da "AURORA" n° 9 (Settembre 1993)

L'INSERTO

Ricordando "Polvere di stelle"

Daniele Gaudenzi

Nell'articolo dedicato al "mondo del cinema" è purtroppo mancato il nome di Marlon Brando, il grande attore d'origine lorenese (Brandeau) interprete de "I giovani leoni" (lesse il "Mein Kampf" per meglio incarnare il protagonista), nonché di "Ultimo tango a Parigi" (il film dell'italiano Bertolucci che ha portato sullo schermo la figura di Pu Yi, "l'ultimo Imperatore" del Manciukuò filo-nipponico), l'amico dello sventurato Christian Marquand (ha perso la memoria) e il padre dei ragazzi protagonisti del giallo a tutti noto. 
Brando va ricordato per il suo impegno a favore della causa dei Pellerossa nonché per avere manifestato, a suo tempo, solidarietà per le "Pantere Nere" (liquidate poi fisicamente negli Stati Uniti). Io ricordai il Brando "giovane leone" sul "Bollettino della Federazione forlivese del MSI" anno 1963 (un voluminoso libro illustrato che oggi, mi dicono, è ricercato da studiosi e appassionati, ma che all'epoca mi costò l'incomprensione e l'ingratitudine dei maggiorenti missini, pur essendo apprezzato fra gli avversari). 
Quando pensiamo ai Pellerossa, ci troviamo di fronte ad un dramma che non ha trovato, per lungo tempo, alcuno storico o cantore per quell'autentico "Olocausto" (a differenza della "Shoa" che trovò come documentarista dei lager nientemeno che il regista britannico di films tipo "Psycho", Alfred Hitchcock, l'ex-allievo dei Gesuiti che amava giacere sessualmente, con bionde dalle fattezze diafane e levigate, su funebri catafalchi, ...).
Erano, quelli, i tempi in cui tra ebrei e negri i rapporti erano ottimi (e c'era una simbiosi culturale, quasi, come per i "Blues Brothers" alla Belushi). Poi le cose si sono guastate, a quanto pare: soprattutto con la comparsa dei "Musulmani Neri" e l'avvento dell'era di "Malcolm X", il prestigioso leader nero (ammirato anche da Mohammed Alì, l'ex-Cassius Clay oggi affetto, pare, dal morbo di Parkinson) che il regista Spike Lee ha portato sugli schermi (adesso lo stesso regista sta preparando un film sull'imperatore romano Caligola, interpretato da attori tutti neri). 
Finita, dunque, l'era degli "Zii Tom", come sprezzantemente i nuovi militanti neri definiscono gli attori alla Eddy Murphy, alla Sidney Poitier (ricordate, "Indovina chi viene a cena?", col cattolico Spencer Tracy e l'ex-democratica, e neo-sostenitrice di Ross Perot, Katherine Hepburn già innamorata del latin lover Rossano Brazzi, l'amico di Ronald Reagan, nel veneziano "Tempo d'estate"?...). 
Per non parlare dell'aristocratico Duke Ellington, concertista alla White House, e del buon Louis Armstrong, che nel jazz dava espressione alla sua fede cristiana, stupendo così il laico Carlo Mazzarella... 
In quei tempi lontani (anni Cinquanta) poteva accadere che l'attrice ebrea Susan Hayward perdesse la testa per il pugile nero "Sugar" Ray Robinson (un mio articolo al riguardo fu riportato sulla stampa falangista spagnola, così come un altro, ben diverso, sullo scarso amore italico per gli animali - "La patria di San Francesco" - apparve sulla rivista di Per Enghdal, l'esponente fascista svedese che avevo conosciuto nel l956 al milanese teatro Del Verme, durante il Congresso missino (dove i gerarchi indigeni lo snobbavano, perché non portava soldi, a differenza dei franchisti al potere...). 
D'altronde se vogliamo da "Sugar" Ray Robinson s'è passati ad un nuovo idolo nero di pasta ben diversa, quel Michael Jackson sempre più assomigliante a "Liz" Taylor, che a Mosca e in Cina (la Corea invece l'ha respinto) ha trovato come sponsor la Pepsi Cola, di cui fu presidentessa la celebre star Joan Crawford (tanto simile a mia zia). 
I tempi della Crawford (che ebbe al fianco in "Johnny Guitar" l'ex-comunista Starling Hayden, l'eroe di "Giungla d'asfalto", che s'era avvicinato ai rossi durante la guerra per l'OSS in Jugoslavia)... 
Ed ecco che viene a mente un'altra celebre star, Gloria Swanson, che fu amante di Patrick Kennedy, l'ambasciatore alla corte di San Giacomo, detestato da Roosevelt perché ritenuto filo-tedesco (sarà il padre di John e Bob, i "fratelli Gracchi" della plutocrazia yankee). La Swanson, protagonista di "Viale del tramonto", in cui ebbe al fianco il giovane conservatore William Holden (con Charlston Heston grande amico di Reagan), di cui si ricorda l'indimenticabile "Picnic" con Kim Novak. 
