da "AURORA" n° 8 (Luglio - Agosto 1993)

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La nuova Russia e l'Alleanza Atlantica

Carlo Terracciano

«Mantenere gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto!»

E questa storiella, che circolava negli ambienti diplomatici all'epoca della cosiddetta guerra fredda.

Nonostante i profondi cambiamenti degli ultimi anni, la politica americana sembra non essere cambiata di molto, anche nella versione radical del nuovo presidente USA, cioè ... Hillary Clinton e suo marito.

Eppure, che la politica internazionale sia radicalmente mutata lo dimostra anche il fatto che simile freddura sia raccontata da Andrei Kozyrev, ministro degli esteri della Federazione Russa, cioè l'uomo di Eltsin per le relazioni internazionali, nel contesto di un articolo ("La nuova Russia e l'Alleanza Atlantica") che apre il n° 2, febbraio 93, del bimensile "Notizie NATO"!

Si tratta della pubblicazione plurilingue edita direttamente dall'Ufficio Informazione e Stampa della NATO, che vede, nella sua edizione italiana, i nomi di Leonetto De Leon e Ruggero Orlando, uomini ... come dire? ... di razza.

In onore dell'inconsueto ospite, questo numero ha la copertina interamente occupata dai colori bianco-blu-rosso a bande orizzontali: la bandiera della repubblica borghese russa.

In "La nuova Russia e l'Alleanza Atlantica" A. K. sviluppa tutti i temi cari al suo padrone del Kremlino e alle forze mondialiste che lo sostengono, nell'interesse internazionale dell'unica potenza imperialista rimasta: la talassocrazia degli Stati Uniti d'America.

Se osserviamo la questione sotto la sua vera luce, le parole di Kozyrev assumono un valore tutto particolare e certamente non desiderato:

 

«È in un certo senso significativo che ad un Ministro degli Affari esteri della Federazione Russa sia stata offerta, per la prima volta, l'occasione di scrivere in una prestigiosa pubblicazione della NATO; sotto questo aspetto i segni del cambiamento sono chiaramente percepibili».

 

L'integrazione nel sistema occidentale del gruppo di Stati riconosciuti democratici con economie di mercato è l'obiettivo a medio termine più importante per l'attuale governo di Mosca, che si propone di succedere alla defunta URSS nei rapporti internazionali.

 

«Il rinnovamento della Russia e la sua transizione verso la civiltà [testuale!] non è compito agevole», aggiunge Kozyrev.

 

Affermazione gravissima e quanto mai significativa dello spirito che anima lo staff mondialista insediatosi a Mosca.

La Russia dunque, secondo le parole del suo ministro degli esteri, era immersa nella barbarie, sia con lo zarismo che con il comunismo; ma ora finalmente sarebbe in marcia verso la civiltà, cioè verso l'occidente atlantista ed il suo civilissimo modello di vita neo-capitalista, ricalcato sulla american way of life.

Se queste sono le promesse figurarsi le conclusioni che A. K. trae del tutto conseguenzialmente! Dopo aver invocato un nuovo "Piano Marshall" per la Russia, egli mette in guardia gli occidentali dal voler indebolire e spezzettare la federazione. Ma non, si badi bene, per conservare gli interessi russi nel mondo, bensì per contrastare proprio quelle forze patriottiche che accusano l'attuale gestione del potere di arrendevolezza, liquidazionismo e anche tradimento.

 

«Se invece dovessimo incominciare ad essere considerati nelle capitali occidentali come qualcosa di non necessario, o di pericoloso, l'unica conseguenza sarebbe un incoraggiamento ai nostri patrioti nazionali ad intensificare i loro attacchi all'attuale politica russa e quindi, un appoggio ai loro desideri sciovinisti di confinare la Russia in un isolamento di pseudo-superpotenza. Ci riferiamo, purtroppo, ad atteggiamenti non ipotetici, ma assolutamente reali, tuttora presenti in taluni ambienti politici e sociali della società russa, tanto nell'ambito dell'apparato statale, quanto tra i deputati al Parlamento».

 

Non sappiamo se A. K. si rende pienamente conto dell'enormità delle sue affermazioni: «difendere la democrazia» (salvo in realtà affossarla nei fatti) con l'appoggio degli Stati Uniti; contro la volontà del Parlamento dell'apparato statale e di una parte sempre crescente del popolo.

