da "AURORA" n° 51 (Settembre 1998)

PRIMATO

 

Alla ricerca di un padrone...

il giobertiano rosso

 

 

Codesti signori signorini e signorotti del cosiddetto «Polo delle Libertà» sempre più ci appaiono come tipi privi di dignità politica, intellettuale, nazionale. Avvertono sempre e più che mai l'impellente bisogno di cercarsi e possibilmente trovare un padrone al di là dei monti e al di là dei mari. Naturalmente omogeneo alla loro inossidabile natura reazionaria e maccartysta.

Insomma, tutte le occasioni per manifestarsi, effettivamente e potenzialmente, estero-dipendenti e etero-diretti sono buone. Perfino le elezioni tedesche vinte, con loro sommo scorno, non dal prediletto Cavolo (Kohl significa, appunto, questo) bensì da Schroder, gli hanno offerto il destro -è proprio il caso di dire- di dimostrare in modo lampante di essere non italiani bensì italioti.

Ha cominciato il Creso di Arcore annunciando urbi et orbi che getterà sulla bilancia dell'attuale Europa dei banchieri tutto il peso dei suoi innumerevoli miliardi e dei suoi piccoli e al contempo enormi schermi -oltre che, si capisce, del ruolo politico che le sue sterminate ricchezze gli hanno garantito- per far sì che lo strapazzato Helmut non si aggiunga al sesquipedale numero di disoccupati prodotto dalla Germania durante la sua gestione assolutamente negativa sotto il profilo sociale. In che modo? Battendosi con i suoi cani da guardia al Parlamento europeo per collocare le vaste natiche dello sconfinato oltre che sconfitto Cancelliere cancellato dal voto dei teutoni sulla poltrona di presidente della Commissione CEE.

Come dar torto al cavaliere Azzurro? Lui non è un ingrato e, dunque, avverte l'imperativo morale di sdebitarsi con l'ex-capo della CDU per il sostegno, determinante, ottenuto per consentire ai deputati di Forza Silvio di fare il loro trionfale ingresso nel gruppo del Partito Popolare Europeo al Parlamento di Strasburgo.

Per inciso ricorderemo alcune puttanate aulicamente profferite dal Grande Comunicatore di Milano -noto centro della provincia di Arcore- a proposito del risultato delle urne germaniche. Non sapendo come autoconsolarsi per le mazzate rimediate dai suoi degni amici di Berlino e dintorni si è messo a incontinentemente discettare sulle radici della sinistra del Vecchio Continente affermando che mentre la SPD è rispettabile perché dal dopoguerra in poi di altro non si sarebbe occupata che di battersi contro il comunismo incarnato nella Unione Sovietica e nelle varie e variegate «democrazie popolari», gli attuali Democratici di Sinistra e Rifondazione Comunista altro non sarebbero stati che puri e semplici manutengoli dell'URSS.

Silvio Berlusconi ha perso, evidentemente, un'altra buona occasione privo com'è di un minimo di cultura politica. Se leggesse qualche libro in più e dicesse qualche stronzata in meno avrebbe maggiore credibilità come leader. Ma, vivaddio, come si fa a non sapere che il primo cancellierato socialdemocratico, quello di Willy Brandt, si distinse soprattutto per la ormai famosissima Ostpolitik, ossia la linea politica di apertura verso gli stati dell'Est? E come ignorare, per quanto concerne il PSI e il PCI, che prima Nenni e Lombardi per i socialisti, poi, più tardi, Berlinguer, Natta, Occhetto e D'Alema per Botteghe Oscure recisero ogni filo che li legava, a livello teorico e politico, alla esperienza del movimento comunista internazionale? E la stessa Rifondazione Comunista, pur con certi suoi eccessi, -anzi proprio per questi suoi eccessi- appare più animata da un socialismo classista, integralista, antagonista, che da un vero e proprio comunismo.

Poche parole su un paio di portaborse del Capataz della destra.

L'ineffabile Pier Ferdinando Casini -un nome che è tutto un programma- già battitore libero nella corrente forlaniana della DC, passato con armi (poche) e bagagli (tanti) nella eletta schiera degli staffieri ideologici del Cavaliere, appresa la ferale notizia del crollo dei suoi omologhi d'oltre Alpe ha gratificato l'inclita e la guarnigione con il seguente vaticinio: «Ora la guida della battaglia del centro destra europeo è nelle mani di Kohl e di Aznar». Dove è evidente che l'ex-enfant prodige -più «enfant» che «prodige», a vero dire- della corrente più conservatrice e filo-craxiana dello Scudo Crociato non può fare a meno di avere un padrone. E, ciò che è più grave, pretende che sia l'Italia ad averlo. Il Casini di casini ne ha già combinati tanti -tra l'altro ha scassato il suo magro partitello cicidi per compiacere il Presidente del Milan il quale, stando ad una rivelazione di Mastella, gli aveva promesso di farlo coordinatore del Polo -in cambio del sabotaggio al già divisato trasferimento sotto i vessilli cossighiani-, ma certo non gli verrà consentito di vendersi l'autonomia dell'Italia a un colabrodo come Kohl e al signor Aznar.

La stessa operazione accattonagliesca di «guide», «leadership», «primazie» altrui è perennemente posta in essere da quel bel tomo di Adolfo Urso, portavoce di Gianfranco Fininvest. Il deputatino di Fini dal gentil sembiante, dopo averci resi edotti della nobile aspirazione del suo partito di rinnegati e di trasformisti di farsi gollista, ora, ci comunica, vuote mettere l'Alleanza Nazionale sotto l'alta protezione del predetto Aznar, forse perché interprete di propri umori negativi del suo datore di lavoro, probabilmente irritato per l'anticamera che Chirac gli sta facendo fare a Strasburgo dove pretende d'inserire i «suoi» euronorevoli nel gruppo della croce di Lorena al Parlamento continentale.

A questo punto pungerebbe a noi vaghezza di sapere se, putacaso, il direttore part-time del Secolo d'Italia", organo dei Fuggiaschi finian-tatarelliani, Gennaro Malgieri, intende o meno aprire le pagine del suo preclaro foglio neo-badogliano per un dibattito su come vendersi meglio nel passaggio da un para-fascismo verbale e contraffatto a un antifascismo peloso e paraculesco.

Il «vendersi», ovviamente, riguarda, in questo caso, un partito, non una persona.

il giobertiano rosso

 

 

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