Ma torniamo a Michael Jackson, ambasciatore della democrazia yankee in Romania (dopo il massacro dei Ceausescu). A Napoli lo definirebbero un "femminiello"... D'altronde, chi non conosce l'altro cantante-attore nero dalla scarsa virilità? Parliamo di Prince, ovviamente. Conobbi il cugino di Prince ad una Mostra del "Pret a porter" a New York sul finire degli Anni Ottanta, ed era molto simile, in tutto e per tutto, al famoso parente... 
Certo che anche il mondo della canzone e dello spettacolo ha perso, pure in USA, l'antica sanguigna virilità di un Frankie Laine (Lo Vecchio) e di un Perry Como (da non confondersi col governatore Mario Cuomo): tutti cantanti italiani. 
Questi italiani "brava gente" che, ogni tanto, anche sullo schermo finiscono per apparire cattivi, come nel film dove Anthony Quinn impersona Omar El Muktar impiccato da un Graziani tipo Oliver Reed. D'altronde persino il buon Mario Merola (il re napoletano della sceneggiata) fu accusato ingiustamente d'essere un camorrista, così come Franco Franchi (da non confondersi con l'ottimo e infaticabile onorevole missino!) nei suoi ultimi giorni fu amareggiato dall'accusa d'essere un mafioso (per non parlare di Carmelo Zappulla recentemente scarcerato). 
Ma forse che gli Italiani non sono sempre stati considerati dei "guappi"?... 
Pensiamo al personaggio di Gastone Moschin nel film alle prese con un giovane De Niro futuro "Padrino" o allo sprezzante "guappo" indirizzato al soldato Maggio (Frank Sinatra) in "Da qui all'eternità" dal trippone Ernest Borgnine (nella realtà lui stesso italiano, originario di Capri!). 
L'ottimo Borgnine che, a suo tempo, interpretò la figura spavalda di Navarra "il re di Poggioreale". Ma si sa che gli americani hanno sempre voluto attribuire agli italiani la patente di mafiosi e "zar del crimine". Non per nulla Paul Muni (l'ebreo Weisenfreund) è passato alla storia del cinema con "Scarface" (Al Capone) così come il suo correligionario Edward G. Robinson con "Piccolo Cesare" (il gangster Bandello).
In "The enforcer" ("La città è salva") il gangster ebreo Lepke Buchalter diventava il latino Joseph Rico, così come Charles Bronson, col "Caso Valachi", ha incisivamente contribuito alla campagna d'origine kennedyana (Bob Kennedy) tendente a sottolineare una pretesa egemonia italiana in campo criminale (con gioia delle varie mafie irlandesi, ebreo-polacche e cinesi ...). 
Bronson, d'altra parte, s'è attirato accuse di fascismo coi suoi vari "Giustizieri della notte"... Sarebbe, d'altra parte, più giusto non dimenticare pure il ruolo rilevante del Gangsterismo d'origine ebraica negli USA: basta pensare a nomi come quelli di "Bugsy" Siegel (il fondatore di Las Vegas), Mikey Cohen e, soprattutto, Meyer Lansky, il grande amministratore, il cervello finanziario della malavita organizzata. 
Nel 1958 io scrissi un volumetto illustrato, "Storia del gangsterismo americano", proprio allo scopo di dimostrare tutto questo, sottolineando nel contempo il determinante contributo della mafia italo-americana per lo sbarco dei liberatori in Sicilia. 
Al cinema i film gangsters attiravano il nostro interesse di giovani dell'immediato dopoguerra: ricordo la risata da jena di Tommy Udo (interpretato da Richard Widmark e doppiato da Paolo Stoppa) ne "Il bacio della morte" e la serie dei film del bravissimo James Cagney (com'è finito male, poveretto, imbrogliato e plagiato da certi Zimmerman, come s'è detto...). Erano, tutti questi, eroi ben diversi da quelli ai quali ci aveva abituato la propaganda bellica del regime fascista (ci fu, allora, un bel film, "Harlem", interpretato da Girotti, Nazzari e Valenti, e ambientato nel mondo corrotto della boxe americana, quello che doveva stritolare il nostro Tiberio Mitri, vendicato poi da Nino Benvenuti...). 
Pensiamo, negli anni del Duce, ai film dell'alto-atesino Luis Trenker ("I condottieri"), di cui nel dopoguerra si parlò in occasione dei falsi "diari di Eva Braun" e per essere diventato padre in età oltremodo avanzata... (L'Alto Adige, o Sud Tirolo, della bellissima Eva Klotz...). 
Qualche anno dopo, nel 1946-47, ci furono proposti altri eroi: ricordo a Forlì un giovane Enrico Berlinguer venuto a commemorare Eugenio Curiel, il giovane ebreo dei GUF più tardi dimenticato perché accusato di avere parlato durante gli interrogatori della polizia fascista... 