Quella che fu prassi comune per i piccoli paesi sconfitti in guerra (esempio da manuale: l'Italia) dovrebbe applicarsi alla seconda potenza mondiale, che consegna così il suo destino nelle mani del nemico di ieri invocandone la buona volontà nel non distruggerla completamente.

Proprio Kozyrev del resto era stato autore, nel dicembre '92 a Stoccolma di una personale performance che aveva gelato l'uditorio, cioè il Consiglio della CSCE. Si era alzato per contestare punto su punto le richieste occidentali, ponendo veti e ventilando minacce come nei tempi passati. Ai diplomatici allibiti ed alla stampa internazionale aveva poi spiegato di averlo fatto mostrare quale sarebbe stato l'atteggiamento di un futuro governo russo se fosse caduto Eltsin!

Lui stesso la definisce, sulle pagine della NATO, diplomazia d'urto; uno choc per gli occidentali, che

 

«si proponeva semplicemente di additare alla comunità mondiale, qualora i riformatori russi fossero sconfitti e gli esponenti della tendenza nazionalpatriottica andassero al potere, i pericoli insiti in un'attesa di sviluppi del tipo più su accennato. Non bisogna consentire che gli eventi si sviluppino in questo senso perché non corrisponderebbero di certo ai nostri interessi comuni, e la strategia della colleganza deve servire a garantirlo».

 

Più chiari di così ...

Ma K. non si accontenta. Rincara la dose di autocritica nei confronti del paese che dovrebbe rappresentare all'estero; ma anche contro la Germania oggi pur così munifica in finanziamenti alla Russia. Esaltando al contrario gli Stati Uniti.

 

«Se attribuiamo agli Stati Uniti la veste di simbolo dei valori occidentali, all'URSS quella di simbolo del totalitarismo e dell'espansionismo militare e alla Germania quella di simbolo del rischio del riemergere del nazismo e dell'irredentismo, la vecchia formula NATO può essere vera sotto una nuova luce, rifratta dal prisma delle realtà europee e mondiali dei nostri giorni. Oggi il compito comune degli Stati Uniti, della Russia e della Germania, come pure di tutte le altre nazioni della NATO e della CSI, è quello di mantenere i valori democratici dentro, le minacce militari fuori e il nazionalismo aggressivo sotto controllo comune, da Vancouver a Vladivostok».

 

Cioè, tradotto dal politichese del neo-adepto mondialista: assicurare agli Stati Uniti il controllo totale, militare, politico, economico-finanziario di tutto il Nord del mondo da Vancouver a Vladivostok (ovviamente passando per Mosca e non sul Pacifico del Nord!).

E tutto questo per assicurare ad Eltsin ed alla sua banda, lui compreso, la vittoria al prossimo referendum (i brogli elettorali faranno il resto), ma anche per tenere sempre sotto tutela la Germania che, dopo la riunificazione e lo sfascio sovietico, fa sempre più paura a Mosca.

Insomma: noi ci sottomettiamo, ma voi americani tutelate la nostra unità federale è la sottomissione della Germania (americani dentro, Germania e Russia sotto).

È esattamente il contrario della politica estera auspicata dal Fronte di Salvezza Nazionale russo raccolto intorno alla rivista eurasiatista "Dien" ("il Giorno").

Lungi dall'essere una forza sciovinista, nazionalista o panslavista, il FSN auspica una alleanza geopolitica delle potenze d'Eurasia, e in particolare un nuovo Asse Mosca-Berlino (quasi una riedizione, ma su ben più solide basi, del patto Molotov-Ribbentrop del '39, in funzione difensiva ed unificante); alleanza estendibile fino all'Asia estrema, a Pechino e Tokio, in funzione antimperialista: e soprattutto una stretta intesa con l'Islam rivoluzionario, con l'Iran in primis.

Chiunque giochi in qualsiasi veste sulla contrapposizione tra la futura Russia e l'Iran, fa il gioco occulto del mondialismo e dell'imperialismo americano.

Andrey Kozyrev invece offre agli Stati Uniti, nell'ambito del Nuovo Ordine Mondiale americanocentrico, di divenire il garante degli interessi mondialisti nell'area geostrategica dell'ex-URSS, nel Caucaso, in centro Asia, ovunque.

Visto che la Russia, per colpa proprio dei nuovi autocrati democratici, non è più in grado di mantenere l'unità e la stabilità di quell'area, Eltsin è pronto ad agire come satrapo degli USA proprio nelle terre una volta dominate da Mosca; appoggiando i dittatorelli locali ex-marxisti contro le rivoluzioni islamiche locali.

