ha preceduto il bombardamento del Parlamento.
Ricomincerebbe lo sterile antagonismo.
E allora, la battaglia di Mosca non è stata decisiva.
Gli usurai internazionali avranno, in Russia, altre gatte da pelare.

Claudio Mutti

 

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