Il giovane Berlinguer d'allora, che proponeva alle giovani comuniste l'esempio di Santa Maria Goretti (esaltata nel film del regista Genina, quello dell'"Assedio dell'Alcazar" sceneggiato dal mio amico Pietro Caporilli futuro direttore dell'"Asso di bastoni" e del "Carroccio" di Domenico Leccisi): lo stesso Berlinguer che un giorno sarebbe stato allegramente sollevato di peso, abbracciato e sbaciucchiato dal suo esilarante fan Roberto Benigni (un altro dei grandi comici di sinistra, come il Paolo Villaggio che sentii comiziare in piazza Saffi a Forlì per Democrazia Proletaria). Il Benigni oggi rampollo dell'ispettore Clouseau. 
D'altra parte, anche in USA è sempre esistita una comicità di sinistra: penso a Lucille Ball, la compagna di Desi Arnaz, una specie di Simona Marchini americana che ebbe i suoi guai durante il maccartismo.
Ma forse che in Italia non abbiamo avuto l'oca giuliva, la svampita per eccellenza, nella figura della craxiana Sandra Milo? Eppure ci fu un tempo in cui si chiamava Sandra Greco e, lungi dal tifare socialista era missina e andava a testimoniare la sua solidarietà al direttore del foglio neofascista "Meridiano d'Italia" denunciato dal capo partigiano "Maurizio" (Ferruccio Parri): c'è una foto, a suo tempo pubblicata da "Lo Specchio" di Nelson Page, che ce la mostra in tale occasione, al fianco di Franco Maria Servello e dell'avvocato Gastone Nencioni ... Poi, convertitasi al socialismo, Sandra Milo cominciò ad adorare Bettino Craxi (che però, si dice, era sentimentalmente legato ad Anja Pieroni) e l'onorevole Stefano Servadei la ricorda all'assemblea di Verona, assieme alle altre ammiratrici del lider maximo. Marina Ripa di Meana allora era anche una convinta craxiana. Non c'è da stupirsi, comunque. 
Quanti sanno, per esempio, che Dario Fo fu paracadutista nelle formazioni della Repubblica di Salò impegnate in Val d'Ossola? Il futuro compagno di Franca Rame, a quel tempo, non immaginava davvero che un giorno sarebbe divenuto l'idolo dei giovani estremisti di sinistra. 
Chi può mai dire cosa ci riserva il futuro. 
Personalmente ricordo due giovani, conosciuti in epoche diverse: un ragazzo, tra la fine degli Anni 50 e l'inizio degli Anni 60, ad un convegno missino nell'Italia centrale ... 
Si chiamava Giorgio Freda. 
Un altro, durante una sua visita alla cognata, mia impiegata alla Camera di Commercio di Forlì... 
Si chiamava Senzani e sarebbe venuto celebre come capo dell'ala movimentista delle Bierre e durante il "caso Cirillo"... 
Io stesso, nell'immediato dopoguerra, come reazione alla delusione per la sconfitta militare (ci avevano fatto credere fanaticamente nella immancabile vittoria) nonché come manifestazione di un mio personale Sessantotto in anticipo di vent'anni, mi avvicinai ad un comunismo stalinista (nel quale trovavano espressione, peraltro singolari affinità col precedente socialfascismo). Fu pure una reazione all'ambiente borghese, benpensante, moderato e cattolico in cui ero cresciuto (mio padre spirituale era stato il mite fratello del futuro onorevole Zaccagnini).
Ma mi attiravano pure i ribellismi libertari. Ricordo quando a Forlì venne a parlare contro Papa Pacelli l'anarchico Titta Foti, quello che avrebbe poi arruolato nella sua compagnia di filodrammatici il giovane ex-repubblichino Giorgio Albertazzi, dal carisma ribaldo, appena uscito di galera per la nota storia della fucilazione del disertore (più tardi avrei personalmente conosciuto il vecchio capo fascista forlivese Plinio Pesaresi, l'ufficiale di Albertazzi, che s'era rifiutato di provvedere all'esecuzione, lasciando così in quella situazione il suo giovane braccio destro). 
Erano quelli i tempi in cui l'ex-calciatore Raf Vallone, che aveva fatto il servizio militare col suo amico Oscar Luigi Scalfaro, era redattore de "l'Unità" (poi sarebbe divenuto attore di teatro, avrebbe affascinato Marlene Dietrich ed avrebbe avuto una bellissima figlia, Eleonora). 
Presi a collaborare a fogli di sinistra ed inventai lo scoop dell'adesione di Massimo Girotti (l'ex-attore littorio della "Corona di ferro", di cui era profondamente innamorato Luchino Visconti) al Partito Comunista Italiano, dopo aver assistito ad una sua partita di calcio (c'erano anche Andrea Checchi e Vivi Gioi, coi quali stava girando "Caccia tragica" nel Ravennate) allo Stadio "Tullo Morgagni" con una rappresentativa operaia locale. E, dato che c'ero, inventai pure l'adesione di Tyrone Power al comunismo (erano i tempi di "Sangue e Arena"): notizia, quest'ultima, che sarebbe stata ripresa più tardi da una delle più prestigiose riviste di Rusconi alla quale collaborava Giorgio Pisanò. 