 

«È essenziale pervenire ad un grado più elevato di efficienza pratica nell'impiego della forza per eliminare i focolai d'incendio: la Russia ha intrapreso operazioni per il ristabilimento della pace in un gran numero di regioni (in Moldavia, in Georgia, nel Tagikistan), fornendo effettivi e risorse in conformità con gli accordi presi con i paesi interessati. Riconosciamo che il mantenimento della stabilità in questa parte del mondo è di nostra competenza, ma chiediamo di ripartire l'onere con i nostri soci occidentali attraverso i meccanismi della CSCE. Del resto, dei soldati russi operano nell'ex-Jugoslavia nel quadro delle forze ONU».

 

Ma come agirebbero gli USA in caso di conflitto tra russi e, ad esempio, Stati baltici (si pensi al territorio di Kalinigrad, l'ex-Koenisberg della Prussia Orientale, spartita tra Polonia e URSS.

Un territorio che, geograficamente separato dal territorio russo, fa gola sia alla Lituania che ai polacchi)? Proprio dopo l'articolo di A. K., e quasi a compensarlo, c'è quello di Audrius Butkevicius, ministro della difesa nazionale di Lituania, che tratta proprio di queste questioni.

Certo A. K. conosce le preoccupazioni di Washington e Gerusalemme per il problema islamico nell'ex-URSS come in Medio Oriente, con la potenza dell'Iran quale perno centrale. Si arriva all'assurdo che oggi il panslavismo antislamico (ma soprattutto antiturco) è usato dai mondialisti di Mosca come arma propagandistica di mobilitazione, per favorire gli interessi americano-sionisti; mentre il Fronte di Salvezza Nazionale è l'alleato russo più sicuro dell'Islam rivoluzionario, che infatti vi è rappresentato dal Partito della Rinascita Islamica.

Specie in Tagikistan l'intervento russo a fianco della vecchia nomenclatura di potere è stato decisivo per la momentanea ritirata delle forze patriottiche islamiche, rappresentate a Mosca nel FSN dal PRI.

Eltsin dunque, l'anticomunista viscerale di oggi, non ha esitato ad appoggiare i vetero-marxisti locali e addirittura i criminali comuni per sconfiggere le forze islamiche e sottomettere il Tagikistan in un bagno di sangue. A maggior dimostrazione di come, al di là delle dichiarazioni di principio e delle ideologie, l'unico vero interesse in gioco sia quello dell'imperialismo americano e delle lobbies politico-finanziarie che lo determinano.

Nello stesso numero di "Notizie NATO" viene riportata la dichiarazione del Consiglio di Cooperazione Nord-Atlantico del 18.12.92 proprio sul Tagikistan (Stato abitato da popolazioni indoeuropee, come iraniani ed afghani); ci si rallegra per il trionfo delle forze comuniste e laiche sia contro gli islamici che contro i cosiddetti filo-occidentali che a quelle si opponevano. Ironia del destino e della geopolitica.

Se poi si considera la posizione di questo stato centroasiatico, strategicamente rilevante, si noterà come la NATO sia oramai andata ben oltre la sua istituzionale sfera d'influenza geostrategica; ed anche oltre le attuali competenze europee nei Balcani e contro il nord-Africa in piena insurrezione islamica. Una zona che, secondo noi, gli USA danno oramai per persa, in Algeria come in Egitto.

Allora sempre più l'Alleanza Atlantica viene ad identificarsi con il braccio armato dell'interventismo americano nel mondo; eccetto ovviamente il continente americano vero e proprio, nord e sud, dove Washington agisce da solo e in prima persona (il famoso «cortile di casa»), strangolando Cuba, invadendo Panama, formando ed abbattendo governi in Sudamerica.

È l'adattamento e l'estensione della vecchia "dottrina Monroe" dell'800: «L'America agli americani e il resto del mondo ... pure!». Per il resto del mondo ci pensano le truppe coloniali locali, sotto la supervisione USA. D'ora in poi la Russia sarà fra queste; in Asia centrale o nei Balcani.

Il processo d'integrazione Russia-Occidente è oramai ad uno stadio molto avanzato. Recentemente le FF. AA. USA hanno partecipato a manovre militari in ... Siberia! La talassocrazia americana ha raggiunto il cuore strategico della ex-potenza terrestre sua rivale.

E non è solo la Federazione Russa in gioco, seppur si tratti della più importante.

