da "AURORA" n° 44 (Novembre - Dicembre 1997)

LETTERE AL DIRETTORE

 

22 ottobre '97

 

Spett.le "Aurora"

rileggendo l'articolo dell'aprile scorso «Globalizzazione e unità europea» non posso darVi torto anche alla luce degli ultimi avvenimenti.

Ritengo che la Vs. rivista per avere un maggior consenso debba essere snellita negli articoli evitando quelli prolissi e noiosi, abolendo le contraddizioni.

Il sottoscritto non ha votato per l'Ulivo ma ritiene che se fosse stato il centrodestra al potere, l'arroganza e la bramosia di certi personaggi presenti in quell'area avrebbero di gran lunga fatto sì di superare le peggiori gestioni democristiane di quest'ultimo mezzo secolo: con una destra ex-missina comoda e silenziosa sulle poltrone aggiudicatesi e gli aziendisti forzisti a far da padroni, che unitamente ai vari democristi farebbero da corsari nella società edonistica, consumistica, atlantista e ultra-liberista di cui sono fautori, il tutto condito con un falso perbenismo.

Di queste destre che altro dire? Parlando con amici già militanti della Destra Nazionale mi hanno detto che non c'è più nulla a che spartire con similia.

Conclusioni? Abbiamo sbagliato militanza. Anni, decenni persi, i migliori.

Distinti saluti

 

Giuseppe Candelo

 


 

Varese 9 ottobre 1997

 

Cari interlocutori,

vorrei, se mi è consentito, lanciare una provocazione: denunciare il regista Spilbergh quale mandante morale dell'omicidio di Marta Russo, uccisa senza un perché da una finestra dell'Università della Sapienza di Roma.

Ricordo infatti che una o due sere prima del delitto, alla TV trasmisero il «fumettone» made in USA.

Ho in mente la scena dell'ufficiale nazista che, dopo la sua «scopata» si affaccia alla finestra, impugna un fucile con cannocchiale e, per divertimento, spara a caso su un gruppo di ebrei ammassati in cortile, uccidendone uno.

È facile, a questo punto, non escludere che gli assassini della ragazza, abbiano voluto emulare il film.

Bene inteso: non voglio negare che qualcosa sia successo nell'Europa occupata dai nazisti (solo le fanatiche teste rasate potrebbero negare tutto), ma da qualche anno è in corso una ricerca «revisionista» che non significa certo assolvere in toto il nazismo, ma narrare la storia come veramente è stata.

Non ho crisi di coscienza con il mio collocarmi a sinistra, in quanto tutti i principali testi «revisionisti», sia in Francia che in Italia, sono stati stampati da Case editrici del mio schieramento (valga per tutti la "Graphos" di Genova, di tendenza bordighista).

Circa il problema ebraico, mi sembra molto più obiettivo Primo Levi, che non la snob Rossanda (non a caso ci fu una polemica tra i due), in quanto Levi diceva che dopo Auschwitz non era cambiato molto, intendendo dire che gli aspetti più criminosi e beceri del nazismo erano stati fatti propri dai vincitori, siano essi liberal-democratici (e l'atomica lanciata su Hiroshima dagli americani o il massacro degli Algerini da parte dei Francesi, ne sono una prova -a proposito, difensore di Barbie in Francia fu lo stesso avvocato algerino che alla fine degli anni '50 difendeva i militanti del FLN-) o «comunisti» del «socialismo reale» (attenzione «fascisti critici»! Non lasciatevi attrarre dallo stalinismo e ricordatevi le origini libertarie e futuriste dei legionari fiumani e dei primi squadristi).

Tornando all'Università della Sapienza, mi spiace che proprio lì sia accaduto il crimine. Un'università rinomata soprattutto per la presenza della prof. Bianca Scarcia Amoretti, docente di islamistica e cattolica di sinistra, silurata stalinisticamente (e gesuiticamente!) dalla rivista "Confronti" (ex "Com Nuovi Tempi"), per aver firmato un documento, insieme ad intellettuali di varie tendenze (dal marxista Claudio Moffa al cattolico tradizionalista Franco Cardini, al marxista «eretico» Costanzo Preve) in cui si rivendica il diritto di libera ricerca storica su quanto è veramente avvenuto nella storia contemporanea nella prima metà di questo secolo.

In poche parole, l'accusa che "Confronti" (ridotto ormai ad una succursale di "Shalom"!), rivista oggi più catto-liberal-radicale che non cattocomunista (ma se si eccettua la "Teologia della Liberazione " terzomondista, dov'è ormai più il «cattocomunismo», con buona pace di certi sacrestani del tradizionalismo cattolico?), rivolgeva alla Scarcia Amoretti era quella di «antisemitismo», difendendo a spada tratta, in nome di un malinteso ecumenismo, in ultima analisi, un sionismo verniciato di «sinistra» ...

Cordiali saluti

 

G. V.

 

 

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