Il tutto apparve sul foglio della Federazione Comunista bolognese, dove c'era pure, un articolo del riminese Renato Zangheri futuro sindaco felsineo (oggi ultra-migliorista). 
E pensare, a proposito del bel Ty, che più tardi la sua bella figlia Romina, col piccolo Schubert Al Bano, avrebbe fatto propaganda per lo Scudo crociato! Girotti credette che la storia fosse stata inventata dal suo compagno Vittorio Duse e non la smentì mai. 
In seguito, divenuto collaboratore dell'"Asso di bastoni" di Vanni Teodorani (il marito della figlia di Arnaldo Mussolini), scrissi una "Lettera d'amore a Sofia Loren" che, in qualche modo, provocò l'avvicinamento della famiglia Scicolone a quella dell'ex-dittatore, fugando le iniziali simpatie di Sofia per Pajetta... La bella Sofia, fra l'altro, ricevette Teodorani, si fece fotografare col distintivo assista (un manganello) sul prosperoso petto e m'indirizzò una simpatica fotografia con dedica. L'avrei rivista poi a Predappio, in occasione delle nozze di Romano e Maria, assieme al "Mago di Napoli" (Achille D'Angelo) e al superdetective Tom Ponzi. In precedenza, all'"Excelsior" di Via Veneto, al fastoso ricevimento prima delle nozze, avrei conosciuto il grande drammaturgo Giovacchino Forzano nonché Paolo Carlini (col quale avrei intessuto corrispondenza, così come con l'arguto Umberto Melnati, il brillante compagno di De Sica) ed avrei visto Renato Rascel, un tempo amico di Ciano (quel Ciano la cui nuora, Gloria Lucchesi, sarebbe divenuta l'amante di Vittorio Caprioli, già marito di Franca Valeri, noto anche per essere nipote di Francesco Saverio Nitti...).
E già che parliamo dei Ciano, ricordo l'incontro predappiese (Anni 50) fra Edda e Mamma. Rachele, dopo la lunga drammatica separazione...
Ma al ricevimento dell'"Excelsior" avevo conosciuto anche una giovanissima Piera Degli Esposti (più tardi in sodalizio artistico-sentimentale col povero grande Tino Schirinzi, suicidatosi in questa drammatica estate con la sua compagna Daisy Lumini).
La grande passione che ho sempre avuto per il mondo del cinema risale ai tempi più lontani della mia infanzia e adolescenza. Fra l'altro, la protagonista di "Treno popolare" e la padrona cattiva della pensione di "Umberto D.", il film di De Sica-Zavattini interpretato dal professor Battisti, era la bionda Lina Gennari, già artista di gran successo nel mondo del varietà coi fratelli Romigioli, sentimentalmente legata ad un giovane Gino Cervi: bene, era cugina di mia madre e veniva a trovarmi coi suoi capelli biondo platino alla Jean Harlow quand'ero un bambino. Al Ginnasio m'innamorai di Maureen O'Hara, la vivacissima irlandese dai capelli rosso di fuoco, la compagna di John Wayne nel film "Un uomo tranquillo" di John Ford: ricordo che le scrissi, proprio ad Hollywood, una gran lettera d'amore. 
Più tardi, fra le mie preferite, Eleonora Rossi Drago (di cui si diceva che votasse missino, dopo aver interpretato "I sette dell'Orsa Maggiore", prima si chiamava Palmira Omiccioli e le si attribuiva un passato di resistente in quel di Genova...) ...e, perché no?, la dolce Paola del Belgio (cantata da Adamo). Ricordo quando, a Bruxelles, si parlava della giovane bionda italiana che faceva figli e sfidava le convenzioni dei parrucconi della Corte belga... 
A proposito di principesse e belle donne: quanta grazia e dignità nell'attrice Grace Kelly, di fronte al meschino spettacolo delle varie principesse albioniche eccetera! Sarà la bellissima Claudia Schiffer, la top model tedesca più famosa nel mondo, la futura nuora della povera Grace?... 
Certo che stiamo parlando di personalità e figure che appaiono quasi irreali, in un mondo come quello attuale. Oggi non si celebrano più gli eroi autentici, bensì figure contorte, nevrotiche, complessate... Penso al fascino di Lawrence d'Arabia interpretato dall'irlandese Peter O'Toole (quanto ne parlammo, con Adriano Romualdi), alle figure pulite come James Stewart e il giovane Reagan de "La voce della tortora", a Gary Cooper di "Mezzogiorno di fuoco", al marine Steve McQueen (in urto con la moglie progressista Ali Mac Graw). 
