da "AURORA" n° 22 (Gennaio 1995)

LETTERE

Egregio Direttore,
non ho ricevuto il n° 19 di "Aurora", però me ne ha fatto prendere visione un amico al quale l'avete inviato, credo, su mia segnalazione.
In ordine alla lettera del sig. N. Tongiani, rilevo che egli ha posto giustamente in evidenza il "vostro" refuso e che, nel contempo, ha erroneamente attribuito al Comandante Barbesino, degna persona e valoroso combattente, il merito di aver fondato la FNCRSI. Faccio notare, altresì, che la prima decisione di votare scheda bianca fu assunta dalla DN (Direzione Nazionale) della FNCRSI in occasione delle elezioni politiche della primavera del '58, sotto la presidenza di J. V. Borghese, R. Barbesino essendo membro di quella DN e segretario del Gruppo Provinciale di Milano.
Fin qui, non mi pare sia successo nulla di "imperdonabile". L'equivoco potrebbe quindi considerarsi chiuso con buona pace di tutti, persino di B. Ripanti al quale, sia pure solo ipoteticamente, viene fatto l'insulto di essere stato segretario dell'UNCRSI.
Nondimeno, Lei e il sig. Tongiani mi invitate a compiere il «dovere di documentare» fatti e circostanze affermati da altri.
Non Le pare un invito alquanto singolare?
Poiché né Lei, né il sig. Tongiani avanzate richieste ai sensi della vigente legge sulla stampa (che ritengo vessatoria e liberticida), quale componente la DN della Federazione nel '59, aderisco all'invito e mi dichiaro pronto a fornire -ma in via affatto privata- i richiesti chiarimenti.
Ciò perché talune precisazioni potrebbero innescare sterili e dolorose polemiche, le quali coinvolgerebbero inevitabilmente persone (per lo più scomparse) cui, pur con qualche distinguo, fui legato da affetto e rispetto.
D'altra parte, la vita della FNCRSI non sempre fu immune dai deprecabili fenomeni di «reducismo e donchisciottismo», opportunamente rilevati da F. Moricca. Basti pensare che, venuti a mancare il Maresciallo Graziani e R. Ricci, a seguito dell'Assemblea Nazionale di Firenze (aprile '59), la DN fu costretta ad espellere, per indegnità, J. V. Borghese.
Successivamente, con incarichi di presidente, vicepresidente e segretario nazionale, si alternarono alla guida dell'Organizzazione G. Pini, il Gen. A. Farina, G. Stasi, R. Barbesino, B. Ripanti, P. F. Altomonte e, per un breve periodo, con l'incarico di commissario alla presidenza, il sottoscritto.
Dopo un periodo di roventi polemiche e di reciproche espulsioni, rimasero nella FNCRSI soltanto coloro i quali si erano sentiti militanti rivoluzionari anche quando erano stati in armi sotto le Insegne della RSI.; gli altri, i reduci, gli ex andarono altrove. E fu una benedizione.
Chiusa l'era dei generali, dei colonnelli e dei federali, una breve modifica allo statuto consentì l'adesione alla Federazione a quanti, per ragioni anagrafiche, non avevano potuto militare nella RSI. In tal modo, la Federazione fu dei giovani e per i giovani.
Ciò detto, fornisca pure al sig. Tongiani il mio recapito oppure faccia avere a me il suo.
Per quanto attiene invece la figura e l'azione politica di B. Ripanti (che sembrano interessare i lettori di "Aurora"), v'è da dire che per sua iniziativa la Federazione fu trasformata -soprattutto per quanto riguarda quella romana e gruppi dell'Italia centrale e meridionale- in un centro di elaborazione politica e culturale, avente lo scopo anche di propiziare, mediante l'aggregazione di movimenti esterni al sistema, la nascita di un nuovo soggetto politico a carattere socialnazionale.
Che non vi sia riuscito è un fatto che non riguarda né la sua intelligenza politica, né la sua capacità organizzativa. Per impedire alla FNCRSI di svolgere il suo ruolo di «polo di attrazione, di formazione di quadri, ecc, le furono riservate particolari attenzioni» e non solo da parte del sistema. Quello di Borghese fu un tentativo di Colpo di Stato o, destabilizzando per stabilizzare, una manovra tesa ad "ingabbiare" tutto un ambiente?
Episodi vergognosi sono documentati presso questure, tribunali e ministeri vari. A mio avviso, la storia della "strategia della tensione" è ancora tutta da scrivere.
Nel periodo '66-75, per mezzo della Editrice Smiarca S.r.l.., la Federazione diffuse, destinandoli ad ambienti diversi, un quindicinale, due mensili e un trimestrale; pubblicazioni -caso quasi unico in Italia- redatte nella più completa anonimicità.
La FNCRSI provvedeva, inoltre, a cospicui volantinaggi e ad affissione di manifesti. 
Per molti aspetti (rifiuto della società borghese, antiamericanismo, anticonsumismo, critica del ventennio fascista ma valorizzazione di una socialità partecipativa, netta posizione pro-Arabi e pro-Ho Chi Minh, contro la NATO e il Patto di Varsavia, virile accettazione della guerra rivoluzionaria come capacità dell'uomo d'imporre la propria concezione del mondo con la lotta, individuazione del nemico nella Russia-America, critica demolitrice della resistenza, anche perché tradita, anticlericalismo, ecc.) le tesi politiche della FNCRSI avevano anticipato quelle proprie del primo '68.
Di fatto, nell'effervescente contesto politico di allora, la Federazione era conosciuta come raggruppamento politico autonomo con forti connotazioni antisistema. In "Strage di Stato", per es., essa viene definita tout court «fascisti di sinistra» e, a causa di volantinaggio eseguito nel pieno dei disordini dell'Aquila, fu subdolamente attaccata, nello stesso giorno, da "L'Unità" e dal "Secolo d'Italia".
Quanto esposto non è certamente sufficiente né ad illustrare l'azione politica della FNCRSI, né a compiutamente delineare la figura di B. Ripanti, che ne fu il principale ispiratore e realizzatore.
Un giorno si farà anche la storia della FNCRSI. 
Dai documenti che Le invio, comunque, emerge in modo univoco che essa, nonostante la sigla, più che una federazione di reduci è una associazione di uomini liberi che, liberamente muovendo dalla RSI, esprimono un pensiero politico appena accennato nel passato e che deve trovare ancora il suo pieno svolgimento. 
Formulo, per Lei e per "Aurora", i migliori auguri e La saluto cordialmente.

F. G. Fantauzzi

 

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