da "AURORA" n° 10 (Ottobre 1993)

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C'è posto per il sig. Rossi

Ivano Boselli

La voglia di giustizia, che pare essere forte oggi nel nostro Paese, non deve trarci in inganno, perché proprio di voglia si tratta, e come tale non ha dietro di se convinzioni maturate nel corretto e sincero vivere sociale. È solo un moto di effimera ribellione alle innumerevoli malversazioni a cui noi, gente che lavora, siamo costretti causa uno Stato sociale in via di smantellamento e una vita quotidiana spottizzata nel senso di "apparire come", "somigliare a".
Insomma l'attuale rinascita morale sta solo nelle parole, che prima erano sussurrate dalla gente perché il potente ladro era ancora ben saldo al suo posto ed ora sono urlate, rinnegando il ruolo da noi avuto nell'alimentare questo sistema arrivista ed inefficace nel mondo del lavoro, inefficace ed inefficiente nel sociale, prostituito efficacemente nei rapporti internazionali.
Non possiamo dimenticarci che l'inchiesta "Mani Pulite", prima di diventare un serial televisivo -con i suoi buoni e malvagi personaggi, coi colpi di scena e gli omicidi misteriosi- era già da anni una vicenda conosciuta alla piazza; ma i nomi e d i cognomi erano "Loro", le cifre "un tot"; «... e comunque ora devo andare, sai, per quel posto di aiuto-usciere alla regione che mi ha assicurato il dott. "Ghe pensi mi"...», e così via.
È mia convinzione che i più arrabbiati con i personaggi di Tangentopoli siano quelli che poco hanno potuto rubare e quelli che, come sempre, a testa china, stanno dalla parte di chi ha ragione.
Dicevo di non farsi ingannare dal clima di attuale moralizzazione, perché inconsistente; e poi, moralizzazione su quali valori?
Quelli cattolici? responsabili di gran parte delle storture in Italia, salvo poi confessarsi, comunicarsi e "prego versare sul c.c.p." ...e grazie!
Quelli comunisti? che domani non si sa se sono ancora gli stessi!
Dobbiamo chiedere a chi si riempie la bocca di morale su quali valori la vuole costruire!
Certo che essere antagonista non sta nei «Te l'avevo detto!» e quindi lasciamo agli altri il compito di spolpare le carcasse dei pesci, per grossi che siano, caduti nella rete della loro stessa arroganza ed occupiamoci degli altri, ancora liberi di scorrazzare nel mare dell'indifferenza; occupiamoci, soprattutto, della miriade di pesciolini, sostentamento e scudo di barracuda e squali.
In una parola, «concretezza», come chiedeva Luigi Costa in "Aurora" di settembre. 
Ma la concretezza sta nei risultati o piuttosto nella chiarezza e perseveranza di un progetto? 
È più concreto organizzare una riuscita manifestazione di protesta contro l'ennesima tassa, che verrà temporaneamente abolita, o sapere programmare ed esporre con chiarezza l'ammontare del fabbisogno di un Comune, per il suo corretto funzionamento?
Dopo dieci mesi dalla prima uscita pubblica del "Comitato per la Tariffa" di Modigliana (FO), non posso certo dire che abbiamo ottenuto concretezza sul piano dei risultati, in quanto siamo stati capaci solo di alcune iniziative riguardanti il lavoro nero, senza però riuscire a portare a termine, per ora, i programmi che ci eravamo prefissi nel primo anno di attività. Come, ad esempio, una significativa presenza nei campi, con il coinvolgimento dei braccianti agricoli o l'organizzazione di un dibattito pubblico con le Aziende ed i loro rappresentanti sul tema del lavoro nero ed il non rispetto dei contratti collettivi di lavoro.
Questo a causa della nostra inadeguatezza, dovuta alla precaria formazione politica, fatta di ignoranza e pressapochismo, di certezze di gesso e dubbi di marmo, che ci ha portato a confrontarci con organizzazioni e personaggi navigati quando ancora avevamo bisogno di crescere nelle nostre convinzioni, perdendo così buone occasioni per essere più incisivi nelle nostre iniziative.
D'altra parte, invece, posso affermare, per alcuni di noi, di aver raggiunto la "concretezza dell'impegno personale", indispensabile per trasformare la sconfitta in maggior energia, la derisione in perseveranza, i buoni risultati in risultati concreti.
Questo è avvenuto grazie al confronto disinteressato all'interno del nostro gruppo, fatto di persone quasi digiune di politica, anonime e, perché no, qualunquiste, che però su un argomento ben preciso, in parte conosciuto, evidentemente ingiusto qual'è il non rispetto delle regole da parte di chi le fa, hanno avuto la forza-coraggio di uscire allo scoperto pur sapendo di non esserne per il momento all'altezza. Partendo da questo stimolo, siamo cresciuti!
Primo: perché il fatto di esporre le proprie idee non è cosa da poco, soprattutto quando vanno controcorrente, non sono preconfezionate e cozzano contro la ruggine del «è sempre stato così».