«Per fortuna "the Duke" è morto» diceva qualche giorno fa il sergente Delgado, alludendo a John Wayne, in occasione del grave scandalo di pornografia pedofilia sadomasochista esploso al campo di Pendelton in California, relativo alle orge omosessuali in cui, dopo una catena di suicidi, sono stati coinvolti almeno duecento marines, anche in divisa: un colpo ad uno dei miti più inossidabili del machismo USA. 
Del resto, di che stupirci in un'America dove, come ad Oakland, una ragazza può essere accoltellata a morte tra gli applausi dei passanti: il caso di Dione Wells. (Ci vorrebbe l'italiano tenente Furillo di "Hill Street"!), 
Ma già, questa è l'America di Bill Clinton (il marito di Hillary) che voleva accettare gli omosex nell'Esercito!..
E, dato che prima parlavo di Maureen O'Hara (che fu protagonista d'una memorabile battaglia legale contro la rivista scandalistica "Confidential"), come non ricordare il caso attuale che sconvolge Hollywood-Babilonia: il caso della squillo di lusso Heidi Fless, già amante del finanziere ebreo Bernie Cornfeld, amica e collega di Victoria Sellers (la figlia di Peter "Stranamore"), che ha coinvolto i nomi di Michael Douglas, Jack Nicholson, Nathanson ed altri bigs?.. Cornfeld richiama la memoria di un Vampiro: fra i più celebri "Dracula" dello schermo ricordiamo l'ebreo Bela Lugosi, già commissario della Repubblica ungherese dei consigli (di Bela Kun), il tedesco Klaus Kinsky (padre della bellissima Nastassja) e l'italiano Christofer Lee Carandini. Dracula, il principe impalatore nato in Transilvania, dove pure è nato Edward Luttwak, il giornalista americano legato al potere USA che oggi fa il filo-leghista (e per la Lega simpatizza incredibilmente anche il buon Ciccio Ingrassia, il siculo di "Amarcord", già compagno di mille avventure cinematografiche del povero Franco Franchi). 
Tempi ormai lontani, quelli degli Anni Quaranta, in cui si parlava d'Impero e di rivendicazioni territoriali (Nizza, Savoia, Corsica, Malta, Dalmazia, Gibuti, Tunisi eccetera). 
Oggi Luttwak vorrebbe una piccola Italia spezzettata. Allora il nostro cinema esaltava le imprese dei nostri aquilotti. E "I tre aquilotti" si chiamava, precisamente, uno dei film più significativi dell'epoca: c'erano Leonardo Cortese, Roberto Villa, Alberto Sordi ...e Tonino Tatò, proprio lui, il Suor Pasqualino di Berlinguer, il suo segretario tuttofare, cattocomunista, buon amico e compagno del mio amico Giovanni Tassani teorico del dialogo, dell'incontro, dell'alleanza, della fusione fra cattolici democratici e post-comunisti pidiessini. A proposito di Alberto Sordi, inimitabile doppiatore di Oliver Hardy, amico di Giulio Andreotti e del grande musicista Piero Piccioni ("Fumo di Londra"): fra i suoi più cari collaboratori è sempre stata Vanna Caruso, figlia del questore romano fucilato perché fascista (la cui lettera estrema alla figlia io rintracciai e feci inserire nel volume "Ultime lettere dei Caduti della RSI" curato dal decano dei Cappellani militari di Salò, il savignanese Don Scarpellini che mi onorava della sua amicizia). 
Ho parlato di Piero Piccioni (con Ennio Morricone, Trovajoli e Riz Ortolani fra i nostri grandi compositori di musiche per film, il più grande anzi): ricordo il 1954, quando, per rovesciare politicamente suo padre -e ci riuscirono- lo coinvolsero nel famoso "caso Montesi", la morte della ragazza di Tor Vajanica. Fini, più tardi, per essere assolto. Tra le testimonianze a suo favore quella di Alida Valli (Altenburgher). Oggi è legato alla bella attrice e ballerina inglese Gloria Paul, che io ricordo a Forlì con Walter Chiari (ex-collaboratore umoristico del giornale delle "SS" italiane) durante un divertentissimo spettacolo teatrale. 
E dato che stiamo parlando comici, vorrei ricordare, fra quelli italiani, Aldo Fabrizi (di cui è morta recentemente la sorella, "sora Lella", arguta protagonista del "Maurizio Costanzo Show") ed i fratelli De Filippo. 
Questi ultimi furono divisi non soltanto da rivalità personali ed artistiche ma pure da diverse connotazioni politiche: filocomunista il grande Eduardo, cattolicissima Titina (come la Giulietta Masina di un Fellini politicamente agnostico, anche se il mio amico pugile Bianchini di Rimini avrebbe voluto candidarlo in una elezione amministrativa!), mentre Peppino si distinse per una furiosa litigata con l'ambasciatore Filippo Anfuso (che ebbi l'onore di presentare in una grossa manifestazione politica proprio il giorno della nascita della mia primogenita ...).
