da "AURORA" n° 48 (Aprile - Maggio 1998)

CULTURE E CIVILTÀ

Politici e minatori minacciano il futuro
dei Waiãpi del Brasile

da "Survival"


 

«Chiediamo la demarcazione della nostra terra perché è l'unica garanzia per la nostra sopravvivenza. La nostra terra è la nostra casa ed è tutto quello che abbiamo»

Consiglio indigeno della Valle Javari

 


 

La Valle Javari è una delle aree indigene più vaste del Brasile e si trova al confine col Perù. Si estende per oltre otto milioni di ettari e al suo interno vivono sei popoli indigeni: i Kanamari, i Marubo, i Matis, i Matsés, i Kulina e i Korubo, contattati solo recentemente. Nella Valle abitano anche almeno otto gruppi di Indiani che non hanno mai avuto rapporti col mondo esterno e rappresentano la maggiore concentrazione di popoli incontattati dell'Amazzonia. La popolazione totale è di circa 4.000 individui.

I politici, legati alla potente industria del legname e al traffico della droga, esercitano un'enorme pressione sulla terra indiana. Le vicine città di Atalaia do Norte e Benjamin Constant sono i più importanti centri commerciali delle compagnie del legname e dei trafficanti di droga che agiscono illegalmente nell'area indigena. Gli esperti hanno calcolato che il 90% del legname abbattuto in zona proviene dalla Valle Javari. Nel maggio '96, l'IBAMA (l'Istituto Governativo per l'Ambiente) ha confiscato 21.000 metri cubi di legname. Nessuno, tuttavia, è stato rinviato a giudizio per furto e i disboscatori si sono ripresi tutto il legname. I trafficanti di droga hanno scavato delle piste d'atterraggio nella Valle per contrabbandare la cocaina in Brasile. Anche i locali invadono l'area per cacciare e pescare. La compagnia petrolifera Petrobrás vuole ripetere i test sismici in un'area in cui vivono almeno tre popoli incontattati; un'area che abbandonò nel 1984, quando i Flexeiros attaccarono il suo campo.

Tutte le popolazioni della Valle Javari cacciano, raccolgono i frutti spontanei della terra e coltivano manioca, plantano e mais. La maggior parte dei Marubo ha avuto contatti con l'esterno per decenni. Alcuni hanno estratto la gomma durante il suo boom di fine secolo. I Matis, invece, sono stati contattati dal FUNAI nel '76. Oltre la metà della popolazione morì di malattie. Solo ora si stanno riprendendo dalla tragedia e stanno recuperando molte tradizioni.

Man mano che i tagliatori di legna si addentrano nella Valle Javari, cresce la preoccupazione per il futuro dei popoli incontattati, che sono i più vulnerabili alle malattie e alla violenza importate dagli stranieri. Per questo, nell'ottobre del '96 il FUNAI ha deciso di effettuare il primo vero contatto con un piccolo gruppo di 24 Korubo. È stata allestita una postazione di sorveglianza alla foce del fiume Itui, che segna l'entrata nel loro territorio. Da allora, il FUNAI ha fatto in modo d'impedire l'accesso agli estranei.

Survival ha saputo che i militari e alcuni settori del governo che sono anti-Indiani e vogliono estendere il loro controllo sull'area stanno cercando di chiudere la postazione del FUNAI. Nell'agosto '97, un Korubo ha ucciso un funzionario del FUNAI e le autorità hanno chiesto la chiusura del posto di sorveglianza. Se dovesse succedere, nulla potrà fermare l'invasione del territorio. L'organizzazione indiana CIVAJA (Consiglio Indigeno della Valle Javari) ha chiesto che la postazione rimanga: «se il posto di sorveglianza del FUNAI verrà chiuso», ha dichiarato, «saranno gli Indiani a soffrire».

La maggioranza dei circa 300 Korubo esistenti, rimane incontattata. Per decenni hanno evitato tutti i contatti con i bianchi nonostante abbiano avuto sporadici conflitti con loro, con morti da entrambe le parti. L'opinione pubblica locale è estremamente ostile ai Korubo, che sono noti come «caceteiros» o «spacca-crani». In alcuni casi sono state organizzate battute di caccia per «stanarli» e ucciderli. Recentemente, i boscaioli sono stati sorpresi a confabulare programmando il bombardamento dei villaggi. Gli Indiani che lavorano per la CIVAJA sono stati minacciati di morte. I politici locali hanno organizzato manifestazioni contro gli Indiani e il sindaco di Atalaia ha detto: «la Valle Javari ci appartiene e non permetteremo che venga demarcata».

La Valle Javari è stata riconosciuta area indigena nel 1985. Sono stati stanziati fondi europei per la sua demarcazione in via prioritaria ma, nonostante i soldi siano disponibili, il governo non ha dato nessun segno di volerla effettuare. Survival ritiene che sia fondamentale premere sul governo brasiliano chiedendo la demarcazione e la protezione della Valle Javari. Se l'area non sarà adeguatamente salvaguardata, il futuro di alcune delle più isolate e vulnerabili popolazioni indigene dei Brasile si farà molto cupo.

Survival International è un'organizzazione internazionale di sostegno ai popoli tribali. Difende il loro diritto di decidere del proprio futuro e li aiuta a proteggere le loro vite, le loro terre ed i loro diritti umani.

 

 

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