Secondo: il confronto con gli apparati (dai sindaci ai sindacati, dall'Ispettore di Stato al rappresentante delle Aziende) ci ha fatto capire che non noi, ma loro sono inadeguati per correttezza, strutture e capacità a rispettare le inique regole datesi. Questo ci infonde, paradossalmente, maggior speranza di scardinare i luoghi comuni che immobilizzano molti di noi nell'appropriarsi dell'attività politica.
Terzo: siamo cresciuti perché abbiamo capito che quello che impediva un nostro impegno comune non era nelle nostre convinzioni, ma piuttosto nelle artefatte maniere di fare politica dei nostri governanti, nell'impegno profuso dalle segreterie di partito nel dividere, nella menzogna di Stato sovrano (e quindi capace di prendere decisioni autonome), nell'imbarbarimento continuo provocato dal liberalismo concesso ai pochi capitalisti, che ha trasformato il posto di lavoro in ricatto, in premio se..., in precario, in promesso, in rubato da....
L'abbiamo capito non da altri, ma parlando delle nostre piccole cose, senza operazioni mnemoniche imparando a memoria la poesiola contro il padrone da ripetere e ripetere, ma sul campo, contattando varie forze e cercando le notizie, non aspettandole a casa. Certo siamo in ritardo, ma ora ci siamo!
Leggo "Aurora" dall'inizio dell'anno e capisco che in molti, da una vita, combattono la disinformazione ed il sopruso restando ai margini del consenso per via della scomodità del pensiero, rivolto al cambiamento e all'inadeguatezza dei mezzi, soffocati dall'equazione investimento-appiattimento dominante oggi nell'informazione.
Ma, sono convinto che così come certa ignoranza si può sconfiggere con il vostro foglio, così noi ignoranti possiamo essere serbatoio inesauribile per le vostre iniziative, a patto di renderle chiare e mirate.
Certo il problema più grande è senz'altro nel fatto che l'Italia può considerarsi paese occupato dopo 50 anni dalla sconfitta subita, oppure che nel giro di poche ore pochi speculatori con la collaborazione di pochi governanti possono travasare ingenti somme di danaro dagli investimenti al proprio orto, ed altro ancora.
Ma che fare, dove trovare informazioni e cifre se tutto è insabbiato, nascosto, inaccessibile.
Puntiamo dunque al corrotto di casa nostra per sconfiggere l'invasore, condanniamo lo spreco per combattere la miseria, facciamo una informazione corretta per sconfiggere l'ignoranza. Concretezza.
Ora stiamo portando a termine l'allestimento di una mostra come percorso documentato, dal 1861 ad oggi, sulla storia del mondo contadino e dei braccianti agricoli in particolare; qual'è stata l'evoluzione delle condizioni di lavoro; quella delle associazioni fra lavoratori; le varie lotte e patti stabiliti nell'arco degli anni; il rapporto paga oraria-costo del vivere. In pratica una ricerca mirata a dare personalità ad una categoria del mondo produttivo sempre più emarginata dai massimi sistemi.
Il nostro scopo principale è quello di coinvolgere le persone apparentemente estranee al problema: fornai, casalinghe, avvocati, autotrasportatori, preti, i cittadini nella convinzione che i guasti del sistema hanno un'unica radice, conosciuta da tutti ed è quindi fuorviante, dispersivo e non concreto, impegnarsi in iniziative tendenti a salvaguardare un pezzo di società lasciandone fuori il rimanente.
Ad esempio, i braccianti agricoli cercano di far conoscere le proprie problematiche agli operai metalmeccanici per dimostrare che la causa del mancato funzionamento di regole, che hanno avuto il consenso popolare e che sulla carta erano effettivamente da collaudare, è comune.
E se è vero, com'è vero, che la causa è comune, viva il giorno in cui i braccianti protesteranno a fianco del WWF per la salvaguardia dei fiumi; in pratica non dobbiamo farci dividere da partiti bisognosi di identità o sindacati protesi ad aprire nuovi uffici (per chimici - metalmeccanici - tessili - del legno - della carta,  ecc.).
Nella ricerca effettuata negli archivi di Stato delle province di Forlì e Ravenna, stanno emergendo, tra l'altro, due questioni principali: la prima è il pressoché sistematico disinteresse da parte dei padroni del rispetto dei contratti stipulati dai loro rappresentanti dopo lotte anche sanguinose, puntando sul clima culturale di paura e sopraffazione; con la collaborazione di governi fantoccio e della solita Chiesa cattolica, fatalista ed intrigante.
La seconda è la primordiale divisione dei braccianti in diverse fazioni, e tutti sappiamo quali; divisione tra gente con gli stessi problemi e con lo stesso attrezzo di lavoro tra le mani, con documenti firmati da Prefetti, Podestà, Consigli comunali.
Non bastasse, molta gente ci ha chiesto come mai, nonostante la nascita del Comitato, anche quest'anno le aziende non rispettano i contratti!!!
Vogliamo coinvolgere - informare - insegnare, pur nella nostra ignoranza, da che parte stare.

Ivano Boselli

 

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