 

«Il riavvicinamento della Russia e dei paesi membri della NATO sulla base di valori comuni rappresenta un'opportunità storica per l'Europa e per il mondo nel suo complesso, opportunità da non lasciarsi sfuggire. Questo vale anche per i nostri vicini, e cioè le Repubbliche già facenti parte dell'URSS: alla fine del 1991 i paesi della NATO hanno compiuto un passo importante per accogliere le nostre proposte, istituendo il Consiglio di Cooperazione nord-atlantica (NACC): di questa fanno parte i paesi della NATO e gli ex-membri dell'Organizzazione del Trattato di Varsavia, ivi compresi tutti i paesi della CSI».

 

Il NACC è quindi un organismo, quasi sconosciuto ai più, che allarga le competenze della NATO su tutta l'area ex-sovietica, fino al suo centro più protetto e inaccessibile.

A. K. è ben consapevole dei rapporti interconnessi strettamente tra politica estera russa e politica interna nell'attuale fase di scontro per il potere a Mosca. E non solo per quanto abbiamo già visto finora. Invocando uno spazio comune mondiale, egli afferma a chiare lettere:

 

«Nello stesso tempo, siamo contrari ai raggruppamenti esclusivi e dottrine quali la

Pax americana, la Pax germanica o la Pax eurasiatica (N.B.)».

 

Se è ovvio che le sue considerazioni sulla e Pax americana lasciano il tempo che trovano a e Washington, è chiaro dove A. K. voglia andare a parare; anche se il ruolo della Germania resta comunque subordinato nella NATO alle strategie USA per l'Europa.

E poi ci sarebbe la Pax Eurasiatica!

Termine inconsueto ed incongruo in bocca al ministro di Eltsin, anche in relazione a quanto detto finora sul nuovo ruolo subordinato di Mosca. Ma termine che assume una ben chiara indicazione d'interesse interno solo se si consideri che proprio l'unità eurasiatica, da oceano ad oceano, è la parola d'ordine geopolitica delle forze nazionalpatriottiche antimondialiste e antisioniste del Fronte di Salvezza Nazionale; in particolare della rivista "Dien" e relativo movimento politico, guidati da Prochanov e Dughin. Queste realtà in crescita vertiginosa sono la spina dorsale e l'elemento centrale unificante del FSN.

Kozyrev dunque parla di politica internazionale sulle pagine della rivista della NATO, ma è ai problemi interni che è rivolta tutta la sua attenzione e verso cui cerca di indirizzare quella dei suoi interlocutori occidentali, da mungere anche in termini economici.

Non per nulla i G7 hanno procrastinato il crollo di Eltsin con una iniezione (solo promessa) di milioni di dollari, per fargli vincere il referendum. A. K. da furbo politico russo sa bene che l'attacco al mondialismo installatosi in Russia può venire soltanto dagli eurasiatisti del Fronte patriottico; specie ora dopo la firma vergognosa del SALT 2, che praticamente disarma la Russia e la mette alla mercé dell'ex-rivale, unica potenza atomica planetaria rimasta.

Come ci spiegava a Mosca il colonnello Morozov, caposcuola della Geopolitica russa, la talassocrazia americana ha usato nei confronti dell'URSS, tipica potenza terrestre chiusa agli spazi oceanici, la cosiddetta "Politica dell'Anaconda".

Con il loro sistema di alleanze con gli Stati della Fascia Marginale Eurasiatica (NATO, ex-CENTO, SEATO, Patto ANZUS) gli Stati Uniti hanno rinchiuso per decenni il colosso sovietico nella sua prigione continentale, tra i mari gelati del nord polare, i mari interni dell'Eurasia (Mar Nero, Mar Caspio, lo stesso Mediterraneo), le montagne e i deserti dell'Asia centrale.

Lentamente, ma inesorabilmente, le spire del grande serpente acquatico si sono serrate sulla Russia soffocandola, stritolandola, per poi divorarla pezzo a pezzo. La tragica avventura afghana non fu che l'estremo, disperato tentativo di Mosca di spezzare le spire che l'avvinghiavano. Essa cercò un varco verso il mare aperto, l'Oceano Indiano, attraverso il Belucistan. Uno sbocco prossimo anche alle rotte petrolifere del Golfo Persico (dopo la Rivoluzione Islamica dell'Iran) con un tentativo di contro-accerchiamento planetario pluricontinentale, facendo leva sul Corno d'Africa e sull'Indocina in mano all'alleato vietnamita.

