da "AURORA" n° 12 (Dicembre 1993)

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Né con Fini, né con Occhetto

Salvatore Buonocore

Le elezioni amministrative del 21 novembre hanno decretato la fine del Centro politico e dei partiti di "tangentopoli" che lo hanno rappresentato (DC, PS, PSDI, PRI).
La scomparsa di questi partiti che hanno saccheggiato, derubato e svenduto l'Italia non può che farci piacere. Finalmente possiamo dire che «non moriremo democristiani».
Il risultato del 21 novembre deve essere, comunque, analizzato per lo sconquasso che ha provocato e per le conseguenze nefaste che avrà sul popolo italiano.
Grazie al "nuovo" (si fa per dire...) sistema elettorale, l'Italia è tornata indietro negli anni: sono riemersi vecchi ed obsoleti schieramenti; sono state rispolverate le sorpassate etichette di Destra e Sinistra che il Fascismo aveva superato; gli elettori vengono classificati in moderati (quelli della Destra e della Lega Nord) e in progressisti (quelli del PDS, della Rete, etc.).
In realtà stiamo assistendo ad un riciclaggio e ad un trasformismo di massa, senza precedenti. 
È in atto la politica del gattopardo: tutto cambia perché nulla cambi.
Lo scenario politico attuale è molto confuso a differenza di quello di qualche decennio addietro, dove predominava una certa chiarezza: c'erano i partiti espressione dei potentati economici e quelli che rappresentavano gli interessi dei lavoratori.
In questa fase politica, dominata dagli oligopoli e dalle oligarchie, con il PDS sponsorizzato da De Benedetti e la Destra Nazionale da Berlusconi, non è rimasto nessuno a rappresentare gli interessi della gente.
Il PDS ed i cosiddetti partiti di sinistra rappresentano il peggio del peggio della politica italiana. Tutti (tranne Rifondazione Comunista) hanno abdicato a quella che era la funzione storica della sinistra: tutelare i lavoratori e i ceti sociali più deboli, difendere lo Stato sociale.
Gli eredi del comunismo hanno, di fatto, accettato il Sistema liberalcapitalista, scegliendo come modello la società americana e come idolo Clinton. Il partito della quercia non è altro che un ibrido politico (né carne né pesce). 
I suoi dirigenti, con alla testa Occhetto, quando (usando una terminologia datata) si definiscono «forza progressista» sono semplicemente disgustosi e quando paventano «pericoli per la democrazia» fanno ridere (e piangere). Per costoro il Muro di Berlino non è ancora caduto e il tempo si è fermato. Dovrebbero, comunque, spiegare perché loro sarebbero i progressisti e gli altri i conservatori.
La Destra (ex-MSI) si appresta a diventare Alleanza Nazionale. Il suo segretario Gianfranco Fini, uomo della partitocrazia, ha realizzato quanto si era prefisso ed aveva annunciato nel mese di luglio del '91, in occasione del suo ritorno alla Segreteria: la trasformazione del Movimento, erede del Fascismo, in un partito moderato liberalconservatore, rinnegando, di conseguenza, la concezione dell'uomo, i valori e gli ideali in cui generazioni di missini si erano riconosciuti (pagando un prezzo terribile di sangue e galera negli "anni di piombo").
La Destra Nazionale, particolarmente a Roma, ha preso i voti della vecchia borghesia e della parte peggiore della Democrazia Cristiana, divenendo la scialuppa di salvataggio per tutti coloro (sbardelliani in testa) che, in questi cinquant'anni, votando per Andreotti e Forlani, hanno fatto in modo che l'Italia precipitasse nel baratro.
In questi giorni un po' tutti ci stiamo chiedendo con chi stare, con chi schierarci in occasione delle prossime elezioni politiche. Qualcuno dice: con il meno peggio, ma chi è il meno peggio? 
È molto difficile stabilirlo.
Per quello che rappresentano (o meglio non rappresentano) non potremmo mai schierarci con Fini o Occhetto, ma non possiamo nemmeno autoannullarci, né stare alla finestra in attesa che la situazione politica si evolva. Dobbiamo scendere in campo e diventare protagonisti; dobbiamo cercare di dare vita a quello che, in questo momento, in Italia manca: un nuovo soggetto politico che vada al di là degli schematismi ed abbia come fine la tutela degli interessi della gente.
Il Movimento Antagonista dovrà chiamare a raccolta tutte quelle forze che intendono contrapporsi ai politicanti che, in questa fase di decadenza, calcano le scene politiche italiane. È indispensabile e di vitale importanza per la nostra Nazione dare vita ad un soggetto politico che ponga al centro l'Uomo e la Sacralità della Vita; che si proponga di superare il liberalcapitalismo, di combattere il Mondialismo; che si faccia carico delle nuove emergenze nazionali e internazionali: indipendenza nazionale, immigrazione, invecchiamento della popolazione, rapporto Nord-Sud del Mondo, fame e sottosviluppo, dissesto ambientale e territoriale, etc.
Compito prioritario del Movimento dovrà essere quello di combattere una grande battaglia per l'Unità nazionale da contrapporre alla politica neo-liberista e secessionista della Lega di Bossi e Miglio; di recuperare l'identità culturale e linguistica minacciata dall'americanismo (seguendo l'esempio della Francia); di battersi per l'indipendenza nazionale e far si che l'Italia cessi di essere una colonia degli Stati Uniti d'America e ritorni uno Stato sovrano; di far capire alla gente che il popolo italiano potrà costruire il proprio destino solo con l'uscita dalla NATO e la ridiscussione del suo ruolo nell'ONU.
Qualcuno potrà osservare che, con il sistema elettorale maggioritario e con la polarizzazione degli schieramenti è fuori luogo ed utopistico poter pensare di avere uno spazio politico. 
Riteniamo che è senz'altro difficile, ma il nostro compito e quello di provare, di tentare. 
Dobbiamo farlo per noi, per i nostri figli, per l'avvenire del nostro popolo. Coscienti della esiguità dei mezzi a disposizione; consapevoli di avere tutti contro, di essere una minoranza, ma memori che sono state sempre le minoranze a fare la Storia.

Salvatore Buonocore

 

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