da "AURORA" n° 19 (Luglio - Agosto 1994)

LA POLEMICA

L'impostura italiana

Vito Errico

Si trascina, quest'Italia ricca di padri senza figli. In questa Italia fin de siécle tutto è fiction. È un'Italia figlia della filosofia dell'apparire. 
È un'Italia senza più politica, finita democraticamente nelle mani della videocrazia. È passata dalla cleptocrazia alla videocrazia facendo un salto di qualità? Alla luce del messaggio sembra proprio di sì. Sembra. Perché fra il governo dei ladri della cosiddetta Prima Repubblica e quello dei Galantuomini della cosiddetta Seconda Repubblica non c'è soluzione di continuità. È il rifluire costante e conseguenziale d'una stessa classe oligarchica che si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione attraverso il fluire del tempo. La storia d'Italia, dal moderno al contemporaneo, è stata d'una costanza unica nella storia del mondo.
Da noi le rivoluzioni sono state sempre riassumibili nel «cambiare tutto perché tutto resti com'è». Le classi egemoniche di quell'Italia «espressione geografica», quel vecchio mondo che formava l'ossatura degli Stati pre-unitari, si sciolse nel caramelloso sciroppo dell'enfasi risorgimentalista. I "principi di Salina" non furono solo signori del microcosmo meridionale, surriscaldato dalla calura di Donnafugata. No, i "principi di Salina" furono razza d'una terra che dai confini nordici a quelli estremamente meridionali ha caratteristiche tipiche di Donnafugata. Donnafugata è l'Italia, la patria dei «gattopardi». E i patrioti sono tutti Calogero Sedara. Piccoli borghesi che vengono dal nulla, spesso dal nulla mafioso, ma che ostentano orgogliosi, d'un orgoglio grasso, la Croce di Cavaliere.
È un mondo falso e perverso, ricolmo di vizi privati e pubbliche virtù. Un mondo finto. Un mondo d'impostori. In nome della grande impostura unitaria, schiere di conquistatori scesero al Sud per «affratellarsi» con i meridionali. A colpi di fucile, tirando la corda dei cappi, bruciando, stuprando, grassando. «Fratelli d'Italia, l'Italia se desta...». L'elmo di Scipio? Un'altra impostura. «Ego sum cives romanus». Subito Giovenale sentenziava: «Artibus honestis nullus in Urbe locus». A Roma non c'è posto per un mestiere onesto. La retorica roboante è il nostro miglior viatico e il più ricco patrimonio che s'è tramandato di generazione in generazione.
Le guerre d'indipendenza combattute per l'unità d'Italia. Imposture imposte da Camillo Benso, conte di Cavour. L'eroismo dei bersaglieri sul fiume Cernaia. Impostura. Fu il colera il peggior nemico dei fanti piumati.
Il Piave mormorò... la grande impostura, imposta dalla massoneria internazionale. Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza... è d'impostura d'una rivoluzione scaduta nella dittatura. Fischia il vento, urla la bufera... della gigantesca impostura resistenziale con il suo seguito infarcito di falsa democrazia, d'un falso cristianesimo, d'un falso comunismo, d'un falso socialismo, d'un falso neo-fascismo, d'un falso miracolo economico, d'un falso benessere.
L'unica notizia vera, e forse la più carica di speranza, è quella che fra due secoli può sparire una entità etnica che risponde al nome di popolo italiano. Due secoli? E non sarebbe meglio prima? Sarebbe l'occasione per disfarsi d'un governo imposto dall'impostura del «nuovo» e da un'opposizione che non si oppone. Già il «nuovo». Tatarella, Fiori, Poli Bortone, Gasparri, Urso, D'Alema, Ferrara, Bertinotti, Fini, Selva, Matteoli, La Russa. Con corredo di servi e famigli dalla livrea rumorosa. Perché aspettare ancora due secoli, Dio mio? Per vedere, ascoltare, assaporare Berlusconi che è «un falso in essere» con quel suo dato anagrafico maggiorativo e la sua essenza minimale? Un «re del falso». Falso come il nome della moglie. Veronica Lario non esiste. La vedete ma non c'è. Ciò che c'è è la bionda bolognese dalle labbra carnose, nota all'anagrafe come Miriam Bartolini, la protagonista della commedia "Il magnifico cornuto" di Fernando Crommelynk che catturò il Cavaliere esponendo le sue nudità sulla ribalta del Teatro Manzoni di Milano. Oggi è la first lady, tutta castigata e compunta come una vestale che al "Sunday Telegraph" confessa: «parliamo d'amore. È difficile avere una conversazione seria con lui». Ma l'amore non è una cosa seria? Qual'è la finction? La vestale o "la maja desnuda"? E il Cavaliere vero qual'è? Quel silenzioso «apprendista» della P2, tessera n° 1816, che riscuote il consenso entusiastico del Gran Maestro Licio Gelli per il «decreto salva ladri» oppure quello rumoroso che si fa scolpire da Pietro Cascella un mausoleo in pietra bianca nel bosco di Arcore? Qual'è quello vero, l'uomo che si picca, secondo la penna di Giuseppe Turani, d'essere «un finanziere senza soldi» che «costruisce città» oppure quello che prende i soldi dalla "Finanzierungesellschaft" di Lugano? Dov'è la verità, nelle tesi di Rocco Chinnici e Ninnì Cassarà, bombardati dalla mafia, che «avevano appurato come insospettabili società legate alla mafia avessero le loro casseforti nel Canton Ticino» o nelle joint venture che permettevano ad un «intrattenitore sulle navi» di diventare Capo d'un Governo? Dov'è la verità, nella "Milano 2"; oasi di pace per frastornati milanesi o bivacco di cosche? Un milione di posti di lavoro sono verità o sono impostura di lavoro nero, condonato da leggi che favoriscono il padronato con i salari d'ingresso e le defiscalizzazioni? Il decreto "salva ladri" è una fictio iuris oppure si proponeva davvero scopi garantisti? Voleva davvero liberare i perseguitati dalla durezza della legge o era stato licenziato «Cicero pro domo sua», visto che «azzurri», alleati nazionali e leghisti hanno i loro «bravi» inquisiti o catturati? E Di Pietro e la sua squadra sono davvero «chevaliers de la Table Ronde»? E il patriottismo del governo è puro o è «l'ultimo rifugio dei lazzaroni» di cui parlava Calamandrei? Chissà! Solo la verità è rivoluzionaria.
Già, ma le nostre contrade sono sempre state zone d'interpretazione. Anche la verità è interpretabile, quindi è relativa perché non c'è nulla di assoluto, quaggiù. O no, d'assoluto c'è l'impostura, quel delicato e complicato meccanismo che ti fa vedere giusto l'ingiusto, vero il falso, falso il vero. È la verità virtuale, figlia della società videocratica. Il destino dei popoli, la memoria storica? Suvvia, neanche la follia è folle. Chi sono i folli? Noi che diciamo di non esserlo o quelli a cui diciamo d'esserlo?

Vito Errico

 

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