da "AURORA" n° 23 (Febbraio 1995)

LA POLEMICA

No, a destra no!

Vito Errico

Intervengo su una questione che mi è estranea: quella della scissione, a destra, Fini-Rauti. Mi è estranea perché io navigo ormai per altri lidi, convinto che Fini vada combattuto ponendosi di fronte e non di fianco. Non solo. Dato che il sistema è ormai bipolare, considerato che la sinistra sta affogando in un barile di melassa, occorre che da quelle parti circoli qualcuno che ritenga impellente, alla luce di questa forsennata corsa al centro del campionario politico italiano, estremizzare la politica.
Estremizzare significa ridefinire le differenze che marcano la destra e la sinistra, alla luce della storia, della cultura, della politica. La mia storia, la mia cultura, la mia visione della politica è di sinistra. Ed ora che spariscono falci, martelli, orpelli d'un passato ormai trascorso e combattuto, l'avventura mi viene più facile. Me ne frego delle eventuali accuse di «tradimento». Io non sono un traditore. Io sono un tradito.
Eppoi... quando c'è stato da combattere, l'ho fatto in prima linea, arruolandomi volontariamente mentre i miei «comandanti» intelligevano con il nemico. Sono uno che ha sempre avuto la «cara al sol». Di più, dirò con Longanesi che «se dovessi fermarmi ogni qualvolta un cane abbaia, non arriverei più a casa».
Purtroppo, però, devo intervenire perché ho sullo scrittoio una pigna di lettere. Gente che conosco di nome e nomi che conosco di fatto mi scrivono: «Inscriviamoci all'autentico MSI del 1946. Pino Rauti ha dimostrato di non saper fare il Segretario, ma è utile come persona onesta e preparata culturalmente». Lasciamo perdere l'onestà, dovrebbe essere talmente ovvia in politica da rappresentare una secondarietà.
Io mi chiedo: «può un soggetto politico (?) sorto nel '95 riportare i connotati di quella che era la situazione storica di cinquant'anni prima?»
Non è possibile, non è cosa umana, altrimenti dovremmo credere a Shan-gri-la e al mito dell'eterna giovinezza. Poi c'è da riflettere sugli artefici della scissione. Io escludo a priori la base. Non per un fatto élitistico, né per altezzosità: io son fatto d'altra pasta e non mi sono mai sentito un «figlio del sole». Sono stato un "rautiano" atipico, che ha letto Evola ma lo ritiene impolitico. Sono uno che ama sentire la terra sotto i piedi. La base non fa testo perché agisce alla insegna degli impulsi del cuore. Le masse sono irrazionali, diceva Le Bon. E qui c'è da ragionare, eccome! Prendiamo Rauti. Anch'io gli riconosco (ci mancherebbe altro!) una grande cultura. Ma politicamente Rauti è uno sfacelo. Tutta la sua storia politica è fatta di meditazioni e ripensamenti, dentro e fuori un MSI che ha prodotto lacerazioni, sofferenze, morte, libertà perduta. La storia di «Ordine Nuovo» sta lì ad attestare fatti incontrovertibili. 

Io non credo che Fini abbia cercato di spingere fuori dello stazzo missino l'uomo di Cardinale, facendosi aiutare dai tedeschi di Kohl, che avrebbero messo a bilancio l'operazione, ("La Stampa" - 30 gennaio '95) solo per la questione del «fascismo».
In Italia il fascismo, da quel 25 luglio '43, non ha destato più timore alcuno. Se oggi si scopre che alla Xª MAS di Borghese furono assegnati dagli americani compiti antisovietici, si vede come furono regolate le cose. Si dirà... ma la Xª MAS non era proprio catalogabile. Si, però aveva combattuto gli americani fino alla fine. Ci deve essere qualcosa d'altro ad aver spinto Fini e Rauti ad assumere determinate posizioni. Da una parte e dall'altra girano troppi uomini di obbedienza e in odore di massoneria, artefici massimi di un'operazione che viene da lontano. 
Se fosse stata una questione equazionale (rautismo = fascismo), con Rauti avrebbe dovuto uscire tutto il Gotha del rautismo. Invece Maceratini è al suo posto, come il genero Alemanno, Buontempo Teodoro e tutti gli altri. Faciloneria vorrebbe che la questione fosse liquidata con i soliti epiteti di traditori, servi dei padroni e amenità simili. Ma non è questo, né si possono addebitare frizioni ideologiche o dottrinarie. Se Fini ha "riscoperto" il liberalcapitalismo, Rauti è fermo ancora al corporativismo, quando già la socializzazione l'aveva archiviato fra le carabattole del tempo. Cosa sarà? Un giorno lo sapremo.
Nel frattempo chiediamoci cosa sta avvenendo all'interno degli apparati di sicurezza italiani. C'è una guerra in atto. Se Andreotti viene bruciato, se Riina viene arrestato, se vengono fuori storie d'interconnessione fra i Servizi segreti e le varie bande criminali, dalla "Uno bianca" alla "Magliana", significa che qualcosa sta succedendo. In questo qualcosa è da includere la scissione della destra? In quel «Piano di Rinascita nazionale» steso da Licio Gelli, capo di Berlusconi, di Fiori, di Selva, di Gervaso e di tanti altri c'e scritto ciò che si doveva fare della destra. Ed oggi i Berlusca, i Fiori, i Selva, i Gervaso sono referenti potenti di quel mondo di destra e si sa che la massoneria risveglia al momento opportuno ciò che momentaneamente mette «in sonno». Questi fatti deporrebbero a favore della fazione rautiana. Ma sarà proprio così? Pongo una domanda: è vero che il generale Viviani, uno dei numerosi agenti segreti finiti nel gruppo parlamentare del MSI, poi trasmigrato fra i radicali di Pannella, ha chiesto di aderire al nuovo sodalizio rautiano? C'è andato don Olindo Del Donno, il prete che votò la fiducia ad Andreotti, pesantemente attaccato per questo misfatto sulle pagine di «Candido» da Pisanò. Ora Pisanò è compagno di cordata di Del Donno.