L'esito è noto. E da lì inizia la fine dell'Impero e la sua frantumazione su linee etniche. Proprio quella prevista da Amalrik, il dissidente ebreo, nel suo libro "Sopravviverà l'Unione Sovietica fino al 1984?". Ha sbagliato solo, e di poco, sulla data!

Ora l'Anaconda-USA può divorare la sua vittima pezzo dopo pezzo, fino a farla scomparire dalle carte geografiche, dove potremo ritrovare Mosca ridotta al Principato di Moscovia o poco più. Oppure utilizzare una Russia domata per contrastare un pericolo ben più pressante e vitale, in quanto giovane: l'Islam rivoluzionario. La politica della NATO verso la Russia è tutta qui.

Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile se nel contempo le forze interne del Mondialismo, penetrate in Russia con la rivoluzione bolscevica stessa e poi emarginate da Stalin, non avessero svolto il loro ruolo di disintegratori interni, annichilendo le coscienze e creando confusione. Il veleno mondialista ha paralizzato l'URSS dall'interno, almeno da Andropov in poi. Sono gli stessi che abbatterono lo Zar, fecero trionfare il bolscevismo svendendo buona parte dei territori russi. Alla fine la Russia, schiavizzata e svuotata nell'anima per decenni è stata gettata via come un guscio vuoto, uno strumento oramai inutile e superato per i piani del Mondialismo e del suo piccolo popolo guida.

Il simbolo di Mosca e, per estensione, della Russia è quello della Tradizione: il Guerriero (S. Giorgio, per l'Ortodossia) che, su un cavallo bianco, trafigge con la lancia il drago, il grande serpente che cerca di avvilupparlo nelle sue spire.

Le forze della Luce polare contro le tenebre.

Spirito contro materia. Potenza solare contro tellurismo. Ma anche forza primigenia della terra eurasiatica contro il drago di fuoco che sbuca dalle tenebre inaccessibili dell'Oceano primordiale circostante, come un incubo collettivo dai reconditi recessi ancestrali della psiche collettiva dei popoli.

Nella moderna storia della Russia come dell'Europa sono presenti tutti gli elementi simbolici dell'eterno dramma metafisico, dello scontro sempre ripetuto tra il Cielo e gli Inferi, tra la Terra di Luce e il mare oscuro, tra i popoli chiari del Nord e quelli neri del meridione; come fu diecimila anni or sono quando gli ariani si spostarono dalla sede polare per calare in Europa, in Asia, in India.

Geografia sacra e Geopolitica convergono a velocità folle verso il punto «X» senza ritorno, la censura tra vecchio e nuovo Cielo.

E sull'esito finale non ci sono dubbi.

Ora la Russia è vicina a toccare il fondo, quindi è anche la più prossima di tutti alla rinascita e al riscatto, al sorgere di una Nuova Aurora che promette un Giorno radioso.

Ed è anche il solo paese che può mettersi alla testa dei popoli dell'Eurasia e del mondo intero per combattere il Nemico dell'Uomo, mondialista.

Purtroppo lo stato di degrado morale raggiunto e lo sfascio politico-istituzionale a cui l'ha condotta la cricca Gorbaciov-Eltsin non fa certo presagire un passaggio indolore.

Il novello dittatore demo-atlantista è pronto a gettare tutta la Federazione in un bagno di sangue senza precedenti per salvare il suo potere di agente oramai palese del Mondialismo che l'ha appoggiato. Ma più lunga e sanguinosa sarà la nuova guerra civile russa, più forte e rapida nonché radicale sarà la riscossa contro il Nemico di ieri, di oggi, di sempre. Sulle orme di Ungem Khan.

Si affermerà allora dal Pacifico all'Atlantico, dal Polo Nord all'Oceano Indiano quella Pax Eurasiatica che Kozyrev aborrisce come il peggiore dei mali per sé e per i suoi sponsors atlantici.

Non sappiamo se A. K. già oggi, con i suoi scritti ed interventi sia passibile di alto tradimento per le leggi del proprio paese tradito; lo speriamo.

Una cosa è certa: il futuro riscatto del popolo russo e dei popoli d'Eurasia passa per la sconfitta con qualsiasi mezzo di uomini come lui e di tutta la cricca mondialista del Kremlino.

Pax Eurasiatica Imperiale dunque, contro Nuovo Ordine Mondiale imperialista. Terra e Mare preparano per il mondo lo scontro finale per il dominio planetario del Millennio a venire.

 

Carlo Terracciano

 

 

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