Aldo Fabrizi durante il ventennio si cimentò in una satira del "mugiko" al quale «si spacca il grugno», poi girò "Roma Città Aperta" del regista ex-fascista (poi filo-DC) Roberto Rossellini (che aveva girato, su soggetto di Asvero Gravelli, "L'uomo della croce" dedicato all'epopea dei cappellani Militari della Milizia sul fronte russo durante la "crociata Antibolscevica"). Poi Fabrizi, in nome dell'antica amicizia coi colleghi di teatro Almirante, accettò di partecipare, anche in TV, a fianco di Giorgio Almirante, a manifestazioni elettorali propagandistiche della "Fiamma Tricolore"... Nino Manfredi, invece, dopo esser stato filo-socialista e amico di Giacomo Mancini, accettò di candidarsi per la lista radicale di Pannella salvo poi ritirarsi all'ultimo minuto (il caffè Lavazza: «più lo mandi giù, più ti tira su...»).
Fra i maggiori registi di cinema e teatro, ricordiamo naturalmente Pierpaolo Pasolini, deluso dal comunismo, tormentato dal cattolicesimo ("Il vangelo secondo Matteo"), torbidamente affascinato da "Salò", infine simpatizzante per i radicali, mentre Zeffirelli è diventato filo-leghista (quella Lega con la quale è riuscito a trovare un accordo persino il brechtiano ex-socialista e filo-comunista Giorgio Strehler). Ornella Vanoni è invece passata dal craxismo alla DC prima di Segni poi di Bassetti ... Luchino Visconti, invece, ha concluso la sua carriera di aristocratico comunista dedicandosi al mondo germanico che l'affascinava ("Ludwig", "Morte a Venezia" "La caduta degli Dei") e a D'Annunzio ("L'Innocente"). Di Giuliano Montaldo (interprete del film partigiano "Achtung banditi" e regista di "Gott mit Uns" e dell'anticlericale "Marco Polo") si ricorda l'interpretazione di Don Lisandrini, il prete patriota de "La cieca di Sorrento" che libera dalla prigione Oliviero il figlio del dottor Pisani (Corrado Annicelli) prigioniero dei borbonici, oculista di Antonella Lualdi insidiata dal perfido fidanzato (tedesco) Paul Muller assassino della madre...
A proposito di borbonici: lo sapevate che la figura malinconica e suggestiva dell'ultimo Re di Napoli, il marito dell'Aquiletta Bavara (Sofia) cantata da D'Annunzio, fu interpretata in TV dall'attore Cirino, fratello nientemeno che di Cirino Pomicino?... Vedendo in TV "L'Alfiere", interpretato da Fabrizio Mioni, Achille Millo e Domenico Modugno (il radicale, adesso verde, deluso per l'elezione di Cicciolina) il pensiero correva ad un'altra epopea sudista, quella cantata da "Via col vento" di Margareth Mitchell (con Clark Gable, anzi Goebbels, nella parte di Red Buthler) e portata per la prima volta sullo schermo dal grande David Wark Griffith, il regista di "Nascita di una Nazione" e "Intolerance".
È curioso notare come alcune delle massime pellicole, nella storia del cinema, siano d'impronta chiaramente razzista e antidemocratica, malgrado l'egemonia indubbia del cosmopolitismo di matrice ebraica. Pensiamo a "Olympia" e "Trionfo della Volontà" di, Leni Riefenstahl (sulle Olimpiadi nella Berlino hitleriana ed il Congresso della NSDAP) e, per quanto concerne il Sud confederato, ai film di Griffith dove, fra l'altro, si esalta apertamente il "Ku Klux Klan" (fondato dal generale sudista Albert Pike, massone di rito scozzese, amico e corrispondente di Mazzini, tuttora monumentato a Washington, per iniziativa del Presidente imperialista Teodoro Roosevelt ...da non confondere con Franklin Delano). 
Quante cose interessanti si apprendono così. Pensiamo allo sceneggiatore ebreo Ben Hecht, da tutti considerato di sinistra; bene, era invece un sionista revisionista (quelli del movimento filo-fascista di Wladimir Jabotinsky, di cui faceva parte anche il giovane Menahem Begin) e fu strettamente legato all'"Irgun Zwei Leumi" (da cui nacque la "Banda Stern" che fece la guerriglia terroristica contro gli Inglesi fin dal 194l, risultando così paradossalmente alleata dei nazisti!). 
D'altronde è straordinaria la presenza degli Ebrei in ogni campo e settore: dalle "banane Chiquita", di cui è re Samuel Zemurray, nato Zumy in Bessarabia, intimo di Chaim Weizmann, ai "sigari Davidoff", per non parlare dell'"informatica Olivetti" (De Benedetti) e delle gambe di Jane Russell (Ernestina Geraldine Russell, figlia di Geraldine Jacobi attrice del teatro ebraico). 
Gianantonio Valli, nel suo pregevole volume dedicato all'influenza ebraica nel mondo del cinema, ha peraltro attribuito una origine semitica a Louis de Funès che ha, sì, interpretato la figura d'un Rabbi, però era d'origina spagnola e cattolico tradizionalista filo-monarchico (come filo-monarchico, prima di diventare socialista, è stato il francese Philippe Noiret ...). Sono invece proprio ebrei lo scrittore Nelson Agren e l'attrice Nathalie Wood (Grushin), che Valli invece considera gentili. Norma Shearer, dallo strabismo di Venere, si chiamava in realtà Fisher, mentre il vero nome di Jill St. John è Jill Oppenheimer (come il realizzatore della bomba atomica e il "re dei diamanti" sudafricano).
A parte tutto questo, c'è da notare il fatto come molte grandi star del cinema abbiano finito per legarsi a produttori, registi e uomini d'affari della Stella di Davide: dalla Garbo (Mauritz Stiller) alla Dietrich (von Sternberg), dalla Monroe (Arthur Miller) a Liz Taylor (Mike Todd ed Eddie Fisher), da Ava Gardner (Artie Shaw alias Warshawski) a Jean Harlow (Paul Bern), da Anita Louise (Adler) a Claudette Colbert (Lawrence Pressman), da Norma Talmadge (Nicholas Schenk) a Gale Sondergaard (Herbert Biberman), da Janet Leigh (Tony Curtis alias Bernhard Schwarz) a Debbie Reynolds (Eddie Fisher, da cui ebbe la figlia Carrie, ovvero la principessa Leyla di "Guerre Stellari", poi con seri problemi d'alcool e droga...). 
"Guerre Stellari" ci richiama il nome di Alec Guinness («la Forza sia con te...»), l'attore inglese che fu tra i primi a sbarcare in Sicilia nel 1943 e che poi, dopo avere interpretato la figura del Cardinale Mindszenty prigioniero del regime comunista ungherese di Rakosi e Geroe, si convertì al cattolicesimo, mentre Sean Connery (lo 007 di Jan Fleming) continua ad essere un tenace sostenitore dell'indipendenza della Scozia.
È estremamente interessante, a mio avviso, scandagliare le preferenze politiche e le storie dei numerosi personaggi del mondo del cinema (ricordate la definizione mussoliniana? «Il cinema è l'arma più potente». Per non parlare di quello che pensava al riguardo il geniale dottor Goebbels...).
Vittorio Mussolini mi propose, tempo fa, un libro che avremmo dovuto scrivere assieme sulla storia del cinema nel ventennio (lo fece dopo avere ascoltato a Mestre una mia relazione su «Il cinema nella RSI»). Purtroppo non se n'è potuto far nulla. Vittorio Mussolini (già direttore della prestigiosa rivista "Cinema" cui collaborarono personaggi destinati a diventar famosi, come il futuro regista Beppe De Santis, apologeta di Stalin) col nome di "Tito Livio Mursino" collaborò a varie sceneggiature. In particolare, si ricorda il suo "Luciano Serra pilota" interpretato da Amedeo Nazzari (quel Nazzari che avrebbe voluto paracadutarsi al Nord per sottrarre al suo tragico destino Osvaldo Valenti, di cui anni fa conobbi uno degli amici, l'avvocato Cacciari...). 
A fianco di Valenti morì Luisa Ferida, mentre Doris Duranti, amante di Alessandro Pavolini (di cui fu braccio destro il forlivese Pino Romualdi), riuscì a sottrarsi alla morte. 
Ora Ida Di Benedetto interpreterà per la TV la figura della tragica e passionale Ferida (di Castel S. Pietro). 
Parlando di Vittorio Mussolini, potrei ricordare anche il fratello jazzmen Romano (col quale, anni fa, ebbi uno scontro polemico, alimentato dalla Preda, sul "Borghese" di cui era accanito lettore il comico Mimmo Carotenuto ...). 
Carotenuto richiama "Poveri ma belli", con Maurizio Arena (protagonista di una futura avventura con Titti di Savoia), Renato Salvatori (l'ex-bagnino scoperto da Visconti, poi comunista e interprete di "L'Amerikano" con l'ex-comunista Yves Montand) e Marisa Allasio (figlia del celebre calciatore, poi sposatasi col principe sabaudo Calvi di Bergolo). 
Parlando di Mussolini, come dimenticare che fu l'ebreo Paul Muni a interpretare la figura del rivoluzionario messicano Benito Juarez (da cui il nome Benito imposto dal padre internazionalista al futuro dittatore italiano) così come altri ebrei impersonarono Mussolini sullo schermo: Jack Oakie (Lewis Delaney Offield) nel "Grande Dittatore" dove Chaplin era Hitler, e Nehemia Persoff ... mentre Luther Adler ha fatto il Führer (interpretato anche da Richard Basehart e da Alec Guinness...).
Fin dagli anni Sessanta (quando facevo comizi assieme a Vittorio Sbardella, allora dirigente nazionale giovanile legato a Franco Petronio) curai il "settore cinematografico" anche per "Il Secolo" (dove c'è tuttora un ottimo redattore come Carlo Cozzi), interessandomi peraltro anche di altre forme di spettacolo (riuscii a mettere in contatto il Fronte della Gioventù anconetano con il cantautore di estrema destra Lucio Battisti ... Lucio Battisti, una delle voci più interessanti e suggestive del nostro mondo canoro, così come il cattocomunista Antonello Venditti). 
Robert Brasillach, il martire del fascismo francese, è stato, col cognato Maurice Bardeche, autore di una grande "Storia del cinema" che dovrebbe essere ristampata: del resto, il cinema francese, da Corinne Luchaire alla italiana Edvige Feullière, dall'amico di Celine, Vigan, a Danielle Darrieux e agli epurati Chevalier e Fernandel, è sempre stato una miniera di personaggi straordinari. Jean Gabin, dai film del "Fronte popolare" passò poi ad essere politicamente «il John Wayne del cinema europeo» (la definizione è del critico di sinistra Tullio Kezich). 
E Depardieu fa oggi l'apologeta di Cristoforo Colombo l'imperialista. Gerard Blain interpretò "il Gobbo del Quarticciolo" che ricattò nel 1944 Beniamino Gigli per i suoi trascorsi collaborazionisti.
Alain Delon è con Le Pen (dopo essere stato amato, come il tedesco Helmut Berger, da Luchino Visconti), mentre a sinistra sono sempre stati Serge Reggiani, Michel Piccoli, la Greco (tutti d'origini italiane). Fra i grossi nomi ebrei del cinema francese, Raoul Levy (il produttore della Bardot, oggi sposata al braccio destro di Le Pen), Abel Gance, C. Lelouch, Simone Signoret (Kamimker), J. P. Aumont (Salomons), Anouk Aimèe...
Il povero "boia di Treblinka" (poi risultato innocente, ma trattenuto per essere trasformato nel "boia di Sobibor"), l'ucraino Dejmanjuk non troverebbe troppa comprensione, in certi ambienti cinematografici... (forse potrebbe comprenderlo, chissà, il cattivo Jack Palance, pure lui d'origine ucraina, vero nome Palajscjukh...).
L'egiziano Omar Sharif, che piaceva tanto alla Streisand (poi passata al tennista Agassi, mentre suo figlio checca convolava a giuste nozze con uno stilista), ha trovato difficoltà inizialmente, per inserirsi, lui arabo, ad Hollywood. Il mondo della produzione è sotto egemonia ebraica. Fra i più recenti personaggi, si citano i cugini Menahem Golan e Yoran Globus della "Cannons".
Roman Polanski, dopo la tragedia di Sharon Tate e la disavventura con la minorenne, ha ripreso quota. 
Ma è giusto ricordare i tempi dell'impegno politico della colonia israelitica hollywoodiana (quando John Garfield, ovvero Julius Garfunkle, morì di crepacuore dopo esser stato torchiato dagli inquirenti). 
«La Sovversione», si diceva. La corruzione delle idee e dei costumi, si ripeteva. Oggi, da noi, il veneziano Tinto Brass (quello de "La chiave" con la Sandrelli già compagna del compagno Gino Paoli, di "Miranda" con la Serena Grandi già compagna dell'ex-compagno e neo-convertito, con Lucio Dalla, Gianni Morandi, nonché di "Salon Kitty" il bordello berlinese frequentato da Ciano, e di "Paprika" con la Deborah Caprioglio già compagna di ballo di Gianni De Michelis), Tinto Brass, dicevamo, proclama tranquillamente la sua «religione del culo» anche nel salotto dell'ex-piduista Costanzo... 
Ah, i tempi dell'austerità stalinista cari ai vetero di "Rifondazione"! (intervistai per la TV locale Cossutta, Garavini e Lucio Manisco, l'amico di Gore Vidal... indubbiamente simpatici, questi bolsevichi ai quali continua ad andare la solidarietà di "Citto" Maselli, mentre Carlo Lizzani ormai s'è fatto riformista...). 
In TV intervistai anche Massimo Foschi (la voce di Dirk Bogarde e Burt Lancaster) che girò un "Sandokan" con il Sikh Kabir Bedi e l'ex-parà Philippe Leroy, il nobile francese che ha sposato la figlia del povero Tortora... ed intervistai pure Laura Carli, che rievocò episodi spassosi del povero grande Memo Benassi (che recitava, nella Venezia di Salò) la dannunziana "Sirventese dell'Adriatico"...).
I ricordi sono ormai tanti, fatti, figure, volti e luoghi s'affollano alla mente. Un'autentica "polvere di stelle"... Un mondo multiforme, pittoresco, tragico, divertente, da conoscere ed approfondire. Nelle sue origini, nella sua essenza. Come quando ricordai ad Ornella Muti le sue origini materne, che non sono russo-baltiche bensì germano-baltiche. 
Tedesca, dunque, come (sempre per parte materna) alcune altre delle più belle donne del mondo, da Soraya Esfandiari ad Ingrid Bergman e Grace Kelly... 
Et de hoc satis.

Daniele Gaudenzi

 

 

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