Io voglio sorvolare su una questione ch'è di primaria importanza. Nel sistema bipolare Rauti e il suo organismo (ma come si chiama? ancora MSI?) dove si collocherebbe? Potrebbe andare a sinistra? Impensabile, andrà a destra. La solita destra statolatrica, magari oggettivata in termini di nazionalità, socialità e qualcos'altro di simile. 
Sbobba riscaldata, spettacolo dèjà vù! Poi bisognerebbe chiedersi, com'io faccio: Rauti è affidabile politicamente? Questo è un uomo che in termini pratici è stato disperante. Io lo so, insieme a tanti altri, che nelle terre di proprietà dei tatarelliani affidò la sua corrente agli elementi peggiori, dediti per sporche mire elettoralistiche a cavalcare nel campo di Agramante. In quegli anni i «duri e puri» dovettero sopportare le sofferenze inferte da «camerati» ed avversari. E Rauti sapeva, sapeva tutto perché puntualmente informato. Fece nulla perché «non poteva». 
Quando potè, all'indomani del Congresso di Rimini fece nulla ugualmente. Non solo, restò lì come un allocco, ad aspettare che l'impallinassero. Quale affidabilità può dare? Per parte mia, che gli ho firmato più volte cambiali (politiche) in bianco, non merita alcuna credibilità. Soprattutto perché Rauti rifonda un partito (un altro!). Se fosse mosso da scopi ben più nobili, avrebbe messo su un Centro Studi (migliore di «Ordine Nuovo»), un Istituto Storico, qualcosa di strettamente culturale, utile a sviluppare le menti. Rauti è debitore di libri sulla «strategia della tensione». Solo questo dovrebbe fare. Invece no, vuole un partito. Con tanto di segretari, sottosegretari, sottocapimanipolo e capisquadra. Come al solito, come sempre. In politica estera sarà naturalmente antiamericano fino a quando bisognerà decretare l'invio di truppe italiane al seguito dell'US Army. In quel momento, naturalmente, bisognerà rispettare le alleanze. Non fu così nel '91? No, cari amici, io non sarò della partita perché mi hanno fregato tante volte. Ma bisognerà pur dare un senso ai glutei pieni di pallini.
Invece penso che la Sinistra Nazionale debba andare avanti per la sua strada, a cercare agganci nel mondo omogeneo della sinistra e lasciar perdere vecchie cariatidi. Noi siamo portatori di progetti strategici che la Sinistra non possiede. Il suo riformismo è enfisematoso. Il capitalismo crollerà per collasso strutturale. Noi dobbiamo fornire -perché li abbiamo- gli strumenti per ricostruire un mondo di macerie. La Sinistra diventerà partecipazionista e noi dovremo essere lì, noi, a prendere la medaglia che ci spetta. A sinistra, però, non fra i reazionari della destra, che sempre abbiamo combattuto e di più faremo ora. Vi offro un altro spunto di riflessione e poi concludo. Qualcuno ha pensato, oltre ogni altra considerazione, che schierandosi con Rauti si faccia un favore a Fini, che potrà ribaltare su questi poveracci ogni forma di demonizzazione? Si vuol favorire Fini o lo si vuol combattere?
Hic Rhodus, hic salta. Tertium non datur.

Vito